Sardegna possibile? Risponde Antioco Floris

di Ignazio Sanna

La principale novità delle elezioni regionali che si terranno in Sardegna il prossimo 16 febbraio è l’ingresso sulla scena politica (lasciamo stare per decenza le discese e le salite in campo che nell’ultimo ventennio hanno ammorbato il mondo della politica) della coalizione Sardegna Possibile (http://sardegnapossibile.com/), che vede come candidata alla Presidenza della Regione la scrittrice Michela Murgia.

C’è chi ha paragonato questa coalizione al Movimento 5 Stelle. In effetti ci sono dei punti di contatto, come per esempio l’assenza di riciclati della vecchia politica, almeno fino a prova contraria, e la presenza di persone in gran parte giovani e preparate. Ma anche delle differenze  importanti, come per esempio il fatto che la Murgia non si pone come il padre padrone (madre madrona suona veramente malissimo) del movimento. Insomma, non assisteremo all’introduzione di un nuovo orrendo neologismo: se adesso ci sono i ‘grillini’ non ci saranno mai i ‘murgini’, se Dio vuole.

L’immagine che propone all’esterno Sardegna Possibile sembra davvero mille miglia lontana dalle stucchevoli, ancorché efficaci, strategie di marketing che da vent’anni a questa parte hanno trasformato avventurieri e saltimbanchi d’ogni genere in professionisti della politica. Al contrario, la loro immagine appare pulita, acqua e sapone. Inoltre i principali candidati sono persone serie e preparate, per lo più esponenti della cultura sarda lato sensu. Certo, è facile obiettare che se tutto ciò è soltanto apparenza, come accade in altri schieramenti, anche costoro non saranno diversi dai loro concorrenti. Ebbene, se a queste elezioni avranno successo avremo modo di sapere se all’apparenza corrisponde anche la sostanza oppure no.

Per quanto riguarda l’aspetto strettamente elettorale, la coalizione si articola nelle due liste civiche Gentes e Comunidades, più la lista di ProgRes, l’anima indipendentista di Sardegna Possibile. Tra gli esponenti della cultura sarda, accanto a figure come il sociologo Alessandro Mongili, il poeta Gianni Mascia o il condirettore del portale web Megachip (http://megachip.globalist.it) Pino Cabras, troviamo Antioco Floris, docente di Linguaggi del cinema, della televisione, della pubblicità e dei new media all’università di Cagliari. Critico cinematografico, è anche Direttore del Centro per l’Educazione ai Linguaggi del Cinema, degli Audiovisivi e della Multimedialità (CELCAM). Ai suoi tanti impegni si aggiunge ora quello richiesto dalla sua recente condizione di candidato nelle liste di Gentes. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per saperne di più.

Come direbbe qualcuno, la domanda sorge spontanea: cosa spinge un professore universitario ad affrontare l’agone nelle infide e perigliose acque della politica?

Anche i docenti universitari sono come i normali cittadini, gente comune che vive il disagio di una società dove tutto sembra andare a rotoli. E come tutti gli altri siamo in preda allo sconforto, con una voglia fortissima di chiuderci in casa e pensare a sopravvivere in attesa che la tempesta passi da sola. Che son tutti uguali, che il sistema è corrotto, che si cerca di entrare nelle istituzioni solo per tutelare i propri interessi ci passa spesso per la mente. Ma poi un giorno pensi che in realtà non tutto è così, ed è la tua storia personale a dirtelo. Quella fatta di lavoro e impegno, di onestà intellettuale e di capacità di analizzare situazioni complesse per trovare soluzioni ai problemi. E allora pensi anche di avere dei doveri nei confronti dei giovani che formi all’università  ai quali non basta una laurea ma serve una prospettiva sociale; e hai doveri nei confronti dei figli a cui non puoi limitarti a dare una buona educazione. Ed è così che si arriva a mettersi a disposizione per la gestione politica della cosa pubblica.

A cosa può portare, in concreto, un eventuale vittoria della coalizione Sardegna Possibile?

Sardegna Possibile è tante cose: una scommessa, una speranza, un’utopia… ma è soprattutto un atto di non rassegnazione, la convinzione che sia possibile costruire una Sardegna nuova mettendo insieme un gruppo consistente di persone intorno all’idea del cambiamento partecipato. Un insieme di risorse e di competenze che ogni giorno permettono a tante realtà professionali di vivere su standard alti che si coordinano per cambiare l’isola. Sardegna Possibile propone un modello nuovo di partecipazione politica che in caso di vittoria permetterà di riorganizzare la Regione Sardegna sia in relazione agli aspetti economici, sia a quelli culturali e sociali, sia a quelli amministrativi e di partecipazione alla gestione politica rifondando, con l’abolizione dei privilegi che finora hanno caratterizzato il ruolo degli eletti, il rapporto di fiducia fra cittadini e istituzioni. La vittoria di Sardegna Possibile sarebbe davvero una piccola rivoluzione.

Quali sono, a grandi linee, le differenze fra le tre liste?

La coalizione è composta da due liste civiche e da una lista espressione di un partito, Progres, composta essenzialmente da iscritti e militanti del partito indipendentista omonimo. Progres concepisce l’indipendentismo come un’occasione di valorizzazione delle peculiarità della Sardegna in una prospettiva internazionale, è quindi alieno a forme di chiusura nazionalistiche ed è espressione di una politica progressista. Le altre due liste, Gentes, dove io sono candidato, e Comunidades, sono composte da persone con una forte sensibilità politica che hanno maturato l’esigenza di un impegno in prima persona. Sono per lo più espressione di quella che viene chiamata “società civile”, professionisti, imprenditori, impiegati, studenti…, ma anche da amministratori locali cresciuti negli anni recenti con la convinzione che sia possibile un impegno al di fuori dei partiti tradizionali.

L’istanza indipendentista, frazionata com’è tra liste e coalizioni diverse, può essere più un rischio da correre o un’opportunità da cogliere?

Purtroppo l’universo indipendentista è frazionato ben oltre quello che sarebbe giustificato da precise convinzioni (è ovvio che non tutti concepiscano l’indipendentismo nello stesso modo) e nella frammentazione pesa molto la difficoltà di mediazione dei diversi leader che privilegiano la propria autonomia a svantaggio dell’unione e della possibilità di incidere concretamente. In tal modo l’istanza indipendentista, per quanto forte, rischia di vanificare la sua spinta annullando quella che potrebbe essere una opportunità importante. C’è molto lavoro da fare anche perché queste elezioni regionali hanno evidenziato che dietro l’apparente volontà di superare le divisioni, c’è ancora moltissima diffidenza come viene confermato non solo nella frammentazione fra i diversi schieramenti ma anche all’interno della medesima coalizione. Si pensi al centro-sinistra di Pigliaru in un cui sono presenti piccolissimi gruppi sovranisti o indipendentisti a fianco ai vecchi partiti centralisti.

La spinosa questione della lingua sarda oggi è cavalcata, spesso strumentalmente, un po’ da tutti. Qual è il suo punto di vista in merito?

Il problema della lingua sarda è che tutti ne parlano, spesso in modo molto strumentale e quindi senza reale convinzione, e che pochi la parlano. C’è molta demagogia in merito e queste elezioni regionali lo dimostrano chiaramente. Al di là delle parole servono interventi che ne incentivino l’uso nella quotidianità, che favoriscano un uso della lingua sarda come naturale elemento della comunicazione interpersonale. Dopo decenni di azione distruttiva da parte del potere centrale serve una forte azione di recupero che non può essere affidata a sole azioni emblematiche che assumono il tono di evento eccezionale e pertanto poco credibile. Bisogna fare come ha fatto il cinema che ha usato il sardo come lingua naturale dimostrando con i successi in casa e fuori che ciò non comporta un gap comunicativo.

Ignazio Sanna

Un commento

  • Comunque vada la presenza di Sardegna possibile avrà portato aria fresca, un’ immagine di Sardegna fatta di gente , aromi, silenzi e fatica. Poca plastica e poco cemento . E non mi pare poco.

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