Scor-data: 19 settembre 1960

Nasce Hara-Kiri

di Daniele Barbieri (*)

Il primo numero di Hara-Kiri, rivista mensile di satira, autodefinentesi bête et mechant (stupida e cattiva), esce a Parigi nel settembre del 1960, probabilmente il 19. Ne sono responsabili François Cavanna e le professeur Choron (Georget Bernier).

È un evento importantissimo per la storia della satira, sia per i suoi presupposti sia –soprattutto – per le sue conseguenze.

Sbrighiamo rapidamente i presupposti. C’era una volta, negli Stati Uniti dal 1952, la rivista Mad, realizzata in larga misura dal suo geniale direttore Harvey Kurtzman. Mad non era una rivista politica, ma i suoi bersagli erano dichiaratamente sociali e culturali, e il tono era sempre aspro e irriverente. Tutto questo era così violento e difficile da accettare per il contesto perbenista americano, che Kurtzman non rimase a lungo a dirigerla: nonostante l’ampio successo commerciale, nel ’56 litigò con l’editore e se ne andò sbattendo la porta.

Il modello Kurtzman ha avuto conseguenze enormi per la storia della satira e del fumetto. Negli USA di 15 anni più tardi, il fumetto underground non fatica ad ammettre il proprio debito con Mad. René Goscinny, poi geniale creatore di Asterix, impara da Kurtzman l’abc nei suoi anni newyorchesi. E poi ci sono gli emuli, ovvero coloro che si ispirano al modello di Mad, per esportarlo.

Hara-Kiri è quindi una sorta di Mad adattata alla situazione francese del 1960, una situazione decisamente già di per sé molto meno perbenista e molto più politicizzata alla base rispetto a quella dell’America del ’52. Se poi teniamo presente che la Francia degli anni Sessanta (e non solo la Francia) va negli anni a venire nella direzione di una condizione ancora meno perbenista e ancora più politicizzata, ci si rende conto come facilmente Hara-Kiri, nata in anticipo su tutti i movimenti sessantottini, possa apparire come una sorta di bandiera del libero pensiero e della satira che graffia e che rivela – in campo certamente politico, ma anche sociale, culturale, e persino della vita personale.

Insomma, Hara-Kiri nasce prima, e porta avanti quelle stesse istanze libertarie che esploderanno nel maggio 1968. Sul finire dei Sessanta, quando il vento che soffia sembra trasformarsi in tempesta, Hara-Kiri si sdoppia, creando la sua versione settimanale, Hara-Kiri Hebdo, ancora più bête et mechant del mensile, e soprattutto ancora più votato a fustigare l’attualità spicciola. Hara-Kiri Hebdo non rispetta nessuno, e tantomeno l’ex presidente De Gaulle, nel momento della sua morte (novembre 1969). È così che il Ministero degli Interni la chiude d’ufficio, impedendo l’uscita del numero su De Gaulle.

Hara-Kiri Hebdo risorge rapidamente, traslocando con i medesimi contenuti (stesse rubriche, stessa grafica) nella versione settimanale di un’altra rivista che iniziava ad avere un certo successo: Charlie Mensuel. Charlie era una rivista di fumetti intellettuali, ispirata all’italiana Linus: per questo, evidentemente, il “Charlie” del titolo non poteva che essere Charlie Brown. Ma nel momento in cui Hara-Kiri Hebdo risorge come Charlie Hebdo, quel “Charlie” è molto più facilmente interpretabile come diminutivo sarcastico di Charles, ovvero ancora De Gaulle…

L’elenco degli autori di Hara-Kiri è lungo, e comprende gran parte degli umoristi francesi venuti alla ribalta in quegli anni, ma anche innovatori grafici come Roland Topor o Guy Peellaert. Tra i tanti, i nomi a me più cari sono quelli di Reiser e Wolinski, veri maestri di geniale irriverenza.

Per continuare la storia e arrivare più vicino a noi, bisognerebbe adesso parlare de Il Male, il cui debito nei confronti di Hara-Kiri (e quindi di Mad) non si può cancellare; e poi di tutti i suoi nipoti e bisnipoti. Ma ci si potrebbe anche domandare se non sia davvero cambiato qualcosa da quando i nostri eroi graffiavano e facevano arrabbiare sul serio attraverso le figure e le parole.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – o anche soltanto di segnalare qualcosa mettetevi in contatto con me (pkdick@fastmail.it) e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

Redazione
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  • i più scaltri già sanno che, da queste parti, girano due daniele barbieri; nel blog di oggi lui è l’altro, cioè l’omonim(i)o
    è bravo vero?
    son quasi invidioso
    firmato daniele barbieri, l’omoni-suo

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