Schlein: 4 punti (o più?) in discussione

di Franco Astengo

Norma Rangeri, direttrice del quotidiano «il manifesto», ha legittimamente preso una netta posizione a favore della candidatura di Elly Schlein alla segreteria del PD.

Considerata l’autorevolezza del suo ruolo e il prestigio della testata che dirige, la posizione espressa da Norma Rangeri assume un significato di grande importanza per la sinistra italiana e merita l’apertura di un dibattito.

Dibattito per il quale mi permetto di chiedere uno spazio e una sede di approfondimento.

A mio modesto avviso i punti in discussione sono almeno 4:

1) quello relativo all’accettazione del meccanismo delle primarie come metodo di selezione del gruppo dirigente di un partito. Si tratta, come è ben noto, di una scelta per molti motivi (soprattutto di metodo) anomala rispetto anche al panorama internazionale;

2) Egualmente si accetta il tipo di forma-partito contemplato dalla scelta delle primarie: personalizzazione e vocazione maggioritaria;

3) In questo modo si esclude la forma “classica” del congresso su tesi o mozioni anteponendo così il soggetto all’oggetto e facendo restare sullo sfondo i grandi temi della complessità delle contraddizioni in atto. Mi permetto sommessamente di considerare questa scelta una reductio ma rimango comunque su una posizione avalutativa di semplice richiesta di confronto;

4) Ferma restando la considerazione sull’importanza che le sorti del PD hanno sull’insieme del quadro politico italiano e sull’insufficienza della presenza di ciò che rimane a sinistra in questo modo restano fuori dal confronto almeno due questioni fondamentali: quella della fragilità del sistema politico italiano nel suo insieme e delle sorti della democrazia repubblicana; e la ricerca sul tipo di spazio e di ruolo che potrebbe, ad esempio, avere un tentativo di costruzione di una forza politica misurata su di una prospettiva di aggiornamento della tradizione storica della sinistra italiana e del movimento socialista.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

5 commenti

  • Ringrazio Franco Astengo che, come sempre, mi aiuta a mettere ordine (o un “utile” disordine) ai miei pensieri. E credo i suoi scritti aiutino molte altre persone in questa pensosa ma viva “bottega”.
    Questa volta però sono in pressochè totale disaccordo con lui.
    Compro due quotidiani ogni giorno: «il manifesto» e «Il fatto quotidiano» perchè secondo me sono meno merdosi del resto dell’informazione italiana; mentre a “Il fatto” sembrano invecchiare benino (con alcune pagine da buttare al cesso ma questo è un altro discorso) al “manif” ogni giorno è una croce, un passo indietro. Ci è toccato persino leggere in un titolo che Roberto Maroni era un «leghista gentile», un avversario leale dunque: nel ping-pong del cazzo suppongo io.
    Da tempo non considero più «il manifesto» – purtroppo sempre più “normalizzato” dalla Rangeri – una voce utile al dibattito nelle sinistre (plurali, grazie) oltrechè poverissimo di notizie e persino di analisi alternative al piattume “di regime”: fatte salvo 3/4 eccezioni nell’attuale “manifesto” scrivono tutte/i come fossero al quotidiano «Repubblica» ma un filino più paraculetto e in un buon italiano, questo sì. Da lì abbiamo poco da aspettarci, fatto salvo qualche “panda” (non a caso sono collaboratrici e collaboratori esterni).
    Quanto a Elly Schlein… peggio mi sento. Non solo perchè le sue giravolte sono note a chiunque voglia informarsi ma perchè ha solamente due vaghi slogan (come le viene richiesto) anziché idee vere e almeno un abbozzo di programma. Poi è del PD appunto. Da lì non può venire nulla di buono. Tornando per un attimo al “manifesto” mi sorprende la perenne cattiveria contro i 5 stelle non perchè sbagliata ma perchè sproporzionata rispetto al PD: in sostanza al “manif” chiudono gli occhi su tutti gli orrori del PD ma vigilano 24 ore al dì contro Grillo e Conte.
    Che la sinistra italiana fosse morta lo aveva scritto già, tanti anni fa, Luigi Pintor su ben altro quotidiano «il manifesto (non che io fossi sempre d’accordo allora ma rispettavo intelligenza, onestà, ricerca e una voglia vera di stare dalla parte “del torto”).
    Il “sano realismo” obietterà che a sinistra c’è solo quello.
    No: il PD da tempo non è più di sinistra ma sostanzialmente di centro-destra.
    Chi crede il contrario è fuori “di capoccia”.
    Nelle piccole, miserelle e frazionate sinistre che in Italia sopravvivono c’è poco purtroppo, lo so; ma è lì che bisogna cercare: sperando come sempre nelle persone (anziché nei leader) e nei movimenti (anziché nei giochetti istituzionali).

  • Alle valutazioni di db, che condivido, pure senza particolari distinguo, aggiungerei un elemento di discussione ulteriore – che in un certo senso avvalora ciò che scrive db riguardo il posizionamento del PD – l’idea della Schlein che i salariati siano ceto medio, dunque privilegiati rispetto agli ultimi. Visione obamiana, direi. Ma che, un tantino, mi pare distante da istanze operaiste e di sinistra. Direi, piuttosto, una concezione liberal pure ideologica, che indica da chi prendere risorse per migliorare la condizione degli ultimi.

  • Gian Marco Martignoni

    Poichè concordo sui quattro punti esposti da Franco Astengo, comprendo ma non condivido il ” minimalismo ” della posizione espressa da Norma Rangeri a favore della candidatura di Elly Schlein.Già nel 2005 mi schierai contro le primarie e l’americanizzazione della politica, ma capisco che rimanere fuori dai giochi e quindi dalla riproduzione del ceto politico non incontra i favori del pubblico. Un tal Niki Vendola , un clone di Fausto Bertinotti, accettò questo subdolo rito, ed oggi a Rangeri e redazione del Manifesto non sovviene il dubbio che la candidatura della Schlein è fuori da qualsiasi vera discussione politica di tipo razionale. Passare da Coraggiosa a candidata delle primarie contro il tandem Bonaccini-Nardella – auguri alla sciagura annunciata – può appassionare forse chi dal corsivo famoso di Luigi Pintor pensa che il Pd conservi nel suo dna ancora qualcosa di sinistra . Lievemente in disaccordo con il grande db – che almeno quel che pensa non lo nasconde sotto il tappeto – il Pd a mio avviso è una formazione centrista, governista ed atlantista, che nel manifesto fondativo ha inciso questa frase : ” compito dello Stato è quello di non interferire nelle attività economiche, ma fissare le regole per il buon funzionamento del mercato”. Lo hanno chiamato social-liberismo, tanto che si sono schiacciati – suicidandosi per l’ennesima volta – su Draghi e la sua agenda. Ma la Schlein e chi l’attornia preferiscono ignorare questo punto dirimente ?

  • Fabio Troncarelli

    Sono d’accordo con Daniele. Ma anche con chi ha sottolineato l’assurdità dell’americanizzazione della politica e della posizione “liberal” di personaggi come la Schlein. Vorrei aggiungere tre cose cose: capisco che è la scoperta dlel’acqua calda, eppure trovo molto strano che non si parli mai dell’acqua calda e si parli solo dei massimi problemi, come se i massimi problemi non venissero fuori proprio dall’acqua calda. Perciò, perdonatemi se sono un sempliciotto e fate quello che volete con le mie parole sempicette.
    1) Le primarie sono una cazzata. Non c’è tanto da discutere. Sono una cazzata e basta. Le primarie vengono dagli Usa, ma gli Usa hanno creato le loro strutture politiche e le loro abitudini politiche nel 1700. Allora forse certe cose erano rivoluzionarie. Oggi no, a cominciare dal presidenzialismo. E questa è la prima ragione per dire che sono una cazzata. Ma c’è anche una sconda ragione. Le primarie sono state introdotto nella nostra vita politica all’epoca dell’Ulivo: erano una cazzata anche allora, ma almeno si poteva dire che era un modo per scegliere il leader di una coalizione fatta di soggetti eterogenei, cioè di partiti diversi e di indipendenti. Al di fuori di questo contesto che senso hanno? In Italia abbiamo un sistema di partiti che, per grazia di dio, è un tantino più avanzato delle Conventions americane datate al 1700. Abbiamo pure -scusate se insisto- qualche piccola riflessione sul ruolo del partito, tipo quella di un autorucolo chiamato Gramsci ( ah lo so, come direbbe il Giusti al democratico di turno:” il suo cervello affacendato/per queste cose è morto e sotterrato”). Dove va a finire tutto questo se adottiamo lo stile sgangherato, ciarlatanesco, istrionesco e superficiale delle primarie? E’ come dire che si può partorire o abortire con una “mammana” e non c’è bisogno di medico, nè di infermiere. E “last but not least (scusate il mio francesismo) io non ho visto mai NELLA STORIA che si possa eleggere presidente di un partito un personaggio CHE NON E’ ISCRITTO AL PARTITO MEDESIMO come avviene nel caso Schlein. E’ la scoperta dell’acqua calda? Sarà così, ma a quanto parte la cosa non interessa a nessuno. Se in una coalizione di soggetti eterogenei si può pensare alla perversione di eleggere qualcuno che è fuori dei giochi (manco fossimo a Roma antica quando si eleggeva il Dittatore per cause di forza maggiore, in ogni caso solo per sei mesi), quando ci si sposta da una coalizione a un partito, ma avrò il dititto di avere come segretario uno che è iscritto al mio partito? No? E allora io voglio essere eletto al posto della Meloni. Ne ho diritto. Sono aitante e pure fotogenico. Non basta? Una simile follia mostra da sola a che cosa è ridotto oggi un partito che si chiama “Democratico” e dovrebbe chiamarsi invece “Demagogico” o se preferite ruffiano, piacione, lecappiedi…Il suo segretario non può che essereche un piacione e un leccapiedi, il più ruffiano della compagnia di avanspettacolo che mette in scena una farsa che ha rotto le scatole a tutti. Che mi frega che il soggetto della farsa siano i diritti delle minoranze? Tanto è una farsa.
    2) La sinsitra italiana ha una lunga e dignitosa storia, nella quale non mancano davvero nè le elaborazioni teoriche, nè i morti, nè i momenti di originalità. Si può essere d’accordo o meno con una tradizione di cui fanno parte personaggi come Gramsci o di Vittorio, ma non si può fare finta che non siano esistiti. Che rapporto hanno con tutto questo i pagliacci che si spacciano per democratici oggi? Non c’è nessun “pensiero” in loro. Avete capito bene: pensiero, riflessione, rielaborazione. E’ la scoperta dell’acqua calda? Mi dispiace per chi legge, mala mia stupidità non riesce ad andare oltre. Mi viene in mente solo quello che disse Lutero di fronte a esplicite minacce se non avesse abiurato: “Io sto qui. Non posso fare altro.”. Allora ,sarà la scoperta dell’acqua calda, ma è un fatto che a partire dal Golpe della Bolognina (ispirato da chi?) non c’è più stato un “pensiero” nella cosidetta sinistra italiana. Martigoni ricordava giustamente che secondo lo statuto del Pd :”compito dello Stato è quello di non interferire nelle attività economiche”. Ma come si fa a dire una cosa simile se le “attività economiche”sono frutto di uno “scambio ineguale” strutturale, per cui la mia economia di rapina mi porta a incamerare (= rubare) soldi di altri? E lo stato dovrebbe pure ganrantirmelo? E questo mica solo nell’organizzazione capitalistica dela società! Per carità: il Capitalismo è santo e non si deve neppure nominare come Jahvè! No, no, il furto non è solo questo. Il furto è continuo con ruberie di bassa lega, a un livello tale che non si sa più dove mettere le mani, dall’evasione fiscale alle tangenti per ogni cosa E io di fronte a questo Far West dovrei astenermi da “interferire” nelle attività economiche? E magari favorirle, che so io, legalizzando la tangente al di sotto dei seimila euro, come i pagamenti al di sotto dei sessanta euro! Vorrei sapere (alla lettera) ma di che stiamo parlando?
    3) Il PD ha questo grandissimo merito: ha finalmente mandato al governo i fascisti che non fiutavano odore di potere dal 1945. Non giriamoci intorno: i neofasci sono fasci e basta anche se fasci in doppiopetto; e sono andati al potere grazie alla cecità di chi non ha voluto fare più la politica dlele alleanze, quella roba sorpassata che facevano i vecchi babbioni di un tempo, gente come Gramsci che rilfetteva sulla sconfitta degli operai asserragliati nelle fabbriche,gente come Togliatti nella Svolta di Salerno ( eh lo so:”!l suo cervello affancedato/ per queste cose è morto e sotterrato”). Lo vedi dove porta non avere un “pensiero”.? Lo vedi dove porta non avere una “tradizione”? Qualcuno potrebbe obiettare che certi metodi non sono stati giusti, che certe selte sono state sbagliate , che il PCI è sempre stato borghese e incapace di fare un a rivoluzione etc. etc. Dite quello che volete. Intanto però i vecchi militanti del vecchio Pci, borghese o rivoluzionario che fosse, ai fasci li hanno CACCIATI VIA! Invece voi, che siete tanto democrati li avete mandati al governo.
    Conclusione: possiamo avere idee diverse sula storia della sinistra italiana e sul ruolo della sinistra nella storia italiana. Però non è possibile che dei pagliacci senza pensiero pretendano di avere la ribalta per continuare ad ammorbarci con il loro vuoto. Se qualcuno ha il coraggio di “pensare” e di mettersi veramente in discussione, ammettendo gli errori e confessando che il primo errore è la mancanza di un metodo, allora possiamo ragionare. Altrimenti…Avanti col basso impero, con Caligola che fa Senatore il proprio cavallo e con il Carnevale tutto l’anno.

  • Mi permetto di aggiungere all’articolo di Franco Astengo questa riflessione mooolto personale.

    Metti che vince Elly Schlein

    Si tratta di un’osservazione esterna, il Pd farà i suoi congressi e sceglierà chi meglio crede, non è un mio problema diretto, in quanto sono esterno a quel partito. E’ un problema nostro in quanto esterni a un partito che determina comunque la vita politica italiana. (quanta saggezza eh? In effetti l’ho letta da qualche parte e mi piaceva).

    Ecosostenibilità, disuguaglianze, contro l’autonomia differenziata, diritti civili. Una sinistra moderata ma di principi. La base, gli scontenti, gli esclusi, quelli che all’inizio sostennero Veltroni, poi all’inizio Bersani, Renzi, Zingaretti, Letta, l’accolgono cantando Bella Ciao e slogan contro la destra.

    Anche i non Pd, da sinistra, hanno motivo di essere contenti. Persino noi che abbiamo fatto soltanto le scuole pubbliche, noi che ci dovevamo pensare un attimo per pronunciare Obama e non sbagliarci con Osama, noi che ne abbiamo soltanto una di cittadinanza e pure senza reddito. Hai visto il Pd?, ci diciamo, ha avuto coraggio.

    Adesso che Elly Schlein è al comando deve ribaltare il partito come un calzino. L’ha promesso, lo farà. Con chi lo farà? Con quelli che fino a ieri hanno sostenuto Veltroni, Bersani, Renzi, Zingaretti e Letta. Il punto è semplice. Schlein le tematiche per cui si candida alla segreteria le ha sempre sostenute. Quegli altri no.

    Anzi. Sono stati nemici acerrimi delle tematiche caratterizzanti di Schlein, dai migranti fatti ammazzare dai libici alla macelleria sociale di Monti e del Jobs Act, all’abolizione del Senato, alla riduzione dei parlamentari, a veri e propri comitati d’affari nei territori, alla stessa legge elettorale.

    Poi, d’improvviso, colpiti dall’eloquio forbito di Elly cambiano idea. “Sai – dice Franceschini a un Bonaccini ancora scuro in volto per aver perso contro Schlein – fu proprio una carognata quella modifica al Titolo V della Costituzione che fecero i Ds”. Bonaccini lo guarda per capire se scherza e poi va in bagno a sciacquarsi la faccia.

    “Vedi caro Enrico – va dicendo Orlando a Letta mentre questi fa le valige per tornare a Parigi insieme agli altri esuli politici italiani – te lo dicevo che il salario minimo dovevamo farlo quando governavamo e non proporlo adesso che siamo opposizione”. Letta fa un biglietto solo andata.

    “A Nicò – sta gridando Bettini per i corridoi del Nazareno a Zingaretti – mi ero sbagliato, era lei, non era Conte l’approdo dei progressisti. Siamo rimasti bloccati per anni a recitare lo stesso ruolo”. Zingaretti si volta. Ma è Luca e quindi non può che concordare con l’analisi sul cinema italiano espressa dall’amico del fratello.

    “Caro Lorenzo – va dicendo Boldrini a Guerini – adesso che c’è Elly non sentiremo più parlare di alleanze con Calenda e Renzi … Lorenzo? … Lorenzo? … no respira per favore, aiutooo, c’è un medico per favore …?”.

    In un bar romano un Cuperlo ancora più ingobbito sta convincendo Pippo Civati e la sua organizzazione Possibile a rientrare nel Pd. Cala la carta decisiva: ” … e poi Elly non dice cose tanto diverse dalle tue!”. Pippo lo guarda ma non ha un bagno vicino per prendere tempo. Quindi concorda: “Va bene Gianni, rientriamo tutti e sette nel Pd”.

    Potrei continuare, io amo il surreale, ma ormai il senso è chiaro. Ovvero: come si fa a credere che il cambiamento di un partito, di QUEL partito, avvenga in base al cambio del leader senza un processo, quello sì radicale, di ripensamento su tutti gli errori fatti negli ultimi quindici anni di esistenza che l’hanno portato vicino al dissolvimento?

    E se così fosse sarebbe ancora più breve la leadership di Schlein, perchè apparirebbe chiaro che secondo i piddini l’ultimo problema del Pd è la linea politica, se la puoi cambiare in un battito d’ali. Infatti in principio furono tutti veltroniani, poi furono tutti renziani e così via, hanno posizioni per tutti e se non vi piacciono le cambiano protestando contro i loro stessi provvedimenti.

    Vedo anzi problemi per tutto ciò che fin qui è rimasto intorno al Pd (e che era fino a due minuti fa casa di Schlein) per sedersi su qualche poltroncina. Come Sinistra Italiana e i Verdi, che nel Lazio correranno già divisi, nemmeno 100 giorni dopo essersi presentati insieme alle elezioni politiche, sulla candidatura a presidente della regione. O come l’ammucchiata opportunista di sigle sorte intorno al sindaco di Roma Gualtieri. Una segreteria Schlein del Pd li ammazzerebbe. Anche se questo forse è l’unico argomento convincente per sostenerla anche dall’esterno del Pd..

    Metti che vince Elly Schlein

    Si tratta di un’osservazione esterna, il Pd farà i suoi congressi e sceglierà chi meglio crede, non è un mio problema diretto, in quanto sono esterno a quel partito. E’ un problema nostro in quanto esterni a un partito che determina comunque la vita politica italiana. (quanta saggezza eh? In effetti l’ho letta da qualche parte e mi piaceva).

    Ecosostenibilità, disuguaglianze, contro l’autonomia differenziata, diritti civili. Una sinistra moderata ma di principi. La base, gli scontenti, gli esclusi, quelli che all’inizio sostennero Veltroni, poi all’inizio Bersani, Renzi, Zingaretti, Letta, l’accolgono cantando Bella Ciao e slogan contro la destra.

    Anche i non Pd, da sinistra, hanno motivo di essere contenti. Persino noi che abbiamo fatto soltanto le scuole pubbliche, noi che ci dovevamo pensare un attimo per pronunciare Obama e non sbagliarci con Osama, noi che ne abbiamo soltanto una di cittadinanza e pure senza reddito. Hai visto il Pd?, ci diciamo, ha avuto coraggio.

    Adesso che Elly Schlein è al comando deve ribaltare il partito come un calzino. L’ha promesso, lo farà. Con chi lo farà? Con quelli che fino a ieri hanno sostenuto Veltroni, Bersani, Renzi, Zingaretti e Letta. Il punto è semplice. Schlein le tematiche per cui si candida alla segreteria le ha sempre sostenute. Quegli altri no.

    Anzi. Sono stati nemici acerrimi delle tematiche caratterizzanti di Schlein, dai migranti fatti ammazzare dai libici alla macelleria sociale di Monti e del Jobs Act, all’abolizione del Senato, alla riduzione dei parlamentari, a veri e propri comitati d’affari nei territori, alla stessa legge elettorale.

    Poi, d’improvviso, colpiti dall’eloquio forbito di Elly cambiano idea. “Sai – dice Franceschini a un Bonaccini ancora scuro in volto per aver perso contro Schlein – fu proprio una carognata quella modifica al Titolo V della Costituzione che fecero i Ds”. Bonaccini lo guarda per capire se scherza e poi va in bagno a sciacquarsi la faccia.

    “Vedi caro Enrico – va dicendo Orlando a Letta mentre questi fa le valige per tornare a Parigi insieme agli altri esuli politici italiani – te lo dicevo che il salario minimo dovevamo farlo quando governavamo e non proporlo adesso che siamo opposizione”. Letta fa un biglietto solo andata.

    “A Nicò – sta gridando Bettini per i corridoi del Nazareno a Zingaretti – mi ero sbagliato, era lei, non era Conte l’approdo dei progressisti. Siamo rimasti bloccati per anni a recitare lo stesso ruolo”. Zingaretti si volta. Ma è Luca e quindi non può che concordare con l’analisi sul cinema italiano espressa dall’amico del fratello.

    “Caro Lorenzo – va dicendo Boldrini a Guerini – adesso che c’è Elly non sentiremo più parlare di alleanze con Calenda e Renzi … Lorenzo? … Lorenzo? … no respira per favore, aiutooo, c’è un medico per favore …?”.

    In un bar romano un Cuperlo ancora più ingobbito sta convincendo Pippo Civati e la sua organizzazione Possibile a rientrare nel Pd. Cala la carta decisiva: ” … e poi Elly non dice cose tanto diverse dalle tue!”. Pippo lo guarda ma non ha un bagno vicino per prendere tempo. Quindi concorda: “Va bene Gianni, rientriamo tutti e sette nel Pd”.

    Potrei continuare, io amo il surreale, ma ormai il senso è chiaro. Ovvero: come si fa a credere che il cambiamento di un partito, di QUEL partito, avvenga in base al cambio del leader senza un processo, quello sì radicale, di ripensamento su tutti gli errori fatti negli ultimi quindici anni di esistenza che l’hanno portato vicino al dissolvimento?

    E se così fosse sarebbe ancora più breve la leadership di Schlein, perchè apparirebbe chiaro che secondo i piddini l’ultimo problema del Pd è la linea politica, se la puoi cambiare in un battito d’ali. Infatti in principio furono tutti veltroniani, poi furono tutti renziani e così via, hanno posizioni per tutti e se non vi piacciono le cambiano protestando contro i loro stessi provvedimenti.

    Vedo anzi problemi per tutto ciò che fin qui è rimasto intorno al Pd (e che era fino a due minuti fa casa di Schlein) per sedersi su qualche poltroncina. Come Sinistra Italiana e i Verdi, che nel Lazio correranno già divisi, nemmeno 100 giorni dopo essersi presentati insieme alle elezioni politiche, sulla candidatura a presidente della regione. O come l’ammucchiata opportunista di sigle sorte intorno al sindaco di Roma Gualtieri. Una segreteria Schlein del Pd li ammazzerebbe. Anche se questo forse è l’unico argomento convincente per sostenerla anche dall’esterno del Pd..

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