Roma: stati solidali e manifestazione metalmeccanici

Due appuntamenti importanti: sabato 20 giugno a Villa Pamphili e il 25 con i delegati di Fim, Fiom e Uilm

Stati generali? No, stati solidali!

Ecco le proposte della società civile per la ripresa post-covid.

Il nostro Paese ha bisogno delle migliori energie per una transizione ecologica e socialmente giusta.Le misure finora proposte non sono all’altezza del compito e come organizzazioni della società civile e movimenti sociali vogliamo tracciare un percorso diverso e possibile.
Con una tovaglia, un panino e un libro, condividiamo idee e visioni di futuro, ben distanziati ma insieme.

Ci vediamo a Villa Pamphili (Roma) sabato 20 giugno dalle 15.30

Non mancate!

Usb agli Stati Generali. Tutta un’altra musica….

di Redazione Contropiano

Gli Stati Generali convocati da Giuseppe Conte, per cercare di tener fede al titolo, prevedevano anche la presenza – e la presa di parola – dei sindacati.

Cgil Cisl e Uil, i fascioleghisti dell’Ugl e qualche sindacatino corporativo si sono subito messi a scodinzolare assicurando la propria collaborazione: non si metteranno di traverso alle pretese delle aziende. Insomma, hanno rappresentato se stessi e il proprio “ruolo politico” servile.

L’Usb invece si è presentata portando la voce dei lavoratori, a cominciare da quelli che muoiono. Nelle fabbriche, per la pandemia, di fatica o nelle baraccopoli a margine dei campi agricoli.

Basta sentire il compagno Guido Lutrario, delegato dall’Usb a rappresentare tutto il sindacato. Ha portato il grido di rabbia che sale dal mondo del lavoro e che nessuna destra di venduti peracottari potrà mai rappresentare.

Si può costruire un’alternativa radicale. Se si è seri, organizzati, coerenti. Se ci si dà da fare, se ci si batte.

QUI PER SENTIRE GUIDO LUTARIO: https://youtu.be/H0U3T4oMzaAù

Manifestazione nazionale. Il 25 giugno in Piazza del Popolo: Ripartire dalle 100 vertenze da risolvere per l’industria e il lavoro

Il comunicato di Fim, Fiom e Uilm

L’emergenza sanitaria Covid-19 ha colpito duramente e lasciato segni indelebili nella società e nell’economia sia a livello mondiale che a livello italiano, ha mostrato le fragilità di una società che ora deve mettere al centro la vita e la salute delle persone e la compatibilità ambientale come nuova visione del futuro, investendo nel lavoro che innova per migliorare la società.

I metalmeccanici con le proprie iniziative nel mese di marzo hanno contribuito a tutelare non solo propria la salute e la sicurezza ma anche quella pubblica, scioperando e contrattando hanno evitato che le aziende diventassero focolai di contagio e hanno raggiunto l’obiettivo, unico in Europa, di avere linee guida e protocolli fino all’accordo raggiunto da Cgil, Cisl e Uil con il governo e le parti datoriali, utili a ridurre il rischio di contagio.

L’emergenza sanitaria vede attualmente ridursi il numero di contagi e di decessi ma è necessario continuare a investire nella prevenzione e tutela per impedire recrudescenze del contagio nei prossimi mesi. È quindi inaccettabile la mancanza di un piano nazionale pubblico sanitario di prevenzione (con test e tamponi) e di seri interventi per la mobilità sicura.

L’emergenza Covid-19 ha peggiorato la situazione delle crisi industriali che affrontiamo da anni nella siderurgia, automotive, elettrodomestico. A queste se ne aggiungono di nuove come quelle nel settore dell’avionica civile e al rischio delle piccole e medie imprese con il calo dei volumi di mercato rischiano di diventare drammatiche mettendo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e buona parte della capacità industriale.

Il lavoro delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici è strategico per il futuro del nostro Paese in Europa. È essenziale che il governo utilizzi le risorse nazionali ed europee per realizzare un reale “green new deal” investendo nei settori strategici dell’industria dalla siderurgia alla mobilità, dall’elettrodomestico all’informatica, dalla cantieristica alla microelettronica fino alle macchine utensili ed al medicale.

L’importanza strategica dell’industria deve trovare conferma nella scelta di un piano straordinario per l’occupazione e l’ambientalizzazione dei luoghi di lavoro e dei prodotti siano essi merci o servizi.

Si tratta di una nuova visione che mette al centro il lavoro e l’ambiente al fine di resistere meglio agli shock esterni a cui non possono sottrarsi il sistema delle imprese ed il governo. I metalmeccanici respingono qualsiasi tentativo di mettere in discussione la contrattazione come strumento di tutela generale delle lavoratrici dei lavoratori e si mobilitano perché è necessario ripartire in una nuova direzione.

Ripartire vuol dire:

  • blocco dei licenziamenti con ammortizzatori sociali più efficaci che garantiscano una continuità di copertura attraverso la contrattazione e la formazione;
  • realizzare il Contratto collettivo nazionale di lavoro;
  • confronto istituzionale sui settori principali per un piano di investimenti pubblici condizionati all’innovazione e occupazione stabile;
  • garantire la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro diffondendo comitati, applicando i protocolli e investendo nell’Inail e nella medicina del lavoro; 
  • contrattare il lavoro da remoto;
  • garantire diritti e salario a parità di lavoro.

A sostegno delle vertenze aperte e delle nostre proposte, ma nel pieno rispetto della sicurezza e delle regole di distanziamento sociale convochiamo per giovedì 25 giugno una manifestazione nazionale in piazza del Popolo a Roma con la partecipazione delle rappresentanze di 100 aziende metalmeccaniche che stanno affrontando la crisi.

 

Uffici stampa Fim, Fiom, Uilm

Roma, 12 giugno 2020

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • domenico stimolo

    METALMECCANICI: 5 novembre
    Lo sciopero non è virtuale

    dal sito “ Collettiva” di GA.P. https://www.collettiva.it/copertine/lavoro/2020/11/05/news/lo_sciopero_non_e_virtuale-527057/

    A un anno dall’inizio della vertenza per il contratto nazionale, alte le adesioni alla giornata di lotta proclamata da Fim, Fiom e Uilm. Dieci piazze collegate in rete per chiedere salario, diritti, sicurezza, occupazione

    Hanno aspettato dodici mesi. Poi hanno scioperato. Nel momento più difficile, con lockdown incombenti quanto gli attacchi di chi considera essenziale solo il loro lavoro – rischi compresi – non i loro diritti. I metalmeccanici italiani si sono fermati – Fim, Fiom, e Uilm segnalano alte adesioni – per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, esattamente a un anno dall’inizio di una trattativa con Federmecanica che finora non ha portato a nulla.
    Al centro dello scontro gli aumenti salariali che le imprese non vogliono concedere in paga base, nonostante i salari italiani siano tra i più bassi d’Europa. Su questo i padroni hanno interrotto le trattative: “Non si può – hanno detto – al massimo solo aumenti per via indiretta (welfare) o attraverso la contrattazione aziendale”, cioè non per tutti, visto che gli “integrativi” di secondo livello interessano mediamente tra il 20 e il 25% del milione e mezzo di metalmeccanici italiani. O poco più nelle zone più “ricche” e dove il sindacato è più presente, come ricorda una fresca ricerca della Fiom di Varese che alza questa soglia al 35%. Per tutti gli altri, secondo Federmeccanica, niente. Come poco o niente su formazione e sicurezza sul lavoro, per non parlare dell’occupazione sempre a rischio. E questo è l’altro tasto dolente su cui si è misurato lo sciopero. Perché – ricorda la segretaria della Fiom Francesca Re David, che con Palombella della Uilm e Benaglia della Fim ha concluso la manifestazione – “le politiche industriali di questo paese le fanno le multiazionali che acquistano, delocalizzano e chiudono (la ferita Whirlpool è tutta aperta), nel silenzio totale dei governi”. E così la precarietà diventa il problema comune che riguarda tutto il lavoro dipendente. Precari nell’occupazione come testimoniano le cronache quotidiane, nei salari come raccontano le cifre – ultima una ricerca della Fondazione Di Vittorio ancora leggibile su questo sito –, nelle condizioni di lavoro come i rider insegnano, nella sicurezza come Covid comanda e a cui non tutte le imprese rispondono.

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