San Silvestro: (dac)capo-danni
di Vito Totire
Bilancio botti capodanno 2021: continuiamo a farci del male. Muore un ragazzino di 13 anni, 79 feriti, amputazioni e ustioni…
“Occorre interrogarsi sulla sofferenza che c’è dietro ogni tipo di merce” scriveva Giorgio Nebbia
Sarebbe stato bello – e non impossibile – un azzeramento nell’uso dei botti. Un calo c’è ma purtroppo inferiore alle nostre aspettative.
In sostanza una riduzione del numero dei feriti ma considerata la situazione contingente non è un gran passo avanti, soprattutto perché non fa pensare a niente di buono per il futuro. Poi l’evento mortale impedisce di vedere spiragli positivi. Un ragazzino – Hajrudin Seferovic (il cognome evoca una altra morte da “miseria”) – è deceduto ad Asti. Le cronache riferiscono che il luttuoso evento si è verificato in un campo rom.
Tra i feriti: a Milano un 58enne amputato di dita e ferito all’addome; altri casi di amputazione di dita o falangi in Campania e Puglia. Secondo alcune fonti ci sono stati 79 feriti contro i 204 del capodanno precedente con 23 persone ricoverate; 180 persone denunciate contro 277 l’anno scorso. Un bilancio che rimane assurdo.
Le cronache registrano anche una strage di storni (a centinaia) a Roma causati da botti e dagli incendi correlati! L’etologo Enrico Alleva ha spiegato la sinergia di fattori che ha causato l’evento al quale pare abbia concorso direttamente il Comune di Roma (su questo torneremo).
Risultano meno interventi dei Vigili del fuoco rispetto all’anno scorso (229 contro 686) con un minor numero di minori feriti (8/43) e un minor numero di lesioni d’arma da fuoco… Piccole differenze ma il quadro resta grave.
I decisori politici, in generale, si sono ispirati a Ponzio Pilato: poche ordinanze di divieto d’uso per pochi giorni; nessun divieto di commercializzazione!
Hanno risposto alle nostre sollecitazioni solo alcuni sindaci (Monghidoro e Loiano) con divieti parziali d’uso, anche desincronizzati. Oltre al sostegno “storico” della Bottega del Barbieri, l’appello ha trovato spazio su Turiweb (del Comune di Turi) dove però ci viene riferito che l’uso di fuochi nella notte fatidica è stato molto rilevante, come da “tradizione” del Sud d’Italia; né sappiamo se la sindaca abbia reiterato l’ordinanza dell’anno scorso.
Un infortunato di Torino ha dichiarato di avere acquistato l’ordigno da una bancarella!
Sappiamo che ormai gli ordigni sono importati da Cina, Albania ecc.
Dove c’erano divieti d’uso c’è stato un calo ma neanche in questi casi ci siamo minimamente avvicinati all’azzeramento (purtroppo possiamo documentare fotograficamente i “resti” delle diffuse inottemperanze). Alcuni sindaci italiani, pur sollecitati, oltre a non emettere ordinanze hanno persino evitato appelli al buon senso; qualche assessore ha rilanciato lo slogan “non botti ma biscotti”.
Oltre ai botti, i soliti “proiettili vaganti” con alcuni feriti. Complessivamente si è verificato dunque un minore impatto rispetto al 2020 ma hanno influito senz’altro le limitazioni indotte dal covid e le ristrettezze economiche (un “botto” da scaffale di supermercato costa anche 26 euro). Inoltre sono stati sequestrati ordigni delle categorie F3 e F4 (botti per il cui acquisto occorre il porto d’armi e/o la autorizzazione del prefetto). Già mettere al bando questi sarebbe un segnale da parte del governo…
Riteniamo grave – nell’ambito della generalizzata posizione pilatesca dei decisori politici – che alcuni sindaci oltre a non avere emanato ordinanze prescrittive abbiano direttamente gestito o consentito l’uso di fuochi artificiali. Addirittura a Ferrara il sindaco ha definito lo spettacolo pirotecnico dell’incendio del castello «un segnale di speranza per tutto il Paese».
Un ceto politico che spreca risorse e denaro per inquinare. Continueremo la nostra resistenza andando controcorrente rispetto a certe perniciose abitudini (minoritarie ma disturbanti) ma soprattutto contro politici insensibili, menefreghisti e complici che si riempiono la bocca di New Green Deal, di transizione ecologica, di sostenibilità sociale, di ipocriti apprezzamenti nei confronti di Greta Thunberg, ma restano legati a forme disastrose di coazione a ripetere con l’idea di fondo che anche le merci nocive contribuiscono alla “tenuta” del PIL.
Noi invece andremo avanti con azioni di contrasto alla produzione di merci nocive e inquinanti: una terrificante piramide che ha al suo vertice gli armamenti convenzionali e nucleari (da Bologna alla Sardegna, a tutt’Italia). La nostra campagna continua.
(*) Vito Totire, portavoce della Rete per l’ecologia sociale