Risparmi e povertà: qualcuno bara

ripreso da diogeneonline.info (*)

La notizia non la trovi sulle pagine ufficiali dei giornali. Ma in quelle pagine costituite da inserti che la maggior parte dei lettori salta senza remore perchè poco interessanti per i comuni mortali, in particolare sui quotidiani della catena di Caltagirone, o Caltariccone come lo apostrofa Dagospia. Parliamo dell’inserto di finanza che Molto Economia (moltoeconomia.it) pubblica su Il Messaggero, Il Mattino di Napoli, il Corriere Adriatico, Quotidiano di Puglia e altri ancora. E’ un modo per entrare in contatto con un mondo a parte, che non è quello dei ricconi come Caltagirone, ma quello della cosiddetta media borghesia italiana, quella che investe in titoli di stato o in azioni a basso rischio, che non fa il passo più lungo della gamba, quella che si lamenta della crisi ma ha in realtà numerose frecce al suo arco da tirare. Quella del risparmio su tutte. Scopriamo infatti che, mentre siamo tutti impauriti per la crisi economica, il risparmio in italia può vantare la migliore raccolta di sempre nell’arco di un primo trimestre. Ce lo racconta la breve notizia pubblicata sull’inserto menzionato, a cura di Assoreti, l’Associazione delle Società per la Consulenza agli Investimenti.

“Sono 13,9 i miliardi raccolti dalle reti di consulenti finanziari nei primi tre mesi dell’anno. Volumi che superano del 7,2% i risultati del 2021, archiviando così il miglior risultato mai realizzato in un primo trimestre. Le risorse nette investite sui prodotti del risparmio gestito valgono 5,8 miliardi, valore superiore al primo trimestre del 2019 (3 miliardi) e, ancora di più, tra gennaio e marzo del 2020 (88 milioni). Nell’insieme, i volumi di raccolta realizzati sulla componente finanziaria, gestita e amministrata, e sul comparto assicurativo/previdenziale, rappresentano il 60,4% dei volumi di raccolta trimestrali (78,9% nell’intero 2021); la restante quota (il 39,6%) è posizionata temporaneamente su conti correnti e depositi. L’incertezza del momento ha attenuato la propensione all’investimento senza però interrompere il processo di allocazione del risparmio sul mercato finanziario in risposta alle esigenze di un numero di clienti in crescita a 4,835 milioni”.

E’ evidente che esistono due italie molto diverse tra loro. Contestualizzando i dati ci accorgiamo che il periodo di massimo investimento dei risparmi privati avviene tra le fine, presunta, della pandemia da covid e l’inizio della guerra in Ucraina. Nello stesso periodo la povertà nazionale, ci dice l’Istat, ha subìto un balzo in avanti che ci ha portato ad avere 9,4 milioni di persone in povertà assoluta. Apparentemente questi due mondi non si toccano. In realtà il punto di contatto potrebbe essere soltanto uno: la politica fiscale. Una diversa politica fiscale allevierebbe le diseguaglianze senza togliere più di tanto al mondo di chi, per capacità o fortuna, possiede di più. Invece no. Siamo intorno al ventesimo posto in Europa per diseguaglianza di reddito. Significa che avanza la categoria del cosiddetto “working poor”, coloro che pur lavorando sono poveri. Due mondi diversi in cui qualcuno bara. E non sono i poveri, che non possono sfuggire ai controlli.

Sarebbe interessante verificare, non come studio accademico ma come indagine fiscale, quanto di quel risparmio che l’Assoreti presenta entusiasticamente come “la migliore raccolta di sempre nell’arco di un primo trimestre”, nello stesso periodo di maggior affanno economico per la maggior parte delle famiglie italiane, sia visibile ai radar della tassazione. Non come vendetta ma come unico comun denominatore per poter parlare di un unico Paese, di leggi condivise, di equità sociale. Perchè quei risparmi che non sfuggono all’occhio attento dei consulenti finanziari sfuggono invece all’occhio iniquo del fisco italiano. E non parliamo della visione di una società socialista ma della semplice applicazione delle regole di una società liberale. Si può accettare con estrema dignità di vivere da poveri. Da fessi no, non è tollerabile.

Redazione
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