Saguaro, il falco lupo, le ombre rosse

«Una pianta dura e spinosa, coriacea e capace di sopravvivere alle condizioni ambientali più ostili». Così – nella rubrica «L’ombra del falco» – Gianmaria Contro descrive la Carnegiea Gigantea, volgarmente detta saguaro. Un cactus davvero enorme che può arrivare a 13 metri in altezza e a 3 metri di circonferenza e campare anche 200 anni. Lo si trova nei deserti fra Arizona e Messico e da pochi giorni anche nelle edicole italiane (98 pagine per 2,90 euri). Infatti l’editore Sergio Bonelli ha deciso di chiamare così il suo nuovo fumetto.

Contrariamente alle ultime uscite – «Brad Barron», «Volto nascosto», «Demian», il recente «Shangai Devil» ecc – non si tratta di una mini-serie (18 episodi) ma di una pubblicazione che durerà nel tempo, ovviamente se sarà apprezzata. Ciò significa che Bonelli crede molto nel personaggio – Thorn Kitcheyan detto Saguaro, discendente del popolo navajo – e nel suo inventore, Bruno Enna.

Non voglio raccontare la trama di questo primo episodio né azzardare (bisognerà aspettare almeno 3-4 numeri) un’impressione. Come sa chi passa da questo blog i pellerossa sconfitti non smettono di ossessionare i bianchi vincenti… il che potrebbe anche significare che il futuro dell’America e della nostra Madre Terra per essere scritto nel modo migliore ha bisogno di recuperare i saperi di chi ha “perso”.

Quanto a «Saguaro» occorrerà vedere come – al di là dell’azione, essenziale componente delle storie bonelliane – si evolve il personaggio principale ma anche il peso dei co-protagonisti: Art Parker, il vecchio sciamano Howi, il giovane Jude e la poliziotta Kai, tutti pellerossa, sembrano destinati a ruoli importanti. Forse anche Miguel, il ragazzino messicano, tornerà e magari qualche bianchiccio si ritaglierà uno spazio. Protagonisti però non solo umani: nel primo episodio svolazza all’inizio e soprattutto alla fine un Parabuteo Unicinctus: è noto anche come la poiana (o il falco) di Harris, ma soprattutto come falco-lupo per certe sue insolite caratteristiche che, pare di capire, lo fanno somigliare a Thorn-Saguaro. Nella tradizione bonelliana ogni numero è aperto da una pagina per dialogare con chi legge e da un’altra di approfondimenti; se in «Saguaro» questa rubrica si intitola «L’ombra del falco» qualche ragione ci sarà.

Vedremo anche la bravura o la banalità dei disegnatori (ma anche – evviva – almeno un paio di disegnatrici): questo primo numero, «Ritorno a Window Rock», è illustrato da Fabio Valdambrini con la copertina di Davide Furnò.

Magari ne riparliamo dopo l’estate. Sono gradite, come sempre, altre impressioni.

PS: quando scrivo di fumetti e dintorni devo sempre precisare che sono uno dei “danielebarbieri” possibili, dunque non il mio simpatico omonimo (e quasi coetaneo) bolognese: di questa buffa storia ho parlato in Omonimie: Daniele Barbieri (x e y) qui in blog, il 1° settembre 2010. Ma gli scambi di persona continuano…

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