Scor-data: 18 agosto 1672

«Il fulgore del giorno veniente»: Giovanni Cassini scruta Venere all’osservatorio astronomico di Parigi

di Andrea Bernagozzi (*)   

«Osservando il pianeta Venere con un telescopio di lunghezza focale pari a 10 metri scorsi alla distanza di tre quinti del suo diametro, a oriente, un corpo luminoso di forma non ben definita che sembrava avere le stesse fasi di Venere, gibbosa in quel periodo sul lato occidentale. […] Avevo osservato un fenomeno analogo il 25 gennaio 1672, dalle 6.52 antimeridiane alle 7.02 quando il fulgore del giorno veniente lo fece scomparire […] In queste due osservazioni ebbi il dubbio che si trattasse di un satellite di Venere».

Queste parole, annotate in data 18 agosto 1672, sono tratte dal diario delle osservazioni di Giovanni Domenico Cassini. Confesso che non le conoscevo prima che Dibbì mi chiedesse una «scor-data» dedicata a questo importantissimo astronomo italiano del XVII secolo. Le scor-date servono proprio a scoprire cose nuove. Anzi, a scoprire cose antiche che sono state perse per strada nel rumore di fondo della nostra quotidianità e quando le ritroviamo brillano come nuove, similmente a quel bellissimo «fulgore del giorno veniente» con cui Cassini descrive l’alba che pone termine alla sua nottata di lavoro al telescopio.

Non sono un esperto di Giovanni Domenico Cassini. Quindi non aspettatevi un dettagliato resoconto della sua attività di scienziato. Una buona introduzione è la pagina di Wikipedia versione italiana a lui dedicata (1). Mi limito a ricordare che Cassini era nato nel 1625 a Perinaldo, all’epoca nella Repubblica di Genova, oggi comune della Liguria che va giustamente molto fiero di aver dato i natali al celebre scienziato. Lì hanno fondato un osservatorio astronomico comunale gestito da un’associazione di astrofili molto impegnata in attività di divulgazione (2).

Cassini si mise in luce fin dai tempi dei suoi studi scolastici, inevitabilmente nel Collegio dei Gesuiti di Genova. A soli 25 anni ottenne la cattedra di astronomia nella prestigiosa Università di Bologna. In circa vent’anni svolse in quella città diversi studi fondamentali per l’astronomia dell’epoca e, in certi casi, di riferimento ancora oggi.

Però, quando scriveva le parole citate all’inizio, Cassini non era in più Italia. Si trovava a Parigi, dove era stato invitato dall’Académie royale des sciences, fondata nel 1666, per fornire una consulenza per l’avvio dell’attività del nuovo osservatorio astronomico appena costruito. Cassini andò oltralpe nel 1671 e i suoi consigli furono così apprezzati che venne subito nominato direttore dell’osservatorio astronomico. Ha questa carica quando osserva Venere con un potente telescopio.

Giovanni Cassini era giunto in Francia per espressa volontà di Jean-Baptiste Colbert, potente ministro di Luigi XIV, il famoso Re Sole. Colbert era un abilissimo politico, al punto da riuscire a rimettere in sesto il bilancio dello Stato francese… o quasi, viste le continue ingenti spese del Re per cosette tipo la reggia di Versailles e guerre varie. Fu anche un brillante talent scout, scovando in giro per l’Europa personalità di vari campi del sapere, dall’arte alla scienza, da portare a corte. Lo scopo era duplice: dare lustro al regno, ma anche formare una classe di intellettuali in grado di aiutare il Paese ad affrontare le sfide di uno Stato moderno.

Cassini fu un grandissimo direttore dell’osservatorio astronomico di Parigi. Sotto la sua guida furono svolti studi di importanza decisiva: dalla misura del raggio dell’orbita della Terra intorno al Sole, la cosiddetta unità astronomica, a quella della velocità della luce compiuta dal suo assistente, l’astronomo danese Ole Rømer. Cassini utilizzò le stelle come riferimento anche per misurare con maggior precisione la superficie terrestre. La sua dettagliata mappa dei dintorni di Parigi è considerata la prima mappa geodetica della storia. Dopo le campagne di studio condotte con i suoi collaboratori, risultò che la superficie del regno di Francia era di un quinto inferiore rispetto a quanto si era pensato fino a quel momento. Pare che Luigi XIV si lamentasse di aver perso più terre a causa dei suoi astronomi che dei suoi nemici.

Ottenne la cittadinanza francese nel 1673 e lo stesso anno sposò Geneviève Delaistre. Pochi anni dopo tracciò una mappa della Luna (3) destinata diventare famosa per due motivi. Il primo è che resta una delle migliori mai realizzate. Il secondo è che il contorno del Promontorium Heraclides, una zona nella parte meridionale della faccia visibile del nostro satellite, è disegnato in modo da rappresentare il profilo di una dama (4). Cassini non lo rivelerà mai pubblicamente, ma si ritiene che sia un omaggio a sua moglie (5), uno dei gesti più romantici della storia dell’astronomia e non solo.

Se esiste un gene dell’astronomia, sicuramente Cassini lo possedeva. Suo figlio Jacques, detto Cassini II, fu astronomo e direttore dell’osservatorio astronomico di Parigi, come poi il nipote César-François, Cassini III, e il pronipote Jean-Dominique, Cassini IV. Ci vorrà la Rivoluzione Francese per avere un direttore dell’istituto parigino che non appartenesse alla stirpe dei Cassini. Ma grandi astronomi furono anche Giacomo Filippo Maraldi, figlio della sorella di Giovanni Domenico, e poi il nipote di Giacomo Filippo, Giovanni Domenico Maraldi. Entrambi i Maraldi nacquero tra fine 1600 e inizio 1700 a Perinaldo, per cui questo piccolo Comune può davvero definirsi il “Paese degli astronomi” (6).

Concludo con tre considerazioni. La prima è di carattere astronomico. Ulteriori osservazioni compiute da Cassini e altri colleghi mostreranno che il presunto satellite di Venere non esiste. Cassini ha compiuto ugualmente grandi studi nell’ambito del Sistema Solare. Fu tra i primi a osservare la Grande macchia rossa di Giove, che oggi sappiamo essere un ciclone grande da due a tre volte il nostro pianeta e attivo da almeno quattro secoli, dato che dall’epoca di Cassini a oggi è sempre stato osservato. Ha disegnato una mappa di Marte, impresa al limite delle capacità degli strumenti disponibili a quel tempo. Ha scoperto quattro satelliti di Saturno, questi sì che ci sono per davvero. Notando una striscia scura attraverso l’anello del pianeta, quasi a dividerlo in due, ha sospettato che questo non avesse una struttura solida e continua, ma fosse costituito da tanti frammenti distinti. L’ipotesi è stata poi confermata dai fatti e quella striscia scura, una lacuna dove non ci sono frammenti a formare un anello per questioni di attrazione gravitazionale, oggi si chiama divisione di Cassini. Il nome ha ispirato anche un romanzo di fantascienza – del 1998 – dello scozzese Ken MacLeod (7).

La seconda considerazione è che nel XVII secolo l’Italia come oggi la conosciamo non c’era ma la cultura scientifica italiana sì ed era all’avanguardia. All’inizio del secolo il toscano Galileo Galilei compiva le prime, storiche osservazioni a Padova con un cannocchiale che si era costruito con le sue mani; alla fine del secolo il ligure Cassini è chiamato in Francia a organizzare la ricerca di un osservatorio astronomico nazionale dotato di telescopi di dimensioni di diversi metri, realizzati con particolari modalità da esperti e costosi costruttori specializzati. In pochi decenni la moderna astronomia è già diventata big science, con investimenti statali importanti e una rete di contatti internazionali, quella che porta Cassini da Bologna a Parigi, a metà tra scienza e politica.

La terza considerazione è legata alla seconda. Colbert, che volle fortemente Cassini a Parigi, fondò anche il ministero della Marina francese. Già si è detto come lo studio delle stelle sia importante per la stesura di mappe geografiche affidabili; è altrettanto decisivo per la navigazione, si pensi alla difficoltà di stabilire la propria posizione in mare senza altri riferimenti che il cielo. L’astronomia è quella che oggi noi chiamiamo una ricerca fondamentale, “curiosity-driven” come si dice in inglese, cioè svolta con l’obiettivo di accrescere la conoscenza sul mondo in cui viviamo e senza finalità pratiche, almeno a breve termine. Apparentemente.

Primeggiare nel campo della conoscenza dà lustro a una nazione nei libri di storia, ma gli ingenti investimenti statali richiedono applicazioni e frutti già nel presente. Gli studi astronomici contribuirono a rendere la Francia una potenza marittima sia in campo militare che commerciale. Quando Colbert andò a cercare Cassini pensava più a questo che a risolvere il mistero dell’anello di Saturno. Non è un caso che la fondazione dell’osservatorio astronomico di Greenwich abbia seguito di pochi anni quella dell’osservatorio astronomico di Parigi. Né che Francia e Inghilterra abbiano sgomitato per secoli per imporre a livello internazionale il proprio meridiano come quello di riferimento per il calcolo della longitudine (inizialmente ebbe la meglio quello di Parigi, poi – come noto – Greenwich prese il sopravvento). Questione di prestigio, ma anche di potere reale, sul mare e sulla terraferma.

Attenzione, non sto dicendo che Cassini è il padre dell’imperialismo e del colonialismo, ci mancherebbe altro! Ritengo però che sia importante essere consapevoli che la cosiddetta neutralità della scienza sia un mito con la stessa consistenza di quelle ombre destinate a scomparire con «il fulgore del giorno veniente», in altre parole la realtà dei fatti. Non ho la cultura per approfondire questo tema, che è vasto e merita una trattazione adeguata: questo post non è la sede. D’altra parte, con un malizioso gioco di parole, nel romanzo di Ken MacLeod la “Cassini Division” è una forza militare…

Referenze web

(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Cassini

(2) http://www.astroperinaldo.it

(3) http://brunelleschi.imss.fi.it/galileopalazzostrozzi/oggetto/GiandomenicoCassiniGrandeCartaLuna.html

(4) http://www.ras.org.uk/library/treasures-of-the-ras/2421-treasures-of-the-ras-the-woman-in-the-moon-cassini-s-lunar-map (in inglese)

(5) http://bc.library.uu.nl/node/671 (in inglese)

(6) http://www.astroperinaldo.it/perinaldo-paese-natale-di-g-d-cassini/

(7) http://www.fantascienza.com/catalogo/opere/NILF1138493/la-divisione-cassini/

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 18 agosto avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1503: muore Alessandro VI; 1634: si chiude la storia dei “diavoli” di Loudun; 1878: ucciso Davide Lazzaretti; 1912: nasce Elsa Morante; 1920: Usa, voto alle donne; 1926: nasce Tina Merlin; 1960: la pillola sul mercato; 1978: sparatoria “regale” in Corsica detto altrimenti «i Savoia son sempre boia»; 1991: due migranti uccisi dalla Uno Bianca. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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Un commento

  • Andrea ET Bernagozzi

    Grazie a dibbì che ha corretto una mia clamorosa svista. Infatti avevo scritto che lo scrittore Ken MacLeod è inglese, quando invece è scozzese. Il fulgore del giorno veniente mi ha abbagliato.

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