Scor-data: 1 ottobre 1950

Nasce Radiotre: una istruttiva cronologia della Uri-Eiar-Rai, la radio “di Stato” in Italia

di Remo Agnoletto (*)

Nel disastro italiano dell’informazione pubblica (e privata) Radiotre resta una piccola isola “felice”. Oggi avremmo voluto festeggiarla in blog con una “scor-data” e magari un po’ di link; poi – nel consueto can can – ci è un po’ passato di testa a tutte/i. Tranne a Remo che ha montato un’utile cronologia.  Eccola in attesa di… una prossima “riparazione”. (db)

La prima legge italiana in materia di radiotelegrafia e radiotelefonia è la 395 del 30 giugno 1919.

Nel 1924 – dunque c’è già il fascismo – nasce il ministero delle Comunicazioni, con a capo Costanzo Ciano. Il 1° maggio viene emanato il primo decreto legge – il 655 – che definisce i contenuti delle radiodiffusioni, il sistema di finanziamento per i futuri concessionari attraverso la pubblicità commerciale e un canone di abbonamento. Il 10 luglio, il Regio Decreto 1226 approva il regolamento di attuazione 1067 dell’8 febbraio 1923 che stabilisce: «l’impianto e l’esercizio di comunicazioni per mezzo di onde elettromagnetiche senza l’uso di fili sono riservati allo Stato, con facoltà del governo di accordarli in concessione».

Il 27 agosto, a Roma, nasce l’Uri (Unione Radiofonica Italiana).

Il 6 ottobre iniziano i programmi con un concerto inaugurale.

Il 31 ottobre l’agenzia giornalistica Stefani è designata, con delibera del governo, unica fonte delle notizie che l’Uri può trasmettere.

All’epoca il prezzo di un apparecchio radiofonico equivale allo stipendio medio mensile di un impiegato statale.

Il 18 gennaio 1925 esce il primo numero del «Radio Orario» (poi «Radiorario») cioè il settimanale ufficiale dell’Uri. Dal 16 marzo vanno in onda, oltre alle «Notizie Stefani» le «Comunicazioni governative» alle 13 e alle 19,30. Il resto della programmazione è prevalentemente musicale, con spazio anche per il jazz (che ufficialmente non era ben visto).

Il 31 agosto va in onda il primo segnale orario. L’8 dicembre sempre del 1925 entra in funzione la stazione radiofonica di Milano.

Il 9 aprile 1926, a Torino, nasce la Sipra (Società italiana pubblicità radiofonica anonima) che ottiene la gestione della pubblicità dell’Uri. In ottobre comincia la pubblicità via radio, con brevi comunicati durante gli intervalli fra i programmi.

Il 14 novembre entra in funzione la stazione radiofonica di Napoli. Il mese successivo va in onda il primo collegamento in simultanea Roma-Milano-Napoli.

Il 19 giugno 1927 va in onda la prima radiocronaca sportiva in diretta: è il Gran premio di galoppo da San Siro. Dal teatro Dal Verme, il 12 luglio, la stazione di Milano trasmette in diretta «Tosca» interpretata da Beniamino Gigli.

Il 15 gennaio 1928 la concessionaria Uri assume ufficialmente la denominazione di Eiar (Ente italiano per le audizioni radiofoniche). Il controllo del regime sulle trasmissioni è sempre più asfissiante.

Prima radiocronaca, il 25 marzo, di una partita di calcio: Italia-Ungheria (per i maniaci finisce 4 a 3…. come un’altra celebre partita della nazionale italiana molti anni dopo).

Sono inaugurate altre stazioni radiofoniche (Genova e Bolzano).

Dal 7 gennaio 1929 va in onda il «Giornale parlato» in tre edizioni quotidiane.

Nel 1930 la direzione generale Eiar si trasferisce da Milano a Torino da dove il 15 trasmettono i primi notiziari del «Giornale Radio». Guglielmo Marconi realizza a Roma la prima antenna per le trasmissioni in onde corte. Il 1° luglio, nei pressi della capitale, entra in funzione il Centro Radio Imperiale di Prato Smeraldo, la prima stazione che trasmette a onde corte per l’estero.

Il 12 febbraio 1931 viene inaugurata Radio Vaticana, realizzata con l’apporto di Guglielmo Marconi: una prossima volta racconteremo in blog la lunga, tragicsa storia dell’etere “sacro” che fa ammalare. Il 14 giugno si inaugura la stazione radiofonica di Palermo. Iniziano le prime trasmissioni in onde corte per l’America del Nord.

Nel 1932 entrano in funzione le stazioni di Firenze e Bari.

Entra in scena un mito delle radiocronache, Nicolò Carosio, con i suoi tic, il suo nazionalismo, le sue battute becere ma anche un gran ritmo: il 1° gennaio 1933 commenta Italia-Germania (3 a 1).

La parola d’ordine del regime fascista è creare una «coscienza radiofonica» nel Paese, ogni villaggio deve avere la sua radio. Il 16 agosto nasce l’Ente radio rurale per raggiungere anche i contadini. Il 27 novembre inizia la rubrica giornalistica «Commento ai fatti del giorno». La rubrica si chiamerà, poco dopo, «Cronache del regime».

Nel 1934 c’è una disposizione ministeriale per dotare tutti gli esercizi pubblici di apparecchio radio. Il 12 marzo 1935 iniziano le trasmissioni per il Sud America in italiano, portoghese e spagnolo e il 14 aprile quelle per il bacino del Mediterraneo, in lingua italiana. Con il Regio Decreto Legge 1829 del 26.09.1935 si stabilisce (cioè si conferma) il controllo sui programmi del ministero per la Stampa e la propaganda. In seguito alle direttive del governo sull’atteggiamento dell’Italia nei confronti dei Paesi che hanno deciso le sanzioni contro l’Italia (dopo l’aggressione fascista all’Etiopia) l’Eiar trasmetterà soltanto musica italiana e di Paesi non allineati alla Società delle nazioni.

Nel 1936 iniziano le trasmissioni per la cosiddetta Africa Orientale in italiano; per la Grecia in greco; per l’Estremo Oriente in inglese, cinese, giapponese, indostano. I due nani – Mussolini e il re – credono di avere un impero. Sempre quell’anno c’è un accordo Eiar-Figc (Federazione italiana gioco calcio) per la radiocronaca domenicale del secondo tempo di un incontro del campionato di serie A.

Adesso il «Gr», cioè il giornale radio, ha 6 edizioni giornaliere. Il Regio Decreto 645 (legge postale e delle telecomunicazioni) del 27.02.1936 disciplina “organicamente” l’intero settore dei servizi di telecomunicazione, stabilendo la loro appartenenza esclusiva allo Stato e fissando le norme del loro esercizio in concessione.

Viene completato il collegamento in cavo fra tutte le stazioni radiofoniche italiane.

Nel 1937 iniziano le trasmissioni per gli italiani all’estero. Il 22 maggio nasce il Minculpop, cioè il ministero per la cultura popolare, che ha competenze anche sulla programmazione radiofonica.

Dal 1939 le trasmissioni a onde corte vengono utilizzate per operazioni militari. L’Eiar offre abbonamenti gratuiti alle famiglie numerose. «Radio Sociale» viene dedicata agli operai (va in onda all’ora di mensa) e «Radio Igea» ai degenti negli ospedali (la domenica). Nell’autunno l’Eiar promuove una sorta di referendum radiofonico collegato con un concorso a premi: il primo vero “sondaggio” che coinvolse – così almeno si disse – il 75% degli abbonati, circa 900.000 persone.

Nel 1940 papa Pio XII concede l’indulgenza plenaria via etere. La radio allarga i suoi spazi e i suoi “poteri”.

Con l’annuncio, diffuso dall’Eiar, dell’entrata in guerra nel giugno 1940 salgono a 8 le edizioni del Gr. Tutte le stazioni trasmettono un programma unificato, la chiusura delle trasmissioni viene anticipata alle 22. Più tardi sarà abolita la musica da ballo e ridotta quella leggera.

Il 16 giugno 1940 viene emesso un decreto legge repressivo dell’ascolto radiofonico di emittenti estere, in particolare di Radio Londra.

Finalmente una buona notizia: il 25 luglio 1943 alle 22 il gr dà notizia dell’arresto di Benito Mussolini.

Il 6 agosto inizia a trasmettere Radio Palermo: notizie, musiche americane e messaggi in codice ai partigiani.

L’8 settembre – ore 19 e 45 – la radio diffonde la dichiarazione di Badoglio sull’armistizio. L’11 settembre comincia a trasmettere Radio Bari che svolgerà una preziosa funzione di sostegno alla Resistenza.

In seguito alle direttive dell’Armistizio dell’8 settembre vengono interrotte dall’Italia tutte le trasmissioni radiofoniche in onde corte.

Il 6 giugno 1944, due giorni dopo la liberazione della città, Radio Roma apre le nuove trasmissioni con la notizia dello sbarco in Normandia.

Il 24 agosto viene nominata una commissione per l’epurazione del personale dell’Eiar fascista. Con il Decreto legge del 26 ottobre l’Eiar cambia denominazione in Rai (Radio audizioni Italia). Come si verificherà purtroppo in molti campi dell’Italia che lotta per liberarsi del nazifascismo mutano i nomi, la camicia non è più nera ma molti fascisti, anche di primo piano, si stanno riciclando e rimangono indisturbati in posti-chiave.

Il 25 aprile 1945 Radio Londra trasmette un resoconto della giornata di liberazione dell’Italia. Dal 15 luglio il Gr è controllato da una commissione istituita dal Comitato di liberazione di Milano, di cui fanno parte tutti i partiti ma anche rappresentanti della radio.

Il 22 dicembre ricomincia la gestione unificata della radio. Alla fine della guerra gli impianti radiofonici erano ridotti a 12 stazioni in onde medie più 2 stazioni a onde corta.

Nel 1946 con «Oggi a Montecitorio» – che diventerà «Oggi in Parlamento» – ideato e condotto da Jader Jacobelli si dà via a un programma informativo sulle attività parlamentari.

Il 3 novembre la Rai riorganizza i programmi nazionali a onda media: con la Rete Rossa e la Rete Azzurra, complementari nell’offerta dei programmi.

Il 7 maggio 1948 viene approvata la Convenzione fra governo e Rai che prevede la ricostruzione del Centro radiofonico a Onde corte di Prato Smeraldo e l’affidamento alla Rai della gestione tecnica delle trasmissioni per l’estero.

Il 1° ottobre entra in funzione a Milano la prima stazione sperimentale di radiodiffusione a modulazione di frequenza.

Nel 1949 si costituisce la società Eri (Edizioni radio italiana). Il capitale è interamente Rai.

Il 1° ottobre 1950 iniziano le trasmissioni del Terzo programma, con deciso indirizzo culturale. Il nuovo canale è diffuso dalla nuova rete a modulazione di frequenza e da 3 trasmettitori a onda corta. C’è anche una parallela edizione a stampa, con il medesimo titolo «Terzo programma», di una rivista trimestrale della Eri dove le copertine verranno illustrate dai più noti pittori italiani.

Radiotre resterà – e per ora rimane – una piccola “isola felice” (per libertà e intelligenza) all’interno di una informazione “pubblica” prima controllata dai partiti (con pochissime eccezioni) e poi, dopo qualche piccola apertura “di libertà” nel decennio ’70, di nuovo asservita ai poteri forti, italiani e non.

(*) Ricordo – per chi si trova a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

 

Remo Agnoletto

  • E’ importante il riconoscimento di RadioTre come isola felice: è ossigeno per il mondo culturale italiano, che non è fatto solo dai soliti noti, ma anche da chi legge, ascolta, vede e magari ci ragiona anche su. E’ una radio che, surrettziamente, insegna anche la tolleranza e il senso del proprio limite: non si finisce mai di imparare. E quindi che non esistono verità assolute, ma la continua ricerca della verità, sapendo che l’errore è un inciampo di tutti i giorni. Assieme a RAI 5 e Rai Storia e qualche approfondimento in alcuni altri canali, costa 31 centesimi di euro al giorno: un caffè fatto in casa. Ci si può stare.

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