scor-data: 11 nov 2005

muore Moustapha Akkad  di Ismaele(*) Rappresenta sia la realizzazione del sogno americano (un emigrato siriano innamorato del cinema, a 20 anni arriva a Los Angeles, che inizia a fare il cinema e diventa regista e produttore) sia la bestia nera della censura italiana (non per falsità, ma per vilipendio delle forze armate, che, come altre volte, in Libia hanno tenuto un comportamento terribile, e quando c’è da vilipendere si vilipenda). Fu produttore di “Halloween”, ma da noi resta il regista e il produttore de “Il leone del deserto”, che mai vedremo in prima serata alla tv (e questo, da solo, è un ottimo motivo per guardarlo).

QUI il film “Il leone del deserto”, in italiano

…autorevoli storici si sono pronunciati sulla fondamentale fedeltà storica del film, dal maggior esperto del colonialismo italiano, Angelo Del Boca, a un autore come l’inglese Denis Mack Smith, sino a uno storico come Drew Middleton, principale corrispondente militare del New York Times e New Republic: “Mai prima di questo film gli orrori, ma anche la nobiltà della guerriglia, sono stati espressi in modo così memorabile, in scene di battaglia così impressionanti; mai – prosegue Middleton – l’ingiustizia del colonialismo è stata denunciata con tanto vigore. Chi giudica questo film col criterio dell’attendibilità storica non può non ammirare l’ampiezza della ricerca che ha sovrinteso alla ricostruzione”… da qui

Nei primi anni cinquanta suo padre, un carpentiere, gli diede 200 dollari ed una copia del Corano prima che lasciasse la sua patria per partire alla volta degli Stati Uniti per studiare regia e produzione all’Università della California di Los Angeles. A UCLA Akkad incontrò il leggendario regista Sam Peckinpah, che divenne il suo mentore cinematografico… …Nel 1981, diresse il suo secondo grande progetto, Il leone del deserto, nel quale Anthony Quinn e Irene Papas furono affiancati da Oliver Reed, Rod Steiger e John Gielgud. Il film raccontava del capo beduino realmente esistito Omar Mukhtar che combatté le truppe italiane di Mussolini nel deserto della Libia. Il film ricevette inizialmente pubblicità negative in Occidente anche perché parzialmente finanziato da Gheddafi, che investì 35 milioni di dollari nella realizzazione della pellicola a fini propagandistici. In Italia il film non è mai stato proiettato ufficialmente a causa della censura imposta dalle autorità politiche, preoccupate della cattiva luce sotto cui vengono poste le Forze Armate italiane. da qui

…Non appena uscì, “Il leone del deserto” fu censurato in Italia perchè non dava una bella immagine dei soldati italiani (all’epoca era primo ministro Andreotti). Soltanto nel 2009 il film è stato trasmesso su Sky ma tuttora è ancora difficile da reperire nel nostro paese (mi riferisco all’edizione italiana). Al di là della sua importanza come testimonianza di fatti storici, si tratta un film ben fatto, grazie alla buona direzione del regista siriano Moustapha Akkad e alle grandi interpretazioni degli attori. Molto belle alcune scene d’azione e anche l’ambientazione risulta piuttosto suggestiva soprattutto grazie a una saggia direzione della fotografia. La struttura della pellicola punta molto sulla contrapposizione a distanza tra i due grandi protagonisti, Omar Mukhtar e Graziani: i due si incontrano soltanto alla fine e qui vengono messe a confronto le loro idee. Si tratta di un film duro che mette a nudo le crudeltà perpetrate dai fascisti nei confronti della popolazione locale ma non dipinge tutti gli italiani allo stesso modo; ce ne sono alcuni, in particolare il già menzionato Diodìce e il tenente Sandrini, che hanno una coscienza e non condividono la politica attuata dai loro superiori ma sono costretti a eseguire gli ordini che vengono dall’alto. Straordinariamente efficace Anthony Quinn nei panni di Omar Mukhtar: l’attore sembra nato per ricoprire ruoli di questo genere. Bravo Oliver Reed a dare durezza e fierezza al personaggio del generale Graziani. Strepitosa Irene Papas e intenso il nostro Raf Vallone. Rod Steiger è chiamato per la seconda volta ad interpretare Mussolini (lo aveva già fatto in “Mussolini, ultimo atto” di Carlo Lizzani). Un film da vedere assolutamente, che fa riflettere e che riguarda la nostra storia, in questo caso non onorevole, a cui non possiamo restare indifferenti. da qui

La sua morte è un segno dei tempi:

…Stava per produrre un film da 80 milioni di dollari con Sean Connery su Saladino e le crociate (per il quale aveva già una sceneggiatura pronta) che sarebbe stato girato in Giordania. Riguardo al film, disse:

« …Saladino ritrae perfettamente l’Islam. Proprio ora, l’Islam è ritratto come una religione terrorista. Siccome un po’ di terroristi sono Musulmani, l’intera religione ha questa icona. Se mai ci fu una guerra di religione piena di terrore, si chiamò “crociata”. Ma non puoi certo accusare il Cristianesimo, perché pochi avventurieri lo hanno fatto. Ho concluso. »

Akkad, e la figlia trentaquattrenne Rima Akkad Monla, sono deceduti in un attentato suicida di al-Qaeda ad Amman del 2005. Erano entrambi nella piazza dell’hotel Grand Hyatt. Sua figlia si è spenta sul colpo mentre Akkad è morto di complicazioni due giorni dopo in ospedale. da qui

per approfondimenti: http://www.formacinema.it/attachments/article/173/Il%20leone%20torna%20a%20ruggire_Monica%20Macchi.pdf http://www.formacinema.it/attachments/article/173/Limes_abstract%20Gastone%20Breccia_%20Monica%20Macchi.pdf http://danielebarbieri.wordpress.com/2013/01/04/un-leone-le-stragi-la-censura-e-uno-schifezzario/

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

  • Il leone del deserto, a mio avviso un pessimo film che senz’ altro non andava proibito, può essere visto su YouTube.

    • non so ovviamente quale sia il criterio di “pessimo” e “ottimo” che Francesco 1, cioè Cecchini, usa per i film; secondo me un “normale” film hollywoodiano (con i pregi e i difetti tipici dei kolossal Usa) ma molto interessante per il tema e per le altre ragioni che spiega qui sopra Francesco 2, cioè Masala, e che altre volte sono state sintetizzate in blog. Se in Italia è stato censurato vuol dire che la paura della verità è immensa. (db)

  • dice Stanislaw J. Lec: “Tutti vogliono il vostro bene. Non fatevelo portar via” (mi sa che vale anche per i censori)

    qualche film censurato in Italia:

    Nodo alla gola di Alfred Hitchcock.

    Colpo di stato di Luciano Salce, ritenuto “scomodo” dall’establishment politico di allora, fu presto ritirato dalle sale e messo nella Cineteca Nazionale, tuttora il film è stato trasmesso in televisione nel 1985 su Canale 5 e nel 1989 su due televisioni private in occasione di una retrospettiva dedicata a Luciano Salce durante la 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

    Arancia meccanica di Stanley Kubrick non ne fu permessa la visione nelle TV italiane fino al 1999 sulla Pay-TV e fino al 2007 sulla televisione pubblica.

    Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci bloccato dalla censura fino al 1987

    Gola profonda (film pornografico) di Gerard Damiano nel 1972 fu bloccato dalla censura per tre anni; uscì nel 1975 con il titolo “La vera gola profonda”

    Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (1975) censurato fino al 1991 è stato trasmesso per la prima volta solo nel 2005 (nella Pay TV).

    Il leone del deserto di Moustapha Akkad (film storico del 1981), bloccato dall’allora primo ministro italiano Giulio Andreotti, è stato trasmesso per la prima volta sulla Pay-TV satellitare nel 2009.

    Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti.[13]

    Totò che visse due volte, (1998) di Ciprì e Maresco; il film, alla vigilia dell’uscita nelle sale, fu dichiarato “vietato a tutti” dalla Commissione di revisione cinematografica, che tentò in tal modo, di impedirne l’uscita nelle sale. Non riuscendoci invocò la denuncia per vilipendio alla religione e per tentata truffa, ma i registi e la produzione, dopo il processo di appello, furono assolti dal tribunale di Roma e il film uscì comunque.
    qui (http://it.wikipedia.org/wiki/Censura_cinematografica) e qui (http://nonsonsolofilm.altervista.org/i-film-piu-censurati-della-storia/)

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