Russia: dove tutti i sogni (non) vanno a morire

di jolek78

Nei giorni scorsi mi son letteralmente perso nel cercare di comprendere in che modo Roskomnadzor – come l’abbiamo definito in un precedente articolo “il minculpop russo” – estenda le maglie della censura ai suoi cittadini. Non “cosa” ma proprio “in che modo”. Quello che ho scoperto e’ peggio di quel che mi sarei aspettato. Durante il percorso però qualche domandina laterale è saltata fuori e se avete pazienza proverò a spiegare da dove son partito e dove son arrivato. Buona lettura.

Russia: quel posto dove tutti i sogni vanno a morire
E’ un paio di settimane che sto cercando di scrivere un pezzo sulla censura internet in Russia ma c’è qualcosa che non va. Tutte le volte che avvio libreoffice e mi trovo davanti alla classica pagina bianca, pronto per scrivere le mie analisi, i miei resoconti – cercando di unire tutti i puntini neanche avessi davanti la Settimana enigmistica – mi sento un ipocrita.

Si perché sono anni che vedo il grosso degli accessi ai miei tor-relay da Russia e Cina eppure, oltre a dire “che bello, tor serve a bypassare la censura” non mi son mai domandato cosa io, fabio – o jolek78 che dir si voglia – avrei potuto fare per i cittadini di quei Paesi. Il futuro distopico era davanti ai miei occhi eppure, per ignavia o chissà cosa, me ne disinteressavo. Ora che per davvero mi sto interessando alla faccenda, che mi rendo conto di quale pericolo una internet così costruita rappresenti per tutto il mondo, mi sento in colpa per non averlo fatto prima. Forse per questo motivo ho deciso, internamente, di schierarmi a favore del popolo russo? Se io fossi un giovane 30enne in Russia, soggetto alla censura di stato, cosa avrei voluto? Probabilmente che qualcuno in occidente, per conto mio, avesse detto ai suoi vicini di casa “ehy, quei ragazzi hanno bisogno di una mano, aiutiamoli”. Ma come – sento sussurrare alle mie orecchie – proprio ora che e’ invece un altro popolo, quello ucraino, ad aver disperato bisogno di una mano? Sì proprio ora, a maggior ragione. E c’è un motivo.

Popper come I-Ching
Recentemente ho fatto un viaggio all’interno di “la societa aperta e i suoi nemici” di Karl Popper. Il mio scopo era comprendere meglio il significato che il filosofo austriaco attribuiva allo storicismo e la sua conseguente critica al lavoro di filosofi come Hegel e Marx. E invece no. Come al solito, quando cerco qualcosa ne trovo anche un’altra. E un’altra e un’altra ancora.

Mi capita pertanto di fermarmi istantaneamente al capitolo dieci, il punto centrale di tutto il primo libro, quando Popper cerca di argomentare la differenza fra “societa’ aperta” e società chiusa. Quando parla di democrazia infatti la definisce come l’unico strumento politico che permette la sostituzione dei propri vertici senza il ricorso alla forza bruta e quando centra la sua attenzione sui modelli di democrazia, argomenta dicendo che bisogna costruirla con regole che permettano al potente – o tiranno – di turno di fare meno danni possibili. E’ questa per Popper la open society: una società in cui i cittadini siano liberi di esprimersi e di contribuire allo sviluppo della stessa in tutta la loro individualità. Ed ecco il punto che cercavo: non credo che noi si viva in una completa e funzionale open society come l’avrebbe voluta Popper, ma di certo quella russa non solo e’ lontana da quell’idea, pragmatica e ragionevole, ma e’ anche corrosiva per il concetto stesso di democrazia aperta che vorrei vedere nel nostro mondo. Cosa c’entra internet con la democrazia? Beh dai, su…

Nota a margine: caro Soros, no, non voglio far parte del suo team.

Dottore, sono malato?
La cosa che mi stupisce di più di questo periodo storico è la necessità che sembrano avere tutti di dover dichiarare la propria posizione. Sei pro o contro Putin? Sei pro o contro Zelensky? Sei pro o contro l’Occidente? E io che ingenuamente penso “nessuno di loro merita il mio appoggio” dove mi colloco? Se dicessi invece che sono a favore semplicemente dei cittadini, russi ed ucraini, i quali stanno subendo loro malgrado i danni di questa guerra mentre noi, in poltrona, discutiamo di cosa i nostri governanti dovrebbero o non dovrebbero fare?

E’ da un po’ che ho smesso quasi completamente di navigare i media occidentali alla ricerca di notizie sulla guerra, riferendomi invece ai siti russofoni “dissidenti” e ogni giorno, tassello dopo tassello, sembra che quell’enorme mosaico di protesta interna sia preso, smontato e ricostruito a piacere del governo russo. E’ notizia di qualche giorno fa che a WikipediaRU sia stata intimata la rimozione di un articolo inerente la guerra in Ucraina e che le pubblicazioni del Novaya Gazeta siano state sospese a causa di una ulteriore minaccia del Ministero della propaganda russa. Si, Novaya Gazeta, proprio dove scriveva Anna Politkovskaya.La censura in Russia non e’ di certo cominciata il 24 febbraio 2022. Ma questa credo non sia una novità per nessuno. La novità forse – almeno per chi come me, colpevolmente, se ne era interessato soltanto di striscio fino ad ora –  e’ che la cosa, recentemente, ha assunto un aspetto oserei dire paranoico da parte del governo russo e che non smette di intensificarsi. Vi prego di fare un salto a questo link di RosKomSvoboda per rendervi conto della situazione

https://reestr.rublacklist.net/visual/

Questo pero’, a differenza di quanto possa apparire ad un’occhiata superficiale, rappresenta un segnale di debolezza. Esattamente come nel caso di Trump quando il governo Usa chiese a Facebook di chiudere il suo account, anche qui sembra manchino gli strumenti, culturali e ideologici, per convincere che le proprie posizioni siano giuste e corrette. Allora, in assenza di argomenti, si rimedia con il metodo della censura, come se chiudere un sito, un account, o impedire di pronunciare la parola “guerra” rimuova il concetto di “guerra” dal dibattito. Telegram, per ora, sembra essere la soluzione comunicativa per molti media russi – grazie Pavel Durov – ma purtroppo, lo stiamo vedendo, e’ prevedibile che non sarà sempre cosi’.

10 anni fa, in una galassia lontana nello spazio e nel tempo
Nell’ambito di uno studio multidisciplinare durato circa tre anni, all’inizio del 2012 il Berkman Center for Internet & Society si occupo’ di analizzare l’impatto del web russo in un cyberspazio che, già allora, era controllato pesantemente dal governo di Mosca.

https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2014998

Si può’ leggere nell’abstract:

Si nota l’emergere di una rete vibrante e diversificata che costituisce una alternativa indipendente ai media tradizionali e che offre spazio politico alla mobilitazione sociale e all’azione civica […] Nonostante gli sforzi per trasformare il cyverspazio in un ambiente più amichevole nei confronti del governo, abbiamo verificato la internet russa rimane generalmente aperta e libera, sebbene l’attuale grado di libertà dello stesso non sia in alcun modo una previsione del futuro di questo spazio.

Al suo interno:

Non c’è apparente divario di genere nella internet russa. Il suo utilizzo sembra essere maggiore fra gli utenti più giovani, con stato sociale più alto e all’interno dei centri urbani. […] La sua penetrazione, come detto, e’ ancora fortemente collocata nelle città maggiori e nei centri urbani, ma va tenuto conto che e’ esattamente dove il 73% di tutta la popolazione russa vive. […] La sorveglianza online […] e’ ampiamente pervasiva in Russia. Tuttavia i cittadini non sembrano alterare sostanzialmente il loro comportamento online. Sebbene la maggioranza dei blogger russi utilizzi pseudonimi in luogo del loro vero nome, abbiamo notato che questo sia più relativo a norme culturali della RuNet piuttosto che alla paura di un controllo governativo. […] Internet, nonostante ciò, rimane vulnerabile alla manipolazione e al controllo. È possibile che le condizioni per una internet libera in Russia peggioreranno se Vladimir Putin venisse rieletto

Nel marzo dello stesso 2012 Vladimir Putin venne rieletto e pochi mesi dopo la deputata della Duma, Yelena Mizulina, a capo del comitato per la Famiglia, presento’ al parlamento la famigerata legge 139-FZ, ovvero quella che presentava le prime restrizioni per gli internet service provider, introducendo una prima lista nera di siti da “censurare” che promuovevano pornografia infantile, diffusione di narcotici e, dulcis in fundo, “materiale estremista”, Non stupira’ nessuno sapere che “materiale estremista” voleva dire “tutto quello che parla male del governo attualmente in carica”. Ma come agisce, effettivamente, questo controllo? Chi controlla chi e come lo fa?

Quel documento, il giornalismo e un piccolo giornale
Immaginate di aver 26 anni, di aver studiato fisica e crittografia all’università’ di Mosca e di lavorare come editor all’interno di un piccolo giornale chiamato “Mir Kartocheck” (il mondo delle carte di credito). Immaginate ora di ricevere una chiamata da un vostro contatto che lavora per servizi segreti russi e che vi dia in mano un documento correlato a qualcosa di spaventoso: un progetto, una scatola nera, ideata dal governo russo per controllare tutto il traffico internet. Voi cosa fareste? Vika Egorova, documenti alla mano, si diresse verso un suo amico, il leggendario Anatoly Levenchuk fondatore del sito Libertarium per chiedere consiglio. Il giorno dopo quel documento era on line, disponibile per tutti, scansionato e con la dicitura “approvato dalla FSB”. Quelle pagine parlavano per la prima volta di SORM, una sorta di device che, per legge, ogni internet service provider avrebbe dovuto installare per poter dare accesso al traffico dati ai servizi segreti russi.Si legge:
https://web.archive.org/web/20091103021800/http://www.libertarium.ru/l_sorm_sormprojo

il device SORM deve fornire le seguenti informazioni:
– informazioni immediate sui risultati dell’esecuzione dei comandi
– informazioni riguardo interferenze nelle comunicazioni

il device SORM deve trasmettere su richiesta:
– data di registrazione della rete
– indirizzo
– indirizzo di registrazione
– roaming fra reti

per ogni singolo utente SORM deve trasmettere su richiesta:
– informazioni statistiche
– traffico in entrata e in uscita
– numero di telefono e indirizzo email

Ma in quanti, se non pochi nerd appassionati di informatica, avevano internet nel 1998? E poi, che cosa era questo SORM?

Il controllo è forza, ma non sempre
Chi si occupo’, fin dall’inizio, di analizzare la struttura e lo sviluppo delle pratiche di intercettazione governative russe, furono i giornalisti di Agentura, Andrei Soldatov e Irina Borogan, insieme a Privacy International e Citizen Lab. Lo studio venne riportato nel trentesimo numero del World Policy Journal ed e’ reperibile attraverso la wayback machine dell’internet archive.

https://web.archive.org/web/20140705004332/http://www.worldpolicy.org/journal/fall2013/Russia-surveillance

Si legge:

Negli ultimi due anni, Il Cremlino ha trasformato la Russia in uno “stato di sorveglianza” in una modalità che avrebbe fatto invidia alla vecchia KGB. Ben sette società investigative russe sono state dotate dei permessi di intercettare chiamate telefoniche ed email. Ma l’FSB – il successore del KGB – l’ha fatto in una maniera molto peculiare […] In molte nazioni occidentali, le agenzie di intelligence devono ricevere un’ordinanza del tribunale prima di effettuare qualsiasi intercettazione. Anche in Russia la FSB deve ricevere una autorizzazione, ma una volta ricevuta, non e’ necessario fornire alcun dettaglio dell’investigazione se non alla FSB stessa. I service provider non hanno peraltro neanche il diritto di richiedere alla FSB il mandato originale. Inoltre, i service provider devono pagare, per legge, le spese di installazione di un device speciale chiamato SORM a cui, peraltro, non possono avere accesso.

E poi:

L’unione degli Stati Indipendenti (CSI), una organizzazione composta da nove stati appartenenti alla vecchia Unione Sovietica, utilizza un sistema di ricerca analitico speciale chiamato “Semantic Archive” sviluppato internamente da alcuni programmatori russi. […] L’idea dell’archivio e’ di monitorare tutti i dati – risorse online, blog e social network – per parole chiave con lo scopo di produrre analisi e grafici per poter, successivamente, estrarre parametri di interesse comune come azioni, collegamenti e relazioni interpersonali.

In un articolo del “Moscow times” in cui viene intervistato lo stesso Soldatov autore del primo studio, si paragona non a caso il sistema russo SORM al PRISM statunitense, quello che, se ricordate, Edward Snowden aveva fatto conoscere a tutto il mondo grazie alla sua fuga di informazioni.https://web.archive.org/web/20131009224811/https://themoscownews.com/russia/20130617/191621273.html

Si legge:

Tecnicamente, il sistema russo SORM e’ molto piu’ performante che il sistema americano PRISM poiche’ le agenzie governative non devono passare dai service provider, ma possono accedere direttamente ai device in autonomia. “Il sistema e’ completamente impenetrabile” ha detto lo stesso Soldatov “ed e’ inoltre difficile condurre una qualsiasi investigazione in Russia contro la FSB”

“Rocky” Zakharov vs “Ivan” Russia
Da quel che sappiamo, i SORM lavorano utilizzando la ben nota tecnologia del “deep packet inspection” (DPI) che permette di intercettare e filtrare tutti i pacchetti in entrata e in uscita. Ma sappiamo anche qualcos’altro di profondamente tecnico e dettagliato. Per quanto riguarda i SORM posizionati presso gli operatori di telefonia mobile, abbiamo alcuni dettagli che ci vengono dalla sentenza 47143/06 dove la corte dei diritti umani di Strasburgo ha dibattuto il caso in cui il giornalista Roman Zakharov accusava la Federazione Russa di “violazione dei diritti umani”
https://hudoc.echr.coe.int/eng#{%22itemid%22:[%22001-159324%22]}

Al punto 116 e 117 si legge:

116. Gli addendum 1 e 3 descrivono i requisiti tecnici del SORM sulle reti di telefonia mobile. Specificano che l’intercettazione delle comunicazioni viene eseguita dalle forze dell’ordine da un terminale remoto collegato alle apparecchiature di intercettazione. […] L’apparecchiatura deve essere in grado, tra l’altro, di: a) creare banche dati di soggetti intercettati, da gestire dal terminale remoto; b) intercettare le comunicazioni e trasmettere i dati così ottenuti al terminale remoto; (c) proteggere i dati dall’accesso non autorizzato, anche da parte dei dipendenti dell’operatore di rete mobile; (d) fornire l’accesso alle banche dati degli indirizzi degli abbonati […]
117. Più precisamente, l’attrezzatura deve garantire che: a) l’intercettazione di tutte le chiamate in entrata e in uscita del soggetto intercettato; (b) l’accesso ad ogni sorta di informazione; (c) che sia mantenuta costante l’intercettazione tra le reti dei diversi operatori; (d) i che sia mantenuta costante l’intercettazione nei casi di servizi supplementari come l’inoltro di chiamata, trasferimento di chiamata o conferenza chiamate, con la possibilità di registrare il numero o i numeri a cui la chiamata viene instradata; (e) raccolta di dati di comunicazione relativi a tutti i tipi di connessioni, inclusi fax, SMS o altro; (f) accesso alle informazioni sui servizi forniti al soggetto delle intercettazioni

Avete presente la scatola nera degli aerei? Ecco, esattamente quella, moltiplicata cento volte.Ma c’è anche una piccola buona nuova. Anzi due. La prima: la DPI non permette di investigare le comunicazioni criptate fra device e device che, ad oggi, sono quasi il 90% di tutto il traffico. La seconda: la federazione russa, per anni ha consigliato l’installazione di un particolare device SORM (ora arrivato alla terza versione, SORM-3) chiamato Omega che viene prodotto dall’azienda statunitense Cellebrite. E’ del marzo 2021 la notizia che l’azienda abbia interrotto la vendita dei propri “oggettini tecnologici” – facciamo che non commento va… – sia alla Federazione Russa che alla Bielorussia. Si rischiava un danno di immagine: fare affari con una nazione sotto sanzioni non era, evidentemente, un buon biglietto da visita. Di seguito il loro comunicato:

https://cellebrite.com/en/cellebrite-stops-selling-its-digital-intelligence-offerings-in-russian-federation-and-belarus/

Per tutelare il nostro business, esaminiamo e aggiorniamo regolarmente le nostre politiche di conformità per assicurarci di operare secondo le norme e i regolamenti internazionali accettati.

Libertà non e’ star sopra un router
Freedomhouse e’ un’organizzazione non governativa – con sede a Washington e finanziata per l’86% del suo capitale dal governo degli Stati Uniti (blink blink!) – che si occupa di analizzare ogni anno, lo “stato di libertà” per quanto riguarda tutte le nazioni mondiali. E’ famosa per tre report in particolare: il report sulla libertà di stampa, quello sulla libertà della rete e quello sulla libertà nel mondo. Ora, so bene che i suoi report possono essere soggetti a degli enormi bias, ma e’ comunque interessante leggerli, leggere le loro analisi, leggere le loro fonti e capire il quadro che viene dato. Per quando riguarda la Russia nell’anno 2021 la situazione non e’ delle migliori: riceve uno score totale di 30 su 100 ed e’ il risultato più basso che gli viene assegnato da quando, dal 2017, i parametri di calcolo sono stati cambiati:

2021: (0-100) 30 – internet non libera
difficoltà di accesso (0-25) 12
limitazione dei contenuti (0-35) 10
violazione dei diritti degli utenti (0-40) 8

https://freedomhouse.org/country/russia/freedom-net/2021
Nell’analisi si legge:

La libertà di Internet in Russia è rimasta limitata […]. il governo ha cercato di esercitare una maggiore influenza sulle politiche di moderazione dei contenuti dei social media costringendoli a cancellare “contenuti proibiti”, inclusi i post relativi alle proteste di gennaio 2021 a sostegno del leader dell’opposizione […] Aleksey Navalny. Sulla scia di quelle proteste, le autorità hanno continuato a ridurre lo spazio per la mobilitazione online, arrestando gli attivisti […] mettendo al bando i gruppi di opposizione più importanti e etichettandoli come “estremisti.”[…]

E’ molto interessante leggere anche il rapporto sulla Russia del novembre 2019 pubblicato dal “Reporters without borders” tedesco. Il rapporto si intitola “Taking control? Internet surveillance in Russia
https://www.reporter-ohne-grenzen.de/fileadmin/Redaktion/Downloads/Berichte/2019/Russiareport_20191128.pdf

Fra le raccomandazioni fatte alle big-tech si legge:

Siate diligenti per quanto riguarda i diritti umani e impegnatevi a resistere a qualsiasi richiesta venga dagli stati nazionali per censurare Internet o per monitorare i contenuti. Ciò vale in particolar modo provenienti dalle autorità russe, a meno che ciò non sia stato ordinato da un tribunale indipendente.

Fra le raccomandazioni ai giornalisti invece si legge:

Siate attenti alla protezione dei dati e alla protezione delle fonti, fate riferimento a servizi che utilizzano di default la crittografia end-to-end (come Signal, Threema o Protonmail) e non utilizzate provider che conservano i propri dati in Russia.

Nonostante pero’ la legge dell’internet sovrano di cui abbiamo parlato la scorsa volta, nonostante le sanzioni e nonostante le restrizioni, e’ interessante notare come la penetrazione di internet nella cittadinanza sia in continuo aumento e che il trend non accenni ad interrompersi. Dal 2017 al 2020 siamo passati infatti dal 76% al 84%, segno di un profondo interesse per la rete internet da parte del popolo russo.
https://www.statista.com/statistics/255129/internet-penetration-in-russia/

Una frase, un concetto una speranza
Due giorni fa il Wilson Center del Kennan Institute ha organizzato un talk fra vari specialisti per parlare di sorveglianza in Russia. Erano presenti Andrei Soldatov, giornalista di Agentura, Olga Irisova, editore in capo presso il giornale Riddle, Alena Epifanova, ricercatrice presso il DGAP di Berlino e il celeberrimo Sergey Parkhomenko, giornalista presso la radio “Ekho Moskvy” (Eco di Mosca). Si era alla fine, ai cosiddetti saluti finali, e la dottoressa Epifanova dice:

https://www.wilsoncenter.org/event/confronting-russian-cyber-censorship

Tenete a mente che la Russia e’ strettamente connessa al mondo globale. Certo, attualmente stiamo sperimentando un certo isolamento ma ancora non e’ cosi’ facile tagliare tutti i legami e tutti i canali di comunicazione. Si sente dire che la Russia stia creando la sua splinter-net, che chiuderà internet al suo interno. La realtà e’ che non e’ cosi’ facile farlo. Il signor Putin vorrebbe farlo rapidamente, credo che questo sia uno dei suoi più’ grandi sogni, ma non e’ ancora possibile.

Allora… cari ragazzi russi, una cosa da questa scrivania e questa tastiera ve la posso dire. Per conto nostro, da questa parte del mondo, ve lo promettiamo, faremo di tutto perché i sogni di Putin non si realizzino. La vostra lotta, il potere della vostra voce e’ direttamente proporzionale alla possibilità che si avvii un processo interno che porti alla destituzione di Putin. Le sue idee non sono soltanto dannose per i suoi cittadini ma son corrosive per tutti coloro che vivono su questo pianeta. Siate forti pertanto. Una mano, se serve, ve la diamo anche noi.

jolek78 on Email
jolek78
Un tizio che pensava di essere uno scienziato. Si ritrovò divulgatore scientifico. Poi si addormentò su un aereo e si risvegliò informatico. Ma era sempre lui.

4 commenti

  • Francesco Masala

    Biden: ci vorrebbero Assange e WikiLeaks

    Gelo alla Casa Bianca, alla Cia e al Pentagono

    Biden: scusate, ho detto un’altra cazzata

  • Giorgio Stern

    Non mi meraviglio di quanto accade. Il capitalismo è alla sua fase terminale. Stravolte le sue stesse vantate origini (le leggi del mercato di Adamo Smith), ora si nutre di speculazione, come dire, si nutre del suo sangue.
    Il suo piedistallo, l’Impero Americano, che riconosce sé stesso come declinante, è terrorizzato dal sorgere di soggetti alternativi, teme la sostituzione. Con la crisi del 2007/2008 il lungo processo che ha portato a ciò si è reso indiscutibilmente manifesto anche ai meno avveduti. La risposta classica alla crisi è la guerra. Realizzata sul campo in Jugoslavia, Irak, Afganistan, Medio Oriente, ecc., o stimolata con l’iperproduzione di armamenti, molti dei quali provocatoriamente installati a ridosso dei confini russi.
    La Russia ha rotto il nodo gordiano delle guerre a senso unico. Ha tolto ogni idea che esistano “isole” di convivenza. Siamo arrivati al giro di boa. E il giro di boa implica l’uso dell’altra arma: la propaganda bellica. “Taci il nemico ti ascolta” e quanto ne deriva. Dappertutto, non solo da nella “E.U.” e negli “U.S.A.”, anche in Russia.
    Come direbbe Amleto, il resto è illusione.
    Come ripartire? Primo: liberarci dalle illusioni.
    Giorgio Stern

    • Salve Giorgio, ho bisogno di comprendere meglio il commento. Nel suo ragionamento, come si arriva dalla crisi del capitalismo alla censura? La censura esiste a se’ stante, senza aver bisogno del capitalismo. È figlia semplicemente della volontà di controllo. Grazie.

  • Giorgio Stern

    Non la crisi del capitalismo in sé, ma la guerra portata dalla crisi del sistema reca con sé inevitabilmente la censura (o, meglio, la totalizza). La censura è corollario di ogni guerra.
    E addirittura ben prima dell’Ucraina il senatore a vita Mario Monti “ci preparava” affermando che l’informazione va “somministrata”. Da lui e dai tipi come lui, naturalmente.
    Ieri per il vaccino e oggi per la guerra calda.
    Ciò vale per entrambi i contendenti, la storia dell’informazione insegna. Purtroppo!
    Grazie dell’attenzione e buon lavoro.
    Giorgio Stern

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