Scor-data: 1 gennaio 1894

La strage di Pietraperzia (e riflessioni sull’oggi)

di Angelo Maddalena (*)   

«Lu primu jinnaru ca trasi di luni, succissiru gran danni e gran ruini, a li dui li tri na rimurata, ognunu a la matrici si nni jiva, pariva na speci di missa cantata» ma a un segnale dato, un battito di mani, un fischio, i passi cambiano direzione e velocità, si dirigono verso la piazza centrale del paese: siamo a Pietraperzia, 1° gennaio 1894, nella piazza davanti alla chiesa i fascianti trovano la bandiera tricolore e la staccano, poi vanno alla Società dei congedati e chiedono che sia loro consegnata la bandiera tricolore. I congedati all’inizio non vogliono ma poi vedono gente uscire fuori dalle porte e aggiungersi a quelli che chiedono la bandiera, e allora la consegnano; «abbassu li dazi e viva lu suvranu» urlano i fascianti con la bandiera in mano. «A lu municipiu, a lu municipiu amma gghiri» dicono. Hanno in mano vanghe, forconi, rastrelli, zolfo, paglia. Arrivano al municipio e fanno scempio di tutto ciò che trovano: «tuttu lu municipiu fu arsu, d’ogni scrittoriu fu dispersu, fu distruttu tuttu lu mubigliu, finu a unni tinivanu cunsigliu». Dopo si dirigono all’esattoria e lì trovano la cavalleria, uomini armati in divisa, gendarmi che sparano su uomini e donne: 8 di loro rimangono a terra sopra il loro sangue, senza vita.

E’ un tragico 1° gennaio: in Sicilia da quasi un anno si sono formati i Fasci dei lavoratori siciliani. E’ una organizzazione a livello regionale e federale, non sono come i partiti anche se risentono della spinta del neonato partito socialista. Ci sono molti anarchici e molte donne. Il ministro Crispi ordina lo Stato d’assedio generale e promulga leggi repressive che portano a centinaia di arresti e decine di morti ammazzati dai militari, durante assalti ai casotti dei dazi e alle esattorie. I fasci, formati da minatori, contadini, operai, jurnateri, chiedono l’abbassamento dell’orario di lavoro e l’aumento dei salari, organizzano uscite fuori porta, comizi nelle piazze e nei teatri. A Giardinello l’11 dicembre 1893 muoiono 11 persone sotto i colpi dei fucili dei militari e altri undici a Lercara, il 25 dicembre. Sempre in quei giorni molti feriti ad Assoro, Partinico e Valguarnera. Il 1° gennaio 1894, a Pietraperzia, come racconta il poeta dell’epoca Santo Di Blasi, «succissiru gran danni e gran ruini».

Questa la cronaca ma – scrive Angelo Maddalena – «volevo aggiungere un raffronto con il movimento dei forconi». Eccolo.

I Fasci siciliani ci riportano a una dimensione di lotta popolare di più di cento anni fa, purtroppo molti in Sicilia hanno dimenticato questo patrimonio di memoria collettiva di lotta e conflitto popolare. Io stesso ho scoperto a 30 anni questa storia “locale” e viscerale del mio paese, Pietraperzia. Esiste una tesi di laurea di Vincenzo Di Natale, mio compaesano ma abitante a Enna. Nella memoria confusa e perduta di molti di noi “contemporanei” addirittura i Fasci siciliani a volte possono confondersi con il fascismo perché la radice del nome è simile, ma in realtà di tutt’altro genere furono quelle lotte orizzontali, che coinvolsero molte donne rivendicando dignità e cambiamenti di rapporti di lavoro e anche per questo motivo furono represse nel sangue con arresti e persecuzioni di anarchici e non solo. Proprio in questi giorni, ma da più di un anno, c’è il rischio di confondere le proteste dei “forconi” siciliani e del coordinamento 9 dicembre, con lotte passate come i fasci siciliani. Io un anno e mezzo fa da lontano (abitavo a Milano) ero tentato, nell’emotività ingenua, di vedere nei Forconi siciliani un barlume di lotta popolare seria, riportando alla memoria la dignità e l’autenticità dei fasci siciliani. La prima cosa che mi fece allarmare fu l’aver visto su «La Padania», il giornale della Lega Nord, elogi ed esaltazioni del movimento dei Forconi. Col tempo ho capito bene, conoscendo anche ragazzi siciliani aderenti al Movimento dei Forconi, cosa bolliva in quella pentola. Uno di questi “giovani” si ostina a segnalare leggende metropolitane sui sussidi (fra i 20 e i 60 euro al giorno!) di cui godrebbero gli immigrati, anche quelli clandestini! Assurde leggende cavalcate da leghisti e “teste calde” di Forza Nuova e altre sigle che inneggiano all’Identità nazionale! Così come ho visto facce e sigle di Forza Nuova in manifesti elettorali di un anno e mezzo fa in Sicilia, per le Regionali, una «forza nuova» per la rivoluzione siciliana! E Rivoluzione Siciliana è uno dei partiti nati dal Movimento dei Forconi in Sicilia: i vari Mariano Ferro e altri come lui sono stati quelli che prima hanno fomentato le proteste per far abbassare i prezzi del carburante dei camion (quindi per i camionisti e forse i trattoristi) poi visto che il movimento stava sfuggendo di mano hanno pensato bene di svenderlo ai politicanti locali (di centrodestra, nella fattispecie dell’area ragusana, perché Mariano Ferro è di quelle parti) e di dar vita a formazioni partitiche: Rivoluzione Siciliana con De Luca nell’area del messinese, Il partito dei Forconi con Mariano Ferro, mentre altri sono stati incanalati nel Partito dei siciliani che comprende l’Mpa di Lombardo e qualcun altro è confluito nel Grande Sud di Micciché. Ora, dopo l’8 dicembre, ho visto scene a Rho e a Genova parecchio inquietanti e ridicole: polizia connivente, facce e bandiere tricolori con simboli più o meno nascosti di estrema destra. Il 18 dicembre c’è stato un flop, molto meno partecipanti di quelli che si aspettavano a Roma e tante facce da Casa Pound. Speriamo che ognuno di noi possa discernere e guardare con gli occhi aperti e liberi dalle mortadelle della distrazione e dalla voglia di “rivoluzione” facile e veloce.

Senza voler idealizzare o mitizzare un movimento popolare e politico rispetto a un altro, posso decisamente paragonare il movimento NoTav della Val di Susa a quello dei Fasci Siciliani, sia perché è frutto di un percorso lungo ed elaborato, a differenza di certi movimenti recenti populisti e troppo “veloci” per essere credibili, oltre che subito risucchiati dai soggetti partitici e istituzionali, come è capitato e sta capitando ai Forconi. Il movimento No Tav, con tutti i distinguo possibili e con tutte le derive e delusioni eventuali, ha espresso ed esprime qualcosa che può far pensare e vivere una dimensione di lotta collettiva simile a quella dei Fasci siciliani: ciò che soprattutto differenzia questa lotta da tante altre è la dimensione di identificare un nemico concreto, che offende e minaccia la terra e ovviamente chi ci abita, cioè la devastazione di una montagna per costruire un tunnel e una linea ferroviaria (già esistente per altro) con soldi pubblici. Questo non toglie che la Val di Susa fa parte del Piemonte ed è una Valle dove molti voti negli ultimi anni sono andati alla Lega Nord, anche se probabilmente ora si sono spostati verso Rifondazione, i Verdi e il Movimento 5 Stelle: il movimento ha saputo esprimere una forza popolare di apertura e inclusione, anziché arenarsi su tendenze escludenti e legalitariste. Ha saputo aprirsi, o comunque esprimere una volontà di farlo, con tutte le difficoltà e le delusioni presenti, le cadute, gli indietreggiamenti e quant’altro.

(*) Angelo Maddalena è autore del monologo teatrale «Lu jurnu di tutti li santi» che comprende il racconto del 1° gennaio 1894 a Pietraperzia.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 1 gennaiofra l’altro avevo ipotizzato: 1474: nasce Bartolomè de Las Casas; 1804: Haiti è libera; 1919: nasce Salinger; 1920: Duchamp presenta la Gioconda con i baffi; 1923: nasce Ousmane Sembene; 1962: muore Mario Trambusti, ultimo “clandestino”; 1977: «Charta 77»; 1980: servizio sanitario gratuito in Italia; 1984: Pertini attacca «la classe politica»; 1994: sollevazione in Chiapas. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Troppi smemorati a sud come a nord e senza memoria il futuro e’ il balia del caso e degli arruffapopoli di turno. Auguriamoci che il 2014 ci faccia ritrovare un po’ il senso della storia e di utopie condivise.

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