Sanità pubblica e privata al servizio di chi?

Bologna, incontri ravvicinati Aiop-Ausl: abbiamo qualcosa da dire

di Vito Totire (*)

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Una singolare coincidenza: mentre le sigle sindacali denunciano la estrema criticità della sanità pubblica rivendicando dialogo con i decisori istituzionali… il dialogo fra Aiop – ovvero Associazione Italiana Ospedalità Privata – e Ausl mostra di esistere già e probabilmente di andare già a gonfie vele.

Non vogliamo affrontare la questione pubblico/privato in maniera aprioristica e ideologica. Certo, da sempre, siamo schierati a sostegno della sanità pubblica , almeno per i servizi essenziali: riteniamo che debba essere monitorato ed evitato il rischio di un doppio binario che prelude a una sanità per i ricchi e una per i poveri con diversa speranza di salute e di vita. Nessuna preclusione ideologica ma semplice richiamo ai princìpi costituzionali di equità e uguaglianza.

Fra i servizi essenziali in particolare dobbiamo collocare la psichiatria. Cogliamo dunque l’occasione per riproporre alcuni temi e interrogativi ai quali ultimi troppo spesso abbiamo registrato, da parte delle istituzioni, “non risposte”.

  1. Il bollettino dell’Ordine dei medici ricorda quasi in ogni numero che a Bologna esistono due ospedali psichiatrici privati accreditati. Davamo per scontato che con la legge 180/1978 fosse ormai acquisito che l’ospedale psichiatrico sia un luogo non idoneo a gestire il disagio psichico. Perché perseverare in una terminologia che ha contraddistinto secoli di violenze e di repressione? Quando le istituzioni hanno – finalmente – deciso il superamento dell’Opg hanno usato un’altra sigla in sostituzione (Rems); si è evitato di chiamare la struttura “nuovo OPG” per non richiamare alla memoria l’orrore di quella esperienza storica.
  2. Ovviamente non proponiamo affatto che gli “ospedali psichiatrici accreditati” si chiamino “residenze psichiatriche accreditate”: l’aspetto terminologico è una reminiscenza assurda che va denunciata ma il problema è che queste strutture non devono più esistere.
  3. Torniamo dunque a indicare ai decisori della sanità pubblica – in una Regione “basagliana a parole” e manicomialista nei fatti – la necessità di prendere a riferimento l’esperienza di Trieste. Qui, in una realtà basagliana nella prassi e non a parole, riscontriamo l’assenza totale di posti letto convenzionati con il pubblico per pazienti psichiatrici. Ovviamente la differenza fra i due sistemi (Bologna e Trieste) non è solo li; a Trieste i trattamenti sanitari obbligatori sono pari a zero e i posti letto pubblici sono virtuali grazie a una forte rete territoriale di accoglienza che prevede l’apertura dei servizi 24/24 e la capacità di presa in carico anche notturna del paziente in crisi.
  4. Al seminario non siamo stati invitati e ci dispiace. Avremmo posto qualche interrogativo: sulla pratica dell’elettroshock, sui trattamenti farmacologici, sulle intenzioni della Ausl e della Regione di perseverare o di superare questa disdicevole delega alla sanità privata di un settore così critico come quello della salute mentale.
  5. Ci sorge un dubbio circa le motivazioni della Regione e della Ausl. Che questi enti vogliano perseverare per garantire una valvola di sfogo nel caso in cui le condizioni psicofisiche dei propri operatori sanitari debordassero in condizioni di scompenso clinico. Non si sa mai: con un milione e ottocentomila ore di straordinario non pagate (e quelle pagate), con 446.000 giornate di ferie non godute (dati regionali), con un grave carico di lavoro notturno … non si sa mai che questo carico – a proposito: come la mettiamo con la valutazione del rischio distress lavorativo ex articolo 28, decreto 81/2008 – esploda. Meglio avere posti-letto di riserva o meglio prevenire?

Seguiremo gli atti e i documenti che emergeranno dal seminario e terremo aperte le possibilità di dialogo anche se non siamo stati invitati.

Un’ultima precisazione doverosa. Non vediamo una dinamica di “cattivi” e “buoni” in gara fra loro. Non crediamo che il privato abbia fagocitato il pubblico: è il pubblico responsabile di avere lasciato uno spazio al privato che non doveva lasciare (come abbiamo detto, in particolare, in alcuni settori).

(*) Vito Totire è medico del lavoro/psichiatra. Qui scrive a nome del circolo “Chico” Mendes, del Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria Francesco Lorusso e dell’Aea, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute.

LA VIGNETTA, scelta della redazione della “bottega”, è di MAURO BIANI

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