Scor-data: 10 ottobre 1917

Nasce Thelonious Sphere Monk

di Giorgio Rimondi (*)  

 Monk-gatto

foto di Pannonica de Koenigswarter, Thelonious Monk, anni cinquanta (senza altre indicazioni)   

In «Luce d’agosto» William Faulkner scrive che i neri sono capaci di calarsi nella durata come fanno i gatti, che a forza di immobilità e sonnolenza hanno finito per vincere l’eternità. Non so se Thelonious Monk leggesse Faulkner, né credo che, leggendolo, lo approvasse. Certo è che alcuni suoi ritratti, come questo della “baronessa del jazz”, sembrano fatti apposta per dar ragione al narratore americano. Anche perché sappiamo che Monk dormiva molto, volentieri e profondamente. E sappiamo che per lui il tempo non era solo la materia di cui è intessuta l’esperienza umana, ma il segreto della sua ispirazione. Perché con la sua musica Monk il tempo non lo subiva ma lo scolpiva. E con il tempo anche il contrattempo: quella sua speciale abilità di ritardare le soluzioni ritmiche e armoniche, raddoppiando o rallentando all’improvviso, prendendo il tempo per i capelli e strapazzandolo, ogni volta facendolo rinascere e ricominciare. A modo suo, ovviamente. Cioè con sovrano disprezzo delle regole. Con quello stile che disorientava i pedanti. Ma per comporre quella musica Monk aveva bisogno di riflettere molto, intensamente, continuamente. Aveva bisogno di “prendere tempo”. Ovviamente a modo suo. Cioè dormendo.

(*) Quello qui pubblicato è un frammento del saggio (in italiano) «Tempo della musica e tempo dell’immagine. A Contribution to Jazz Photography Studies» (in inglese) che compare nel volume «Democracy and Difference: The US in Multidisciplinary and Comparative Perspectives» a cura di Giovanna Covi e Lisa Marchi (2013).

Se non conoscete Monk… recuperatelo subito. Se poi vi innamorate (è facile, vi avverto) mi sembra indispensabile il libro-cd «Misterioso» (Feltrinelli, 2005) ovvero «Viaggio nel silenzio di Thelonius Monk» di StefanoBenni con Umberto Petrin al pianoforte.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio 9 ottobre avevo ipotizzato: 253: muore Robert Bighead; 1876: nasce il telefono; 1889: nasce Guido Picelli; 1906: nasce Senghor; 1946: la polizia spara a Roma, 4 morti; 1953: Aristarco e Renzi in carcere; 1958: muore Pio XII; 1963: strage del Vajont; 1967: ucciso il Che; 1978: muore Jacques Brel; 2010: a Trento stuprato un gay. E sul 10 ottobre avevo questi appunti: «Global Work Party» OPPURE: 732: battaglia di Tours; 1518: si apre il romanzo «Q»; 1609: nasce Gerrard Winstanley; 1837: muore Charles Fourier; 1861: nasce Fridtjof Nansen; 1871: incendio di Chicago; 1930: nasce Harold Pinter; 1947: inizia il grande sciopero dei ferrovieri in Senegal; 1952: nasce Urania; 1965: gli hippies marciano su Oakland; 1977: il golpista Massera in udienza privata dal papa; 1979: l’affare Bokassa; 1985: muore Orson Welles; 2003: l’azienda Kappa interrompe i rapporti con la Birmania, dopo il boycott internazionale; 2009: proposto un «obesity day»; 2010: il ministro dell’Interno offre 2 milioni di euro alla famiglia Aldrovandi (che non ,li accetta) chiedendo in cambio di non costituirsi parte civile nei procedimenti aperti.E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori su ogni giorno.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
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