Scor-data: 10 maggio 1975

El Salvador: il poeta-guerrigliero Roque Dalton viene ucciso dai suoi stessi compagni di lotta

di David Lifodi

La notte del 10 maggio 1975 “una pallottola sparata di fianco” uccise il poeta rivoluzionario salvadoregno Roque Dalton: è Eduardo Galeano ad utilizzare questa espressione, nel suo Memorie del Fuoco, per far capire che Roque era stato ucciso dai suoi compagni di lotta dell’Ejército Revolucionario del Pueblo (Erp), a cui lui stesso aveva aderito.

La militanza

Quell’assassinio segnò profondamente il movimento guerrigliero salvadoregno: Paco Ignacio Taibo II scrisse che la sinistra di El Salvador aveva perso il suo più lucido militante, mentre nel Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln), a distanza di anni, in molti non si davano ancora pace per quanto accaduto.  Il 16 gennaio 2012 la giustizia salvadoregna ha scagionato dall’accusa di omicidio Joaquín Villalobos e Isidro Meléndez, due dei guerriglieri allora più in vista dell’Erp, che hanno goduto di una sorta di prescrizione che è servita loro a scongiurare il carcere. Nonostante l’assoluzione e le dichiarazioni di facciata di entrambi, piene di ambiguità e imbarazzi, dovranno fare i conti con la propria coscienza: tutti e due abbandonarono le fila dell’Fmln, di cui Villalobos è stato anche comandante, negli anni Novanta. Roque Dalton, insieme all’operaio Armando Arteaga, era stato arrestato dai vertici dell’Erp  per la loro presunta collaborazione con la Cia: fu la stessa intelligence Usa a mettere in giro questa voce grazie al lavoro sporco dello Shit Department (non c’è bisogno di traduzione), cioè una sezione sorta appositamente per infangare, screditare e seminare zizzania all’interno delle organizzazioni rivoluzionarie dell’America Latina. La Cia si era infiltrata all’interno dell’Erp ed era riuscita a dipingere Dalton come uno di loro: fu questo che trasse in inganno i capi della guerriglia, convinti che il poeta si fosse trasformato in una spia che passava le informazioni agli squadroni della morte di Arena, l’Alianza Republicana Nacionalista di estrema destra che ha seminato il terrore durante gli anni anni ’80 ed ha eletto numerosi presidenti alla guida del paese. L’omicidio di Roque Dalton causò un grande sgomento in tutto il continente, e molti combattenti abbandonarono la guerriglia. Il consiglio dell’Erp, composto da Villalobos, Meléndez, Vladimir Rogel e Alejandro Rivas Mira, emise una vera e propria condanna a morte nei suoi confronti, dopo averlo picchiato e torturato (insieme ad Arteaga) durante gli interrogatori. Un’umiliazione per il poeta, portatore di quel desiderio di giustizia sociale che saliva forte da tutto il Centroamerica, tanto da spingere lo stesso Roque Dalton a partecipare attivamente alla formazione dell’Ejército Guerrillero de los Pobres (Egp) in Guatemala. Dalton conduceva una vita fin troppo anticonformista per le liturgie ingessate della guerriglia salvadoregna, che lo tacciò di essere un intelectual de mierda y pequeñoburgués. L’esistenza di Roque Dalton , prima della sua morte,  era stata avvenuturosa e in più circostanze aveva salvato la propria vita per miracolo. Costretto alla prigione e poi all’esilio sotto la dittatura di José María Lemus, Roque Dalton tornò clandestinamente in El Salvador nel 1964, ma fu tratto di nuovo in arrestato e condannato a morte: riuscì a salvarsi grazie a un terremoto che sconvolse il paese, distrusse il carcere e gli permise di fuggire. Allora si rifugiò a Cuba e divenne amico di Fidel Castro: fu redattore della Revista Internacional, ma scelse anche di essere addestrato alla pratica militare. Al suo ritorno in patria, nel 1973, si unì alla guerriglia, con la quale sorsero divergenze in merito alla strada da prendere. Il poeta riteneva necessario che l’Erp avesse la sua base nelle masse, povere e scontente, un frente de masas, ma per aver portato avanti questa sua convinzione fu accusato di creare divisioni all’interno della stessa organizzazione guerrigliera. Un’altra “colpa” di Roque Dalton fu quella di essere al soldo dei servizi segreti cubani. Le dichiarazioni rilasciate nel tempo da Villalobos e Meléndez sulla morte di Roque Dalton dovrebbero imbarazzare, prima di tutto, loro stessi. Al contrario, Villalobos non ha mai fatto autocritica per quanto accaduto: ha riconosciuto che l’assassinio di Roque Dalton fu un errore di gioventù, ma sostiene di non esser stato lui il responsabile. Quando l’Erp prese la decisione di uccidere il poeta, Villalobos non si schierò né a favore né contro: così ha giurato molte volte. L’ex comandante dell’Fmln si è più volte contraddetto. Nel 1993, in un’intervista rilasciata al quotidiano messicano Excélsior, fece i nome di tutti i capi dell’Erp che decisero per l’eliminazione di Roque Dalton. Del resto, per Joaquín Villalobos la coerenza non è proprio il suo forte: dopo aver lasciato l’Fmln, l’ex guerrigliero si è riciclato come consulente in attività di sicurezza e contrasto al narcotraffico per i peggiori governi e presidenti del continente, dai fascisti di Arena, contro i quali aveva combattuto, al colombiano Álvaro Uribe, fino a trasformarsi in un intellettuale organico del calderonismo negli anni in cui il mandatario messicano Felipe Calderón è stato a Los Pinos. Villalobos ha sempre avuto un rapporto particolare con il Messico: prima di rendere i suoi servigi da mercenario a Calderón, nel 1993 si era legato a Salinas de Gortari, con il quale collaborò per la stesura di una politica contrainsurgente nei confronti del levantamiento zapatista nel Chiapas. Addirittura ha scritto alcuni articoli per El País contro i governi di sinistra del continente, il che non sorprende considerando l’attività di disinformazione sull’America Latina di cui il quotidiano spagnolo è da tempo responsabile. Dalle colonne de El País ha salutato il golpe honduregno che rovesciò Manuel Zelaya nel 2009 e, contemporaneamente, ha iniziato a collaborare con l’ex presidente colombiano alla repressione contro la guerriglia delle Farc, dopo aver svolto il ruolo di consulente per due presidenti di El Salvador noti per la loro appartenza all’ultradestra: Francisco Flores e Tony Saca. Percorso simile quello di  Isidro Meléndez , con l’aggravante di essere direttore della Protezione Civile sotto l’attuale presidente Mauricio Funes, che pure è il primo mandatario efemelista alla guida del paese, anche se in scadenza di mandato. Lo scorso ottobre la famiglia di Roque Dalton ha voluto sottolineare che Roque non era un agente della Cia, come testimoniato dalla stessa intelligence Usa nei suoi documenti declassificati : sul caso ha investigato Charles Lane, giornalista del Washington Post,  e l’inchiesta è stata pubblicata dalla rivista messicana Letras Libres. Inoltre, la famiglia ha evidenziato l’impunità che caratterizza lo stato salvadoregno, e ha giurato che continuerà a battersi affinché sia fatta giustizia.

La poesia

Membro della Generación Comprometida, Roque Dalton nelle sue Hystorias e Poemas si sdoppiava in cinque eteronimi: la giovane attivista Vilma Flores, il leader studentesco Timoteo Lúe, lo scrittore Juan Zapata, il saggista letterario Luis Luna  e il militante del movimento operaio cattolico Jorge Cruz, specializzato nelle opere di Paulo Freire e presunto autore dell’Ode solidaria a Camilo Torres. In qualità di alter ego di Jorge Cruz, Roque Dalton ha scritto i Poemas para salvar a Cristo, tra cui il toccante Credo del Che. Nel 1964 scrive Los Testimonios, un libro in cui racconta i simboli e la mitologia del suo paese, a cui dieci anni dopo dedicherà anche Las historias prohibidas de Pulgarcito (El Salvador è denominato infatti el pulgarcito – il pollicino – de América). Nel 1969 il suo Taberna y lugares riceve il premio Casa de las Américas, mentre sono dei primi anni Settanta Un libro rojo para Lenin e i Poemas Clandestinos, due tra le sue ultime opere prima di essere ucciso.

Redazione
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  • Credo del Ché

    por “Jorge Cruz” (Roque Dalton)

    El Ché Jesucristo

    fue hecho prisionero

    después de concluir su sermón en la montaña

    (con fondo de tableteo de ametralladoras)

    por rangers bolivianos y judíos

    comandados por jefes yankees-romanos.

    Lo condenaron los escribas y fariseos revisionistas

    cuyo portavoz fue Caifás Monje

    mientras Poncio Barrientos trataba de lavarse las manos

    hablando en inglés militar

    sobre las espaldas del pueblo que mascaba hojas de coca

    sin siquiera tener la alternativa de un Barrabás

    (Judas Iscariote fue de los que desertaron de la guerrilla

    y enseñaron el camino a los rangers)

    Después le colocaron a Cristo Guevara

    una corona de espinas y una túnica de loco

    y le colgaron un rótulo del pescuezo en son de burla

    INRI: Instigador Natural de la Rebelión de los Infelices

    Luego lo hicieron cargar su cruz encima de su asma

    y lo crucificaron con ráfagas de M-2

    y le cortaron la cabeza y las manos

    y quemaron todo lo demás para que la ceniza

    desapareciera con el viento

    En vista de lo cual no le ha quedado al Ché otro camino

    que el de resucitar

    y quedarse a la izquierda de los hombres

    exigiéndoles que apresuren el paso

    por los siglos de los siglos

    Amén.

  • L’ ottima scor-data di David ci ricorda che a volte la rivoluzione uccide dei rivoluzionari. Dico rivoluzione in quanto e’ indubbio che l’ ERP sia stata un’ organizzazione rivoluzionaria indipendentemente dall’ involuzione di alcuni suoi militanti e capi, tra i quali coloro che decisero di sopprimere Dalton.
    Non honessun commento su Roque Dalton ricordo solo due cose:

    1. che la battaglia perché gli assassini di Roque paghino un prezzo non e’ definitivamente chiusa e persa, ma molto dipende dalla quadro politico.

    2. che oggi in El Salvador in occasione dell’ anniversario viene proiettato in prima visione un documentario della regista austriaca Tina Leisch: ROQUE DALTON, FUSILEMOS LA NOCHE. In rete c’ e’ anche un’ intervista della regista sul suo lavoro. Non c’ e’ ancora nessun spezzone del documentario solo il trailer di un lavoro precedente di Tina Leisch, Gangster Girls.

    • Sarebbe bello poter vedere il documentario. Cercherò l’intervista a Tina Leisch in rete.
      Grazie ad Alexik per aver postato Credo del Ché.

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