San Lazzaro di Savena: su amianto e rifiuti c’è ancora da fare

di Vito Totire (*)

Problemi da affrontare a San Lazzaro:

  1. cemento amianto nell’area della cava/frantoio di via Valdeifiori; parrebbe proprietà di tale ditta SAFRA, salvo aggiornamenti; una tettoia molto ammalorata nel perimetro di un capannone abbandonato attiguo (medesima proprietà?); il sito è già censito? per quale motivo non sia stato ancora bonificato sfugge alla comprensione umana considerato: a) lo stato di vetustà e degrado; b) il dato di fatto per cui un sito in disuso è comunque per definizione a rischio; a meno che il Comune di San Lazzaro non abbia riscontrato che si tratti di fibrocemento privo di amianto ma pare difficile pensarlo, anche sulla base della semplice ispezione visiva esterna;

1A) occorrerebbe che il Comune aggiornasse il suo censimento del cemento amianto; dopo l’ordinanza sindacale del 2008 quanto ne è rimasto? Quanto tempo serve verosimilmente affinché il territorio comunale possa essere dichiarato “asbestos free”? Si ha l’impressione che l’attuale amministrazione non abbia chiara a importanza e la lungimiranza di quella “vecchia” ordinanza sindacale;

  1. sempre in materia di amianto: abbiamo chiesto alla Ausl l’elenco dei siti in cui Hera e ditta appaltante sono intervenute nel corso del 2016 su rotture di tubazioni in cemento-amianto per l’acqua potabile; ancora nessuna risposta; ci risulta che a San Lazzaro non siano mai stati fatti prelievi per la ricerca di amianto nell’acqua “potabile”; per quale motivo? la questione è riemersa nel momento in cui in una scuola la dirigenza voleva imporre l’acqua del rubinetto ai bambini; un modello pedagogico che ricorda i giovani balilla… staremo a vedere se la Ausl risponderà in tempi congrui. Intanto i cittadini-sudditi si bevano l’acqua gasata e microfiltrata del sindaco! Due domande: gasata perché? Microfiltrata da cosa: non era già “potabile”? Mah… misteri delle tecniche comunicative moderne.       
  2. dobbiamo tornare sulla vexata quaestio di Castel de’Britti; ieri è stata notata una grossa poltrona abbandonata; nei giorni precedenti altre suppellettili; insomma il sito continua a funzionare da discarica e il Comune ancora non decide nel senso della videosorveglianza… forse ormai ha in programma una discarica e/o il cambio del toponimo da Castel de’Britti a Castel de’Brutti? Ricordiamo che questo sito è stato meta più volte (anche di recente) di raccapriccianti abbandoni di cemento-amianto…e che anzi uno di questi abbandoni funzionò da campanello di allarme al fine dell’emissione della citata delibera.

     

    Bologna, 11.4.2017

(*) AEA – associazione esposti amianto e rischi per la salute

 

Redazione
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