Sardegna da matti?

Riprendo questo post (del 22 aprile) di Vito Biolchini così presentato: “Roba da matti! Ecco l’esposto di Gisella Trincas dell’Asarp contro lo psichiatra Antonio Tronci: La Casamatta non è un lager, da lui solo accuse false”.
Se andate su http://vitobiolchini.wordpress.com troverete questa frase d’apertura : “La libertà di stampa è di chi possiede un organo di stampa”, tristemente vera.

Intorno alla psichiatria, ai modelli di intervento sul disagio mentale e sulle risposte da dare a chi si trova in una condizione di sofferenza, in questi ultimi anni si è scatenata in Sardegna una battaglia senza esclusione di colpi. Alcuni casi clamorosi (sfociati anche in processi penali, come quello per la morte nel reparto di Is Mirrionis dell’ambulante di Quartu, Giuseppe Casu) hanno esasperato lo scontro. Alcuni medici non hanno esitato neanche ad attaccare duramente chi da anni è impegnato nella piena applicazione della legge 180. Gisella Trincas, che da anni guida l’Asarp (l’Associazione Sarda per la Riforma Psichiatrica), ora ha presentato alla procura di Cagliari un esposto contro lo psichiatra Antonio Tronci. Ve lo propongo integralmente.

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PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI CAGLIARI

Ill.mo Signor Procuratore,
io sottoscritta GISELLA TRINCAS, nata a Cagliari il , residente a Quartu S.E. in via ,
espongo:
nel 1995 l’ASARP (Associazione Sarda per la Riforma Psichiatrica) ha aperto una struttura residenziale per sofferenti mentali. Nel 1997 tale associazione ha fondato la ONLUS denominata “ASARP Casamatta”, di cui sono presidente, perché gestisse quella struttura. Le otto persone che abitano la casa sono tutte in cura presso i Centri di Salute Mentale della ASL n. 8 di Cagliari.
Il 27 luglio e il 14 agosto del 2009 la struttura che ospita Casamatta, ubicata in via Is Arenas n. 92 a Quartu S.E., è stata oggetto di due distinte ed accurate ispezioni del NAS dei Carabinieri di Cagliari, a seguito delle quali è stata acquisita copiosa documentazione relativa alla gestione della struttura.
Nel corso delle ispezioni ho avuto modo di apprendere che l’interessamento dei Carabinieri scaturiva da un esposto contenente gravi accuse nei confronti di Casamatta e della sua presidente, a firma di Antonio Tronci, uno psichiatra che lavora presso il Servizio di Diagnosi e Cura dell’Ospedale SS Trinità di Cagliari. In quella circostanza, tuttavia, non avevo la possibilità di conoscere nel dettaglio il contenuto dell’esposto, stante la segretezza imposta dall’indagine in corso.
Il 28 ottobre del 2009, il quotidiano “L’Unione Sarda” pubblicava un articolo a firma del dott. Tronci dal titolo “Le scuole di pensiero non curano i pazienti” (doc. 4), contenente offese di vario genere nei miei confronti e dal cui tenore potevo constatare quali erano state le ragioni che avevano indotto il dottor Tronci (che io non conosco personalmente) a presentare l’esposto contro Casamatta: nell’articolo si leggono aperte critiche contro le denunce dell’ASARP relative alle morti sospette avvenute presso SPDC del SS Trinità, l’ospedale presso il quale il Tronci lavora.

A seguito dell’archiviazione dei procedimenti scaturiti dalla denuncia del dott. Tronci (doc. 2 e 3), ho finalmente potuto prendere visione dei relativi atti d’indagine, e con essi dell’esposto da cui tutto ha avuto origine.

Il 21 luglio del 2009 il dottor Tronci si presentava presso il NAS di Cagliari, dove formalizzava il deposito di una denuncia a sua firma avente ad oggetto numerosi argomenti (doc. 1). Vi si legge che gli ospiti di Casamatta sono sottoposti a maltrattamenti in forma di percosse e di particolari incurie; che l’alimentazione è degna di un lager, esclusivamente a base di prodotti surgelati mal conservati, che il cibo fornito è insufficiente tanto che alcuni pazienti per il livello di magrezza sono a rischio di morte per inedia; che le condizioni igienico sanitarie sono assolutamente inadeguate. E ancora – recita l’esposto – presso la casa risiedono pazienti (omissis) per i quali la struttura avrebbe percepito del denaro pubblico destinato all’attuazione di programmi terapeutici mai realizzati (da cui è scaturito un procedimento per truffa poi archiviato). Nella denuncia si prospettano inoltre scenari inquietanti su alcuni infortuni accaduti all’interno della struttura, ipotizzando responsabilità di vario tipo ascrivibili alle modalità di gestione della casa. E ancora, somministrazione delle terapie senza alcun criterio né competenza (da cui è scaturito un procedimento per esercizio abusivo della professione medica poi archiviato) e conservazione dei farmaci in locali e a temperature inadeguati. I pazienti, ad eccezione di mia sorella, anche lei ospite della casa, verserebbero in condizioni di abbandono, relegati e nascosti deliberatamente all’attenzione dei medici di base, senza alcuna cura per l’igiene personale (molti pazienti non vengono lavati anche per 10-15 giorni) e per l’igiene locale. L’esponente arriva persino ad ipotizzare uno sfruttamento delle risorse economiche assistenziali dei pazienti i quali in alcuni casi sembrano essere titolari anche di più di una pensione. Da ultimo si asserisce che le documentazioni, anche quelle relative allo stato dei pazienti, sono regolarmente falsificate con lo scopo di ottenere l’accesso a finanziamenti altrimenti negati.
A completare il quadro di questa “casa degli orrori”, l’esponente afferma che strategicamente il campanello è fuori uso, per cui è necessario bussare o trovare il modo di farsi sentire per accedere ai locali, come ad evitare che qualche intruso possa accedere alla struttura e scoprire le nefandezze che vi si celano!

Orbene, tali affermazioni sono tutte assolutamente false, e sono state recisamente smentite dall’attività d’indagine espletata; tanto che i due procedimenti cui l’esposto ha dato origine (il n. 8294/09 R.N.R. ed il n. 487/10 R.N.R.) si sono conclusi con l’archiviazione.
In particolare, già nelle prime fasi dell’indagine, il NAS ebbe modo di rilevare che le camere dei pazienti erano in condizioni igieniche strutturali sufficienti; che nella mansarda (dove il denunciante afferma siano custoditi i farmaci) non si è rilevata una temperatura non idonea alla permanenza delle persone e nell’ambiente non era collocato l’armadietto dei farmaci; nell’ambiente sito nel sottopiano della struttura non erano accatastati rifiuti ma solo mobili e suppellettili varie; l’impianto citofonico funzionava perfettamente. E ancora, quanto ai pasti si è potuto accertare che i pazienti, in merito al livello quantitativo e qualitativo, non hanno riferito anomalie, e che ogni paziente ha la sua tabella dietetica personalizzata e i pasti sono composti da alimenti sia surgelati che freschi (doc. 5).

Quanto agli altri profili di responsabilità prospettati nell’esposto a firma del dott. Tronci, la truffa e l’esercizio abusivo della professione medica, la valutazione qualificata ed approfondita della magistratura ha consentito successivamente di escludere la sussistenza di profili di responsabilità che avessero rilievo penale.

Tutto ciò premesso chiedo che si proceda ai sensi di legge alla punizione del sig. Tronci Antonio, nato a Cagliari , residente a …. , per il reato di calunnia, e/o per gli altri reati che la S.V. vorrà ravvisare nei fatti esposti, opponendomi alla definizione del procedimento con decreto penale di condanna e chiedendo fin d’ora di essere avvisato circa una eventuale richiesta di archiviazione o di proroga delle indagini.

Nomino miei difensori gli avvocati Mario Canessa e Dario Sarigu del Foro di Cagliari, presso il cui studio in via Barcellona 2 eleggo domicilio, delegandoli al deposito del presente atto.
Allegati:
1. esposto a firma di Antonio Tronci con relativo verbale di ricezione in data 21/07/2009;
2. decreto di archiviazione nel proc. pen. 8294/09 r.n.r. e relativa richiesta;
3. decreto di archiviazione nel proc. pen. 487/10 r.n.r. e relativa richiesta;
4. copia dell’articolo a firma di A. Tronci pubblicato sul quotidiano L’Unione Sarda del
28/10/2009;
5. verbale d’ispezione igienico sanitaria del NAS di Cagliari in data 27/07/2009
Cagliari, 18 apr. 11
Gisella Trincas
Avvocato Mario Canessa
Avvocato Dario Sarigu

UNA BREVE NOTA
Quando lavoravo in Sardegna (fra l’ottobre ’88 e il marzo ’93) ho conosciuto Gisella Trincas e molte altre persone dell’Asarp coraggiosamente impegnate per l’attuazione di una riforma, la cosiddetta “legge Basaglia”, che all’epoca era inapplicata vell’isola e praticamente sconosciuta a molti dei pubblici amministratori. Mi capitò di intervistare un assessore al quale feci notare che una sua decisione era in contrasto con le disposizioni della 180 e lui mi chiese: “qual è questa legge?”. Non fingeva; semplicente ne ignorava l’esistenza. Da allora ho seguito, sia pure da lontano, quel che accadeva in Sardegna e mi sono rallegrato nel vedere che – grazie all’Asarp, all’impegno di psichiatre/i e della società civile – gli amministratori pubblici hanno almeno in parte… applicato la legge. E’ evidente però che, negli ultimi anni, la situazione è regredita da ogni punto di vista. Purtroppo non solo in Sardegna la “legge Basaglia” (mai finanziata, sia detto per inciso) è sotto tiro. Sulle ragioni profonde – culturali ma soprattutto economiche – che cementano il “fronte anti-180” varrà la pena tornare con calma. Ma la morte di Giuseppe Casu come la campagna contro l’Asarp e gli psichiatri “democratici” mostrano che la Sardegna è un laboratorio di questo triste ritorno al passato. L’impegno e l’auspicio sono sempre quelli, due parole semplici e antiche: “no pasaran”. (db)

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • ginodicostanzo

    La psichiatria “tradizionale” è una delle forme violente di repressione e controllo degli individui. Gli psicofarmaci sono armi proprie.

    • Cristina Chimenti

      Sono un membro di un gruppo (virtuale e reale) di auto mutuo aiuto di pazienti bipolari in Veneto, ma siamo in collegamento con altri gruppi analoghi in varie parti d’Italia. Si tratta di gruppi spontanei che si incontrano 1-2 volte al mese e a cui non partecipano psichiatri nè istituzioni. Molti di noi hanno subito ricoveri (TSO, TSO mascherati da ricoveri volontari), altri, dopo anni di sofferenze si sono consegnati in maniera acritica nelle mani della psichiatria sollecitando ricoveri e farmaci. Oltre alla violenza della psichiatria istituzionale ne abbiamo sperimentato anche quella più subdola, che ti porta a credere di aver bisogno di “cure di mantenimento”devastanti per tutta la vita. Sto cercando supporti legali per la nostra autodifesa. Grazie.

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