SAPORI di “Rinascimento Poetico” …
di Sandro Sardella
“85. Parliamo / di questa guerra per bande che è la poesia. /
La poesia è una mela? / Si legge per dispetto? / Si ascolta come
il temporale cupo / del telegiornale? / E’ una partita d’arance
andata a male? / E’ un suono secco un suono duro? / Una mano
al catrame contro il muro? / E’ l’ombra di una cosa / ed è la cosa /
è la voce e il cuore della cosa / ed è per sempre il suo futuro. / ..”
(Roberto Roversi)
sempre .. ancora .. qualche flash intorno all’Elba Poetry Festival ..
ora .. una nota un poco avvelenata (!?!) .. un parere partigiano ..
circa i rappresentanti del Rinascimento Poetico : Paolo Gambi e
Isabella Esposito .. una poesia in ghingheri un poco modaiola e
innocua come un pittore impressionista nel 2022 nell’Italy sepolta
sotto la merda .. una poesia un poco saputa di pacifica convivenza
.. più tradizionale e all’acqua di rose .. già il presentarsi di Paolo
Gambi: “ .. ho scritto 31 libri anche per Mondadori, ma non di
poesia! .. la mie poesie le regalo al lettore nel mio blog!! .. “ (sic!)
.. Isabella Esposito .. responsabile del settore giovanile del
movimento nel Lazio .. recitava una poesia consolatoria .. parole
senza fuoco .. quasi da baci perugina .. un petrarchismo di maniera
un poco sdolcinato .. mentre il maestro Gambi con una poesia
edonistica come medicamento omeopatico .. con eloquenza
spargeva pillole poetiche da fiction .. corteggiando
fluvialmente i poeti stranieri ..
non è facile pretendere Poesia! .. ma lanciare questo mercatino
della poesia di novello rinascimento sa un poco di .. vendita
televisiva .. ma Grazie a Mark Lipman nel Festival c’era spazio
per tante voci .. in libertà .. ..
*
Sono solo un paguro (di Paolo Gambi)
Lasciatemi in pace.
Dimenticatemi. In questa lacrima che mi scivola sulla guancia
c’è la mia vita di porcellana
sballottata fra gli scogli del mare.
Plastica e danaro inquinano i cuori
che si fanno neri
che si fanno spinosi
e incoronano teste perdute.
E io che sono ancora bambino
non valgo un amore,
non valgo una carezza.
Rivedo film vecchi e mi arrabbio:
passa il tempo e non vinco l’Oscar.
Ma non ho mai recitato.
Il mondo se lo piglia chi fa, non chi sogna.
Ma io non voglio crederci.
Continuo a sognare.
Da solo:
quale donna vorrà un poeta
che in banca ha solo talleri del regno delle nuvole?
Non so che vedete voi di me
ma sono solo un piccolo paguro
travolto dalle onde,
senza neanche una conchiglia
che mi possa contenere.
*
COLLEDIMEZZO (di Isabella Esposito)
Ho percorso le strade
a Colledimezzo,
una pioggia di gerani
inebriava il silenzio
e il vento dai monti increspava
le acque lucenti del lago.
Era il chiaro mattino
tra gli antichi
rintocchi della chiesa
di San Giovanni,
belavano le greggi
lontano.
Ma al tramonto del giorno
ci si ritrova sempre
con l’animo perso
a scrutare le montagne,
ad accogliere le stelle
che fanno capolino.
E il canto del lupo
è fratello di queste parole
che oggi depongo
su un foglio,
a Colledimezzo,
mentre la notte si accende.