Sci-Fi: per non perdere la rotta #3

di K. G. Sage

Puntata dedicata al Cyberpunk e ai suoi molti discendenti.

Di recente mi è stata posta questa domanda: “il Cyberpunk, di preciso, che cos’è?”

Devo ammettere che l’interrogativo mi ha colto di sorpresa. Naturalmente, da appassionato di letteratura e cinematografia fantascientifica sapevo cosa fosse il Cyberpunk. Tuttavia non avevo ben chiaro che rappresentasse “di preciso”. Allora ho fatto qualche ricerca.

Genere, corrente o movimento, fase.

Queste le definizioni più coerenti che sono riuscito a estrapolare dai documenti presi in esame. Avrete notato che si tratta di termini non del tutto concordanti. Questo ci riporta al punto di partenza. Sappiamo cos’è ma non riusciamo ancora a determinarlo in maniera univoca, attribuendo al termine un significato esente da interpretazioni. Stando così le cose non ci resta che tentare la strada dell’analisi storica.

Proviamo a risalire alle origini del Cyberpunk.

Sappiamo che il periodo di riferimento è la prima metà degli anni ’80 del secolo passato, quando fa la sua comparsa sulle scene nella doppia veste di movimento letterario – in contrapposizione alla mainstream del momento – e cultura pop underground con inclinazioni socio-politiche capace di esercitare un’influenza su arti figurative e cultura mediatica.

Noi però ci occuperemo solo della sua veste letteraria.

Poiché la corrente principale si esaurì nel giro di quattro o cinque anni sarebbe più corretto definirla ‘fase’.

La nostra breve analisi sembrerebbe averci fornito una risposta. Ma a noi piace andare in fondo alle questioni quindi scaveremo più a fondo, ci spingeremo oltre le apparenze.

E scavando scopriamo che la prima opera a issare il vessillo del Cyberpunk è l’omonimo racconto di Bruce Brethke. Nel 1980 lo scrittore americano coniò il termine unendo i vocaboli cyber (cibernetica) e punk (feccia) per titolare il sopracitato racconto uscito tre anni dopo.

La strada era aperta e altri autori la percorsero.

Nel 1984 William Gibson pubblicò Neuromancer (edito in Italia nel ’86 con il titolo italianizzato Neuromante), opera che consacrò il Cyberpunk portandolo alla fama mondiale. Il romanzo valse all’autore i premi più prestigiosi del Sci-Fi aggiudicandosi, primo nella storia, la clamorosa tripletta Premio Hugo (giuria popolare), Nebula (associazione scrittori) e Philip K. Dick (edizioni paperback).

Nell’antologia Mirroshades: The Cyberpunk Anthology del 1986 (Mirrorshades: L’antologia della fantascienza Cyberpunk, 1994) lo scrittore Bruce Sterling raccolse le opere di quegli autori che per primi esplorarono il nuovo territorio definendo attraverso mezzi espressivi punkinformatici, ambientazioni postmoderne corporativiste e decadenti e condizioni “artificiali” il genere.

Genere dunque. Poiché forma di espressione letteraria con fraseologia e argomenti propri. Un’intricata commistione tra sovversivismo e informatica spinta.

Nella sua prefazione Sterling definisce i colleghi “Scrittori che hanno vissuto dentro e persino sotto la propria pelle un rapporto intimo con la tecnologia”.

Certo è che il consumismo tecnologico degli anni ottanta ebbe a giocare un ruolo chiave nel condizionare la struttura narrativa della fantascienza. Così come furono compartecipi l’evoluzione del dissenso ideologico e della critica sociale nell’atto di occupare le piazze virtuali offerte dalla rete informatica globale, la psichedelia, la beat generation.

E allora dalla fantasia degli autori ecco emergere estese megalopoli circondate da periferie degradate, corporazioni economiche spesso legate alla yakuza – vere e proprie forme di tecnocraziahacker dissidenti che rivestono il ruolo dell’antieroe malinconico, anticonformista e disilluso, personaggi in cerca di soldi facili ed emozioni forti indotte da software psichedelici e droghe sintetiche che producono assuefazione e spersonalizzazione, innesti cibernetici in sostituzione di parti del corpo danneggiate e supporti in grado di offrire sensi aggiuntivi che danno accesso a una realtà aumentata – upgrade dell’umana condizione – e il cyberspazio, un nuovo scenario privo di locazione fisica, una dimensione intangibile che connette hardware e software di tutto il pianeta nella quale gli hacker vivono un’esistenza parallela.

Il mondo entra negli anni novanta. Il panorama letterario si arricchisce di autori che ispirati dal Cyberpunk elaborano nuove concezioni, discendenze che si raggruppano in due derivazioni principali: futurista e retro-futurista.

Le analizziamo brevemente partendo dalla prima.

Il futuro distopizzato fin qui descritto sfocia nel Postcyberpunk, la versione 2.0 del ceppo originario, la naturale evoluzione del genere che non solo strizza l’occhio a ideologie postumaniste ma cerca di spingersi oltre.

Se il Cyberpunk è un genere di ispirazione Hard-Boiled decadentista, la sua evoluzione ha una visione più fiduciosa e meno nichilista. Una visione costruttiva. Il protagonista Postcyberpunk, un eroe meno rude del predecessore poiché parte di una realtà postera più stabile, piuttosto che abbattere il sistema predilige correggerne le distorsioni operando dall’interno. Nel genere si segnala per originalità il romanzo Snow crash (1992) dell’autore statunitense Neal Stephenson (edizione italiana del 1995).

Dicevamo che il genere cerca di spingersi oltre. E lo fa attraverso due sottogeneri di matrice spiccatamente transumanista.

Il Biopunk professa i miracoli della manipolazione genetica. Presagisce miglioramenti fisici ottenuti attraverso alterazioni mirate del DNA operate da bioingegneri, la creazione di nuove tecnologie aventi una struttura organica – ibridi tecno-biologici – e di forme di vita artificiali prodotte in laboratorio. Nel Biopunk si ha un ritorno alle trame di stampo Hard-Boiled, influenzate stavolta dagli anime. Come lettura segnalo il romanzo pluripremiato dell’italo-americano Paolo Bagicalupi The windup girl (2009), pubblicato in lingua italiana nel 2014 con il titolo La ragazza meccanica (che sarebbe appropriato definire ‘bio-meccanica’).

Attraverso il Nanopunk invece il lettore esplora un futuro dominato dalla nanotecnologia, dove microscopiche unità cyber-meccaniche sono in grado di riparare o distruggere la materia – sia biologica che inorganica – e dare corpo a forme complesse, talvolta senzienti. Nel Nanopunk è possibile imbattersi in tecnologia aliena, ambientazioni extraplanetarie e situazioni che vedono coinvolte forme di intelligenza artificiale. Purtroppo, essendo un sottogenere di recente sviluppo non offre una bibliografia esaustiva, la quale si riduce ulteriormente se prendiamo in esame soltanto le opere tradotte in lingua italiana. Il suggerimento è di scoprirlo attraverso i quattro romanzi in lingua inglese della serie The nanotech succession dell’autrice Linda Nagata: Tech-Heaven (1995), The bohr maker (1995), Deception well (1997) e Vast (1998).

La derivazione retro-futurista del Cyberpunk propone diversi sottogeneri ambientati in un passato rivisitato in chiave speculativa sulla base di un improbabile sviluppo della tecnologia in uso nel periodo storico evocato da ciascun sottogenere.

Ne sono un esempio lo Steampunk di ambientazione vittoriana e la versione Western di cui abbiamo parlato nella puntata precedente; il Dieselpunk, ispirato alla locomozione a diesel del periodo storico che comprende le due guerre mondiali e tratta di guerra e nazismo senza discostarsi dal retrofuturismo punk; il Clockpunk, sottogenere che si rifà al rinascimento proponendo un passato che vede realizzate le macchine elaborate da Leonardo da Vinci; il Teslapunk di collocazione otto- novecentesca – tra il Dieselpunk e lo Steampunk –, ambientato in un mondo rivoluzionato dagli studi sull’energia condotti dal fisico e inventore Nikola Tesla; l’Atompunk, post-apocalittico pre-digitale che racconta una versione distopica della guerra fredda costellata di robot, mutanti, centrali atomiche, armi a raggi e viaggi spaziali.

Concludiamo citando – per semplice dovere di cronaca – i meno affermati Stonepunk (era neolitica), Sandalpunk (età del bronzo ellenica epoca romana pre-medioevale), Decopunk (secondo quarto del IXX secolo) e Mythpunk (mescolanza di mitologia e fantascienza).

       [ C O N T I N U A ]

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