Scor-data: 15 luglio 1972 (ore 15,32)

Muore la città moderna

di d. b. (*)

«L’architettura moderna è morta a Saint Louis (Missouri) il 15 luglio 1972 alle 15,32 quando al famigerato complesso Pruitt-Igoe è stato dato il “coup de grace” con la dinamite. […] A differenza della morte umana, che ha a che fare con le onde cerebrali e battiti cardiaci, se n’è andata con un scoppio. Boom». Questo epitaffio – di Charles Jenks, celebre architetto “del paesaggio” statunitense – si riferisce all’esplosione di un «casermone popolare» costruito 20 anni prima dal giapponese Monoru Yamasaki (toh, lo stesso delle «Due Torri» di New York). Con quel «boom» moriva l’architettura fredda, monotona, disumana? Non sembrerebbe a vedere le nostre città.

Non sono architetto ma mi permetto di aggiungere due considerazioni sul futuro delle città tratte dal capitolo (o meglio “sentiero”) sulle città del libro «Di futuri ce n’è tanti». (**)

«Nel 1961 Lewis Mumford, nella prima pagina di “La città nella storia” un affascinante percorso storico a un tempo dotto e divertente, così si interrogava: “Che cos’è la città? Come si è formata? Quali processi favorisce, a quali funzioni adempie, quali fini consegue? È la città destinata a sparire o tutto il pianeta diverrà un immenso alveare urbano?”. E mentre le città moderne nascevano, crescevano, si differenziavano, sperimentavano e diventavano inabitabili o almeno “istigatrici di discordia” (così il sottotitolo di “Il feticcio urbano” di Alexamder Mitscherlich, la letteratura fantastica si è messa in cerca della migliore, della peggiore, della più imprevedibile: quella del filosofo, del riformatore, di Dio addirittura… Eldorado pieni d’oro, paesi di Cuccagna, alveari che celebrano il trionfo del taylorismo, cittadelle scientifiche o infinite varianti delle giocose-commerciali Disneyland.

La science fiction ha accumulato un ventaglio molto largo di possibilità. Anni fa, provando a catalogarle in un breve saggio,avevamo raggruppato dieci ipotesi di città possibili: non umane; in viaggio o semoventi; sotto il mare; chiuse sotto cupole; “formicai”, ovvero sottoterra; ad altissima specializzazione; abitate perlopiù o totalmente da macchine; in rovina, perché distrutte da catastrofi naturali o innaturali; super-Calcutta,” cioè sovraffollate all’estremo; alternative, ovvero cosa al posto della città se (o sarebbe meglio dire quando?) essa finirà?».

E nella conclusione del capitolo si riprende Frederik Pohl: «Odio le città perché distruggono la natura e l’uomo; e le amo perché sono attive Secondo me, l’unico modo di conoscere una città è camminare lungo le sue strade per una ventina di miglia almeno; ed è per questo che Los Angeles mi è ancora estranea: là non si cammina e perciò mi è difficile credere che ci si viva Ma dev’esserci il modo di far sì che una città sia viva e gaia oltre che produttiva». (***)

Dev’esserci il modo.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Talvolta il tema è più leggero che ogni tanto sorridere non fa male, anzi.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 15 luglio avevo, fra l’altro, ipotizzato: 1099: stragi crociate a Gerusalemme; 1858: nasce Emmeline Pankhurst; 1970: ucciso Leo Jordan; 1974: Andreotti rimuove una decina fra generali e ammiragli; 2009: delitto Estemirova. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

(**) Daniele Barbieri e Riccardo Mancini «Di futuri ce n’è tanti» (ovvero «8 sentieri di buona fantascienza: istruzioni per uscire da un presente senza sogni») Avverbi edizioni, 2006.

(***) Ma vi rendete conto? E’ un narcistico spot di un libro scritto (co-scritto?) da «d. b.». E allora «Vergogna…» disse «d. b.» ridacchiando.

 

Redazione
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