Scor-data: 13 settembre 1999

Stefano Rodotà apre le porte del “gregge”

di Roberto Vuilleumier (*)  

Se tutti i genitori affrontassero la «questione battesimo» sotto un profilo logico-giuridico e non solo radical-religioso o “sociale” non potrebbero disconoscere questa affermazione «l’adesione a una qualsiasi comunità religiosa deve essere basata sulla volontà della persona» contenuta in una sentenza della corte costituzionale (239/84).

Come fa un neonato a esprimere la propria volontà a riguardo?

I miei genitori mi hanno imposto il battesimo neonato, e nonostante il mio esplicito diniego anche la comunione e la cresima, giustificando il fatto con un: «non capisci».

La maggior parte dei genitori italiani battezza i propri figli poiché “credenti” (cristiano cattolici) o perché pur essendo non credenti o “laici” non ritengono di poter fare diversamente: «tutto sommato… nel dubbio… è meglio».

E’ bene evidenziare che in questo secondo caso quando un genitore battezza il proprio figlio decide di farlo poiché in questo bigotto e incoerente Paese tradizione e fede si sono talmente mescolate, confuse, amalgamate che non battezzare il proprio figlio corrisponderebbe quasi a un comportamento “anti sociale”.

Il pedo-battesimo si è trasformato nel tempo in un “atto pubblico”, che attesta a prescindere dalla sua ritualità cristiana, l’introduzione sociale del neonato, in quella presunta “tradizione” cristiana alla quale tutti i cittadini dovrebbero secondo alcuni sottostare: «puoi anche non credere ma il bambino lo devi battezzare». Nel«Codice di diritto canonico» (868) si legge: «il bambino di genitori cattolici, e persino di non cattolici, in pericolo di morte è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori».

Il Vaticano e ancor meglio lo Stato del Vaticano è riuscito nel corso del tempo a imporre i propri “canoni” (del diritto canonico) bypassando la Carta costituzionale dello Stato Italiano.

All’articolo 96 del Codice di diritto canonico  si legge: «mediante il battesimo l’uomo è incorporato alla Chiesa di Cristo e in essa è costituito persona, con i doveri e i diritti che ai cristiani, tenuta presente la loro condizione, sono propri, in quanto sono nella comunione ecclesiastica e purché non si frapponga una sanzione legittimamente inflitta».

L’altra parte dei genitori, già sopra citati, ovvero coloro che si definiscono credenti (praticanti) hanno un punto di vista ben diverso,  per loro e soprattutto per la loro Chiesa i bambini «nascono con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato originale» e hanno bisogno del battesimo «per essere liberati dal regno delle tenebre e trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio» (dal «Catechismo della Chiesa cattolica», n. 1250).

Nel pieno rispetto del pensiero religioso altrui, rileggendo alcuni dei dogmi imposti dalla Chiesa ai suoi fedeli e le “storie” a loro contorno usate per rafforzarne il significato, ho cercato, negli anni dell’ “obbligo sacramentale” e negli anni a seguire, quelli della libertà di pensiero, di comprendere come sia stato possibile e come ancora oggi possa essere possibile per adulti razionali far prevalere la “paura degli inferi” rispetto per esempio alla tutela della libertà individuale.

Molti psichiatri hanno fatto ricerche riguardo all’indottrinamento religioso e per quanto mi riguarda le spiegazioni che cercavo le ho ritrovate in uno studio di Robert Jay Lifton, che un attento lettore ha sintetizzato su Wiki, riportando gli otto temi psicologici e sociali che possono indurre uno stato di assolutismo ideologico: il controllo dell’ambiente e della comunicazione; misticismo intorno alla istituzione manipolatrice; necessità di purezza politica e ideologica atta a conservare in uno stato di costante senso di colpa i membri e per valutare come impuro tutto il mondo esterno; culto della confessione; scienze sacre e verità assoluta dogmatica e non discutibile; linguaggio riduttivo e infarcito di slogan e clichè; dottrina sopra l’individuo; dispensazione della esistenza e dei fatti culturali (libri, arte, ecc)..

Per coloro che hanno mantenuto la lucidità fin dalla nascita nonostante il battesimo e tutto quello che ne è seguito o per coloro che l’ hanno raggiunta strada facendo, sarà facile individuare nel presente e nel passato atti della Chiesa cattolica che inducono a pensare che effettivamente sia esistito ed esista il vivo desiderio di imporre un assolutismo ideologico. Sempre per costoro sarà spero evidente che il pedo-battesimo altro non sia che il primo atto o comunque uno degli atti che segnano il percorso di “Riforma del pensiero” voluto dalla Chiesa.

Per un ateo con una visione laica come la mia tutto ciò è un pericolo per la libertà dell’individuo e per lo Stato in cui esso vive, e il contrasto non alla religione o al credo libero, ma alle sue imposizioni e impostazioni monarchiche (Stato del Vaticano) soprattutto quando esse interferiscono sulla nostra società civile subdolamente attraverso le cosi’ dette tradizioni, è doveroso.

L’Uaar (ovvero l’Unione atei agnostici razionalisti) in assenza di una politica anche solo disinteressata – e invece sempre prona – affrontò l’ennesima questione legale per ottenere quella libertà che nemmeno “la più bella Costituzione del mondo” (come molti dicono, per certi versi a ragione) soprattutto se mal interpretata e rappresentata può garantire.

La questione riguarda lo “sbattezzo” ovvero la possibilità di annullare il pede-battesimo.

Il caso vuole che fu uno dei più noti costituzionalisti del Paese – Stefano Rodotà – in maniera estremamente equilibrata, in qualità di presidente, in una delle riunioni del “Garante della Privacy”, ad aprire la porta d’uscita, garantendo la possibilità di annotare sull’elenco degli iscritti alla Chiesa cattolica la propria volontà di “uscire dal gregge”.

Grazie anche ai successivi passaggi legali intrapresi dalla Uaar, oggi è possibile richiedere questa annotazione sui registri della parrocchia in cui si è stati battezzati (o anche cresimati): «non essere più considerati aderenti alla Chiesa cattolica apostolica romana».

Perché farlo? Molti non credenti battezzati si chiedono per quale motivo ci si debba sbattezzare pur essendosi già dichiarati atei o agnostici e quindi di conseguenza scomunicati «latae sententiae» (Can. 1364) avendo commesso un «delitto».

Nel mondo dei non credenti non si deve fare proprio nulla e dunque rinunciare a sbattezzarsi è legittimo; però lo sbattezzo è un atto che ha una valenza giuridica, ma soprattutto è un atto dimostrativo che contribuisce a colorare quella sbiaditissima linea continua che dovrebbe segnare con chiarezza l’inizio e la fine delle regole della democrazia italiana, dall’inizio e la fine di quelle monarchico-vaticane.

Esiste dunque una via d’uscita dal gregge: per i facenti parte di questa minoranza, quindi per tutte/i i non credenti, atei o agnostici che siano, o per quei “credenti che non credono” alla necessità di battezzare i  propri figli (rito peraltro estraneo alla narrazione evangelica, quindi inserito a posteriori) ma che sono stati a loro volta comunque battezzati.

PS: perché Stefano Rodotà non è stato eletto presidente della Repubblica? Penso di avere qualche indizio…

(*) Roberto Vuilleumier è delegato della UAAR per Imola e Castel San Pietro Terme.

Per chi volesse approfondire questo tema rimando al libro (in blog se ne è già parlato) «Uscire dal gregge» ovvero «Storie di conversioni, battesimi, apostasie e sbattezzi» di Raffaele Carcano e Adele Orioli, pubblicato da Luca Sossella editore nel 2008; in quarta di copertina fra l’altro si legge «non è un improvvisato e superficiale pamphlet anticlericale: è un libro che prova a rispondere a interrogativi con la volontà di diventare un progetto con cui credenti e non credenti sono chiamati a confrontarsi».

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Sul 13 settembre nel mio bsabelòico archivio avevo questi appunti: 1321: nell’esilio muore Dante; 1455: macabra riesumazione di un fraticello; 1895: repubblica a Cuba; 1922: inizia a Smirne il genocidio; 1944: I nazisti uccidono «Nora» cioè Noor Inaat Khan; 1947: Ante Pavelic scappa in Argentina, protetto dal Vaticano; 1958: l’assassinio di Um Nyobè inasprisce la «guerra sconosciuta» in Camerun; 1982: legge anti-mafia; 1987: Jean-Marie La Pen definisce «un dettaglio» le camere a gas; 2007: l’Onu approva la dichiarazione sui «diritti dei popoli indigeni». E chissà, a ben cercare, quante altre «scor-date» si troverebbero.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – o anche soltanto di segnalare qualcosa mettetevi in contatto con me (pkdick@fastmail.it) e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
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