Scor-data: 12 giugno di ogni anno

Giornata mondiale contro il lavoro minorile
di Remo Agnoletto (*)

Il lavoro minorile va a braccetto con la povertà. Laddove l’unica opportunità di reddito è il duro lavoro manuale è più facile che anche i più piccoli siano costretti a contribuire. Ancora, è sempre la povertà estrema che spinge numerose famiglie ad accettare le offerte di intermediari senza scrupoli per l’impiego di bambini e minori in attività lavorative. Per tale motivo, la vera strategia vincente contro la piaga del lavoro minorile è la riduzione della povertà, soprattutto delle zone rurali dei Paesi del sud del mondo. Parte dalla creazione di alternative di reddito e dal miglioramento delle questioni relative alla salute e alla sicurezza sul lavoro, specialmente in agricoltura. È proprio in questo settore infatti che si fa maggior ricorso al lavoro di bambine e bambini.
I bambini hanno un gran vantaggio: costano poco, richiedono meno garanzie e sono facilmente soggiogabili. Per questo sono facile preda di mafie e mercanti. È difficile quantificare con esattezza il numero dei minori costretti a lavorare, perché il lavoro minorile, essendo spesso clandestino e non dichiarato, elude le statistiche ufficiali sull’occupazione. Tuttavia si può calcolare che il fenomeno riguardi centinaia di milioni di bambini, privati del diritto all’istruzione, alla salute, al gioco.
A livello internazionale, il maggior testo di riferimento è costituito dalla Convenzione Ilo (oppure Oil, a seconda delle sigle inglesi e francesi: in ogni caso si tratta dell’Organizzazione internazionale del lavoro) sulle peggiori forme di lavoro minorile. A livello di società civile, la Global March Against Child Labour costituisce un movimento internazionale per la promozione dei diritti dell’infanzia costretta a lavorare.
L’impossibilità di andare a scuola e ricevere un’istruzione adeguata, accompagnata da una condizione di estrema povertà, permette oggi lo sfruttamento di circa 218 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni: di questi, oltre la metà (126 milioni), sarebbero addirittura coinvolti in lavori pericolosi. La denuncia è dell’organizzazione mondiale Save the Children: il fenomeno dello sfruttamento minorile riguarda da vicino non solo il cosiddetto Terzo mondo ma anche i Paesi ricchi (o presunti tali). Solo in Italia sarebbero almeno 150 mila i minori in questa situazione.
Dei 218 milioni di minori lavoratori, 122 milioni si concentrano infatti in Asia e nell’area del Pacifico. Segue l’Africa sub-sahariana, che ne conta quasi 50 milioni, mentre in America Latina sono 5,7 milioni. Ma nei Paesi industrializzati vi sarebbero non meno di 13 milioni di bambini che lavorano in condizioni di sfruttamento.
In Italia le stime più aggiornate indicano i baby sfruttati (con un’età fra i 10 e i 14 anni) fra i 144 mila e il mezzo milione: comune denominatore, ancora una volta, le condizioni di povertà e la mancanza di istruzione, soprattutto al Sud. In particolare, in Italia si registrano elevati livelli di povertà minorile, ampie fasce di popolazione con titoli di studio medio-bassi, la presenza soprattutto nel meridione di famiglie numerose con più di un minore a carico, un fenomeno di dispersione scolastico-formativa rilevante soprattutto fra i minori stranieri, una notevole diffusione del lavoro nero. In tale contesto sono migliaia i bambini e gli adolescenti che lavorano, occasionalmente o in maniera continuativa, collaborando spesso in imprese a conduzione familiare, o presso terzi. Particolarmente esposti al rischio di grave sfruttamento lavorativo sono i minori stranieri, soprattutto se giungono soli in Italia: nel loro caso si va dalle violazioni della normativa sul lavoro a situazioni estreme come la tratta e la riduzione in schiavitù a scopo di prostituzione, accattonaggio, attività illegali. Si tratta di forme di grave sfruttamento economico e lavorativo rispetto alle quali manca un adeguato sistema di monitoraggio e idonee misure di prevenzione e tutela per i minori coinvolti. L’Italia infatti – pur avendo ratificato nel 2000 la Convenzione 182 dell’Ilo (appunto International Labour Organization) sulle forme peggiori di lavoro minorile (datata 1999) – non ha ancora predisposto il «Piano d’Azione» in materia, come stabilito dalla Convenzione e dalla Raccomandazione 190 Ilo ad essa allegata: il «Piano» è uno strumento di fondamentale importanza per sviluppare strategie in grado di affrontare il problema delle peggiori forme di lavoro minorile, a partire dalla raccolta e sistematizzazione dei dati sul fenomeno fino ad approntare interventi concreti.
La storia di Iqbal Masih
Il futuro del mondo passa attraverso i bambini; per questo battersi contro il lavoro minorile, l’arruolamento militare di ragazzi e giovani e in favore dell’istruzione per tutte/i diventa un modo privilegiato per rendere il mondo più giusto. La storia di Iqbal Masih (1983-1995) ci parla del coraggio di un bambino, assassinato dalla brutalità di un sistema economico e di una tradizione culturale sprezzanti verso qualsiasi diritto dell’infanzia. Nato in Pakistan da una famiglia cristiana molto povera Iqbal è costretto a lavorare in condizioni di schiavitù in una fabbrica tessile. Nel 1992 trova la forza di fuggire e di raccontare la sua storia dando anche vita al primo sciopero di bambini operai della storia. L’eco della sua battaglia si diffonde nel Paese e in tutto il mondo: Iqbal viene premiato, ha la possibilità di studiare, parla in consessi internazionali. Ormai famoso potrebbe vivere ricco e tranquillo ma vuole a tutti i costi restare in Pakistan per continuare la sua battaglia. Viene ucciso il giorno di Pasqua nel 1995 da sicari rimasti purtroppo impuniti.
(*) Collegata a questa giornata c’è anche la campagna «Cartellino rosso al lavoro minorile» che, dal 2002, lega i grandi eventi sportivi alla campagna contro lo sfruttamento di bambine/i nella fabbricazione dei palloni, una realtà denunciata già nel 1996 e contro la quale il mondo dello sport ha fatto pochissimo. Domanda d’obbligo: in Italia dove si possono comprare i palloni che non sfruttano il lavoro minorile? Che io sappia soltanto nelle bdm cioè le botteghe del commercio equo… ma ovviamente se chi legge ne sa più di me sono gradite altre notizie.
Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 12 giugno avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1667: prima trasfusione; 1905: ammutinamento Potiomkin; 1915: nasce David Rockfeller; 1938: in Germania e Austria inizia la «settimana della pulizia zingara»; 1942: la nazione irochese dichiara guerra a Germania per sottolineare la sua sovranità; 1947: “avvistamento” Ufo; 1964: ergastolo a Mandela; 1967: caso Loving-Virginia; 1975: ucciso Alceste Campanile; 1978: prima-choc del film «D’amore si vive»; 1990: Algeria, vittoria elettorale dei fondamentalisti; 2002: divieto di fecondazione eterologa; 2003: tre morti all’Ilva. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Remo Agnoletto

  • NOTIZIE DALL’ALTROMERCATO (botteghe del commercio equo)
    La partita più importante si gioca per i diritti mondiali
    Palloni equosolidali «altromercato» in cuoio sintetico realizzati in Pakistan senza sfruttamento
    I palloni «altromercato» sono realizzati in luoghi di lavoro dignitosi, in cui sono garantiti sicurezza, salari equi e assenza di manodopera infantile. Inoltre la produzione di palloni equosolidali permette di sviluppare progetti sociali a favore delle comunità locali. Riconoscere agli adulti un giusto compenso e un lavoro dignitoso, crea le condizioni per garantire ai bambini il diritto al gioco e all’educazione.
    L’azienda che realizza i palloni per conto di altromercato è Vision, situata in Pakistan nella regione di Sialkot, dove vengono prodotti più del 70% dei palloni da calcio venduti nel mondo. L’importazione avviene attraverso Fair Deal Trading, azienda 100% equosolidale.
    Dai un calcio all’ingiustizia e scegli un pallone «altromercato»: un bel gioco non sfrutta altri bambini.
    In vendita in tutte le botteghe Chico Mendes
    INFO: http://www.chicomendes.it

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