Salvare la vita di Mumia Abu Jamal

articoli di Giacomo Marchetti e Desinformemonos. A seguire una nota bibliografica.

Libertà per Mumia

di Giacomo Marchetti (*)

La conferma avviene con una telefonata di Mumia Abu Jamal, dopo che ad un primo test era risultato negativo. Da giorni a causa di alcuni sintomi si supponeva che avesse potuto contrarre il Covid-19, alla fine di una conferenza stampa convocata a inizio di questa settimana.

Mumia, sessantaseienne, ha passato più della metà della sua esistenza in prigione – poco meno di quaranta anni – dopo il suo arresto e la sua condanna a inizio anni Ottanta per un omicidio che ha sempre affermato di non avere commesso, in uno dei più controversi casi giudiziari della storia contemporanea statunitense.

Un procedimento che numerosi osservatori hanno giudicato essere tutt’altro che conforme ai criteri di un “giusto processo”, con strascichi e “colpi di scena” che si sono susseguiti nel corso di questi anni e che sembrano dimostrare la sua innocenza senza ombra di dubbio.

Solo la pressione esercitata grazie a una mobilitazione internazionale fece sì che la pena capitale gli venisse commutata in carcere a vita, non risparmiandogli comunque un periodo di detenzione nel “braccio della morte” in attesa dell’esecuzione della pena capitale, da cui Mumia scrisse un diario che ha avuto notevole diffusione mondiale.

Ex membro delle Pantere Nere – aderì alle Panthers appena quattordicenne come scrive nella sua autobiografia Vogliamo la Libertà – il giornalista afro-americano fu tra i pochi a dare la parola alla comunità dei Move, negli anni Ottanta, duramente repressa dal razzismo sistemico delle autorità di Filadelfia.

A causa della lunga detenzione e della negazione dei trattamenti medici necessari per l’Epatite C – che ha contratto in carcere – ha una situazione di salute gravemente compromessa, con complicazioni al fegato e alla pressione sanguigna.

L’istituzione carceraria in questi anni ha provato a dar seguito di fatto alla sentenza di morte che giuridicamente non ha potuto applicare. Basta appunto pensare ai medicinali per l’epatite C che gli sono stati somministrati solo dopo due anni di battaglia giudiziaria e mobilitazioni incessanti. Facendo sì che si complicasse il suo stato di salute, già minato dalle scarse cure ricevute dopo il suo arresto, e dalla semi-immobilità cui è costretto visto che che, come gli altri prigionieri nel carcere di Stato della Pennsylvania, passa 23 ore su 24 in una cella di dimensioni ridotte.

Nelle prigioni statunitensi, sia statali che federali, ci sono 2 milioni e trecento mila detenuti, in buona parte neri e espano-americani che, a causa delle condizioni detentive, sono ad alto rischio di contagio e che ovviamente avrebbero grosse difficoltà a curarsi, come dimostrano il numero dei morti e dei contagi tra i detenuti.

L’ha ricordato l’avvocata di Mumia – Johanna Fernandèz – nella conferenza stampa convocata d’urgenza a inizio di questa settimana: “teniamo in prigione incarcerati delle persone a cui le carceri non riescono a garantire la sicurezza“.

Le misure transitorie di scarcerazione approvate dalle autorità competenti per i prigionieri più anziani e a rischio sono state molto parziali, considerato appunto che il “distanziamento sociale” è di fatto impossibile nelle celle.

Gli attivisti che da anni seguono il caso di Mumia ne chiedono l’immediata scarcerazione che rientrerebbe nella facoltà del governatore della Pennsylvania, dove è ubicato il carcere in cui è detenuto.

In questi anni, nonostante la detenzione e la censura sistematica a cui è stato sottoposto, Mumia è diventata “la voce dei senza voce” continuando a intervenire puntualmente dal Ventre della Bestia con prese di posizione e studi illuminanti sulla condizione afro-americana, testimone diretto del processo di carcerazione di massa e di sistematico razzismo istituzionale a cui sono stati soggetti i Neri.

Una condizione che non è di fatto cambiata nonostante i due importanti cicli di mobilitazione – quello di questa estate in seguito alla morte per mano poliziesca di George Floyd e quello precedente durante il secondo mandato di Obama.

La condizione afro-americana è aggravata dalla crisi pandemica e dalla catastrofe sociale che ha colpito particolarmente gli afro-americani. Una vulnerabilità sociale che il mancato innalzamento del salario minimo a 15 euro, a causa dell’ostracismo dei Repubblicani e di una parte dei Democratici, rende ancora piú gravosa.

Ma questa è l’AmeriKKKa!

(*) da contropiano.org

Mumia Abu-Jamal da positivo a Covid-19

 “Redacción Desinformémonos” (*)

Ciudad de México | Desinformémonos. El activista y preso político Mumia Abu-Jamal dio positivo a la prueba de Covid-19 en el centro penitenciario Mahanoy, Pensilvania, confirmaron este miércoles sus abogados.

Robert Boyle, uno de los abogados de Mumia, dijo que el Departamento de Correcciones informó sobre el resultado de la prueba de Covid-19 e indicó que el activista probablemente será aislado de los demás presos.

«A como tengo entendido, todos los internos que den positivo son aislados de los demás», dijo Boyle.

Two dozen rallied to call on Philadelphia district Attorney Larry Krasner to not appeal a recent decision of PA Supreme Court Justice Tucker, at a rally in Center City, Philadelphia, PA, on December 12, 2018. The judge has reinstated appeal rights to Mumia Abu-Jamal convicted of killing a city police officer more than 30 years ago. Abu-Jamal has been incarcerated since his 1982 conviction for killing Philadelphia Police Officer Daniel Faulkner. (Photo by Bastiaan Slabbers/NurPhoto via Getty Images)

Los rumores sobre el contagio de Mumia corrieron días antes en Filadelfia, donde simpatizantes y activistas exigieron la liberación inmediata del hombre de 66 años.

«Quieren sepultar el nombre de mi abuelo y la lucha por la liberación negra. Quieren enterrar todo eso. No dejaremos que lo consigan», dijo el sábado el nieto de Mumia Abu-Jamal, en un acto frente a la sede del gobierno en Filadelfia.

Mumia Abu-Jamal es un periodista y activista afroamericano que fue condenado a pena de muerte en 1982 por participar en el Partido Panteras Negras y la organización MOVE.

Si deseas enviar tarjetas y cartas a Mumia, escribe a la siguiente dirección:

Mumia Abu-Jamal, AM 8335
SCI Mahanoy
301 Morea Road
Frackville, PA 17932

(**) ripreso da desinformemonos.org

In “bottega” vedi Mumia, la galera, l’epatite C e Scor-date: 9 dicembre 1981,

ALCUNE PUBBLICAZIONI DI E SU MUMIA ABU-JAMAL (***)

Mumia Abu-Jamal, Death Blossoms. Riflessioni di un prigioniero di coscienza, Edizioni della Battaglia – Massari editore, Palermo-Bolsena (Vt) 1999, pp. 160.

AA. VV., Mumia Abu-Jamal. L’America dal braccio della morte, Libera Informazione editrice, Roma 1995, pp. 96.

Edgardo Pellegrini, Un uomo da salvare. La vita di Mumia Abu-Jamal, il giornalista condannato a morte in Pennsylvania, Libera Informazione Editrice, Roma 1995, pp. 32.

(***) ripreso da LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo”

 

Redazione
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2 commenti

  • Giuseppe Lodoli

    Ottimo articolo su un caso una volta seguitissimo che è scivolato pian piano nl dimenticatoio…

  • Grazie, finalmente qualche notizua su Mumia.

    Io, come tanti, ho seguito la sua vicenda sul finire anni 80 e inizio 90, ricordo che il suo caso qui da noi era associato a quello di Silvia Baraldini. Poi, sarà che per Silvia si è riusciti a riportarla in Italia, oppure sarà che molti di noi hanno perso ogni memoria, il suo caso è finito nell’oblio. Chissà quanto tempo ci vorrà per farci passare la sbornia per l’elezione del nuovo presidente, per poter tornare a guardare le reali contraddizioni della famosa “democrazia americana”.

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