Scor-data: 11 novembre 1975

L’Angola è indipendente

di Remo Agnoletto (*)

 

Il giorno dell’indipendenza angolana fu anche purtroppo l’inizio di una delle più lunghe guerre civili dell’Africa. Mentre il primo presidente dell’Angola, Agostinho Neto, pronunciava parole di libertà con la voce rotta dall’emozione, a Luanda nel discorso per la proclamazione della Repubblica Popolare di Angola, poco più in là i cannoni rompevano il silenzio e nella città di Huambo due organizzazioni – il Fnla e l’Unita – proclamavano la nascita di un altro governo.

La strada per giungere a quel fatidico 11 novembre era stata molto lunga. Cominciò simbolicamente nel 1948 quando un gruppo di giovani poeti angolani (Viriato da Cruz, Agostinho Neto e Mario de Andrade) avevano dato vita al movimento culturale «Vamos descobrir Angola»: fu l’embrione della lotta per l’indipendenza angolana contro il colonialismo portoghese che fu l’ultimo – sostenuto soprattutto dal Sudafrica razzista ma con molti altri aiuti occidentali “sottobanco” – a cedere il passo agli africani che chiedevano libertà. Infatti dopo «Vamos descobrir Angola» nasce, nel 1953, la prima organizzazione clandestina di liberazione dell’Angola, il Partido para a Luta Unida dos Africanos de Angola, il Plua, embrione di Mpla, cioè il movimento popolare di liberazione dell’Angola. Nel 1954 a Kinshasa nacque invece l’Upna (Uniao das Populacoes do Norte de Angola) fondato da esponenti di etnia Bakongo del Nord che sarà il germe della successiva Fnla.

ANGOLA: UNA CRONOLOGIA

Verso l’anno 1000, le popolazioni di lingua bantu si stanziano nella regione, sospingendo ai margini gli originali abitanti. Fra il XIV e il XVII secolo i bantu creano una serie di regni, tra cui spiccano quelli di Kongo, Mbundu e Ndongo. Nel 1482 la flotta portoghese, comandata da Diego Cão, raggiunge la foce del fiume Congo. Più tardi (1574), con Paulo Diaz de Novaes, i portoghesi occupano l’intera zona costiera, fondando le città di Luanda (1575) e Benguela. Per tutto il secolo XVIII, la colonizzazione portoghese è insidiata dalle ostilità degli olandesi, dalla combattiva regina locale Nzinga Mbandi e da altri re del Congo (Kiluange, Kanini, Mandune). Quel territorio diventa uno dei principali centri di rifornimento per la tratta degli schiavi e lo rimane fino al secolo XIX.

Dopo la conferenza di Berlino (1884) – che divide l’Africa tra le potenze europee – il Portogallo intensifica la penetrazione militare. Nel 1900 i coloni portoghesi sono circa 10mila (saranno 80mila nel 1950; 350mila nel 1974). L’economia coloniale è basata sullo sfruttamento delle risorse minerarie e agricole (diamanti e caffè).

Il Portogallo è sotto la dittatura di Caetano e di Salazar: nel 1951 risponde alle richieste indipendentiste delle colonie con la loro trasformazione in “province d’oltremare”. In risposta all’oltranzismo nasce nel 1956 Mpla, il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola. Nel 1961 un gruppo di militanti dell’Mpla prende d’assalto le prigioni di Luanda e altri punti strategici della capitale. Ci sono sanguinose rivolte nelle piantagioni, con 50mila morti. Negli anni successivi nascono anche il Fronte Nazionale di Liberazione Angolano (Flna), capeggiato da Holden Roberto, l’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (Unita), guidata da Jonas Savimbi, e il Fronte di Liberazione di Cabinda (Flec).

Sotto la presidenza di Agostinho Neto, l’Mpla nel 1964 definisce la strategia della guerra popolare e invita le altre colonie portoghesi (Mozambico e Guinea-Bissau) a fare altrettanto. La guerra di liberazione è sanguinosa. Nelle zone liberate l’Mpla avvia processi di alfabetizzazione e cooperazione, Nel 1974 in Portogallo, il Movimento delle forze armate rovescia la dittatura e riconosce il diritto delle colonie all’indipendenza. Mpla, Unita e Fnla partecipano, con il Portogallo, a un governo di transizione. Nel gennaio 1975 si raggiungono gli accordi di Alvor sul funzionamento dell’amministrazione ad interim. I tre movimenti sono però inconciliabili: l’Flna è chiaramente appoggiato dai servizi segreti statunitensi e riceve aiuti militari dallo Zaire-Congo di Mobutu; l’Unita è spalleggiata dal Sudafrica e da gruppi di irriducibili coloni portoghesi; invece l’Mpla è alleato con i Paesi socialisti (in particolare, Cuba). Così gli accordi non vengono applicati: Flna e Unita scatenano una serie di attacchi contro l’Mpla per il controllo della capitale. In settembre lo Zaire invade l’Angola da nord mentre il Sudafrica assiste l’Unita da sud.

Nonostante questa guerra aperta, l’11 novembre – giorno previsto come fine del governo ad interim – l’Mpla proclama l’indipendenza dell’Angola. Agostinho Neto diventa il primo presidente. Nel 1976 l’Onu riconosce il governo dell’Mpla.

La guerra civile continua.

Il 10 settembre 1979 muore Agostinho Neto; gli succede José Eduardo Dos Santos.

E purtroppo la guerra continua. Nel 1981 il Sudafrica lancia l’operazione Smokeshell, utilizzando 15mila soldati, mezzi blindati e aerei (ufficialmente, per snidare le basi dei guerriglieri della Swapo, il movimento di liberazione della Namibia; in verità per creare una “zona franca” in cui l’Unita possa installare un secondo governo). Ma ci sono anche 50mila soldati cubani che assistono l’Mpla nel respingere l’attacco.

Nel dicembre 1988 un accordo firmato a New York fra Angola, Sudafrica e Cuba pone fine al conflitto tra Luanda e Pretoria, stabilisce l’indipendenza della Namibia e sancisce il ritiro delle truppe sudafricane e cubane dall’Angola; subito dopo però l’attività “di guerriglia” riprende

Nel 1990 Savimbi riconosce il presidente dos Santos e nell’aprile 1991 l’Mpla abbandona il marxismo-leninismo e opta per la social-democrazia. In maggioc’è una nuova legge sui partiti politici, un’amnistia per i reati “politici” e la partenza degli ultimi cubani. Il 31 maggio si firma un un accordo di pace (a Estoril, in Portogallo) pone fine a 16 anni di guerra civile.

Nel settembre 1992 l’Mpla vince le elezioni ma Savimbi rifiuta il verdetto e riprende la guerra (sempre sostenuto da Washington). Nel 1993 l’Onu impone sanzioni contro l’Unita; gli Usa riconoscono l’Mpla. L’anno dopo il Protocollo di Lusaka (in Zambia) porta a un governo di unità nazionale. Ma i combattimenti non cessano. Nel 1995 arrivano 7000 soldati dell’Onu. Nell’aprile ’97 decolla un governo di unità nazionale, ma Savimbi rifiuta di prendervi parte. L’anno dopo riprendono gli scontri militari. E intanto truppe angolane intervengono nella “guerra inter-africana” che si è scatenata in Congo: l’Angola è al fianco di Laurent-Desiré Kabila che riuscirà a rovesciare la dittatura di Mobutu (che era sostenuta da truppe di altri Paesi africani ma nel frattempo era stata “mollata” dai suoi burattinai occidentali).

Nel 1999 l’Onu ritira dall’Angola il contingente di pace e le forze governative lanciano un’offensiva contro l’Unita. Il 22 febbraio 2002 Savimbi è ucciso da militari governativi. Il 3 aprile è firmata la pace a Luanda. In giugno l’Unita smobilita la propria ala armata. Nel 2003 l’Unita (divenuta partito) elegge Isaias Samakuva come successore di Savimbi. Nel 2004 decine di migliaia di stranieri, impegnati nella ricerca di diamanti, sono espulsi (il governo parla di 300mila).

Nel febbraio 2005 migliaia di persone protestano nell’enclave di Cabinda e chiedono l’autonomia. Fra marzo e maggio dello stesso anno 300 persone muoiono per un virus (marburg) più letale dell’ebola. In quel perido c’è anche la visita del premier cinese Wen Jiabao, che promette nuovi crediti per 2 miliardi di dollari (oltre ai 3 miliardi già dati in precedenza).

Nell’agosto 2006 si firma di un accordo di pace con un gruppo separatista nel nord cioè dell’enclave di Cabinda

Nel febbraio 2007 Dos Santos promette le elezioni politiche nel 2008 e le presidenziali l’anno dopo. Così nel settembre 2008 ci sono le prime elezioni politiche dopo 16 anni.

Quanto alla cronaca più recente va ricordato come nel gennaio 2010, mentre l’Angola ospita la Coppa d’Africa di calcio, l’autobus che trasporta la nazionale togolese è attaccato da ribelli separatisti di Cabinda: quattro attivisti (fra cui un prete cattolico, padre Raul Tati) del movimento separatista Flec- Pm – cioè Fronte di liberazione dell’enclave di Cabinda-Posizione militare – sono arrestati; il Parlamento approva la nuova Costituzione, che rafforza i poteri del presidente e abolisce l’elezione per questa carica (il capo della lista del partito vincente diventerà automaticamente il capo dello Stato); in luglio si parla di primi contatti fra ribelli e governo, dopo l’attacco di gennaio, ma i leader del movimento separatista all’estero negano ogni volontà di resa.

In settembre c’è la visita di stato di Joseph Kabila, presidente dell’Rd Congo, per riallacciare i legami fra i due Paesi, che si erano deteriorati nel 2009, dopo le espulsioni di immigrati irregolari congolesi – accusati di commercio illegale dei diamanti – da parte dell’Angola.

Nel marzo 2011 oltre 20mila persone scendono in piazza in appoggio al presidente dos Santos, dopo che una campagna lanciata dai media ha fatto appello alla popolazione perché manifesti contro il governo; Human Rights Watch accusa il governo di sostenere una campagna di intimidazione contro le proteste anti-governative. A dicembre passa una legge contro le frodi elettorali in vista delle elezioni generali previste a metà del 2012.

Nel febbraio 2012 l’opposizione minaccia di sabotare le elezioni, se la presidente della commissione elettorale non sarà rimossa, perché «non indipendente, in quanto è la leader della Lega donne dell’Mpla». A settembre l’Mpla vince le elezioni parlamentari. In ottobre l’Angola lancia il proprio fondo sovrano (5 miliardi di dollari) finanziato dai proventi del petrolio per infrastrutture e progetti alberghieri.

Nel 2013 l’Angola figura nella lista dei 38 Paesi che hanno raggiunto gli obiettivi “di sviluppo” nella lotta contro la fame.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sull’11 novembre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
1215: la Chiesa proibisce (concilio Laterano) la chirurgia perché «Ecclesia aborret a sanguine»; 1620: arrivano i Padri Pellegrini col Mayflower; 1761: nasce Filippo Buonarroti; 1835: caccia ai gitani come fossero volpi; 1887: impiccati i martiri di Chicago; 1918: armistizio; 1932: muore Augusto Murri; 1961: strage di Kindu; 2004: muore Arafat; 2005: muore il regista Moustapha Akkad… E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Remo Agnoletto

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