Scor-data: 2 dicembre 1859… e ogni anno

John Brown e la schiavitù ai giorni nostri

di d. b. (*)

 

«Poi l’hanno ucciso come fosse un malfattor,
ma il malfattore fu colui che l’impiccò».

Dagherrotipo di John Brown, 1856

Quei versi ricordano l’impiccagione di John Brown il 2 dicembre 1859. Brown fu un abolizionista – cioè impegnato contro la schiavitù – bianco che negli Stati Uniti, dopo aver invano tentato tutte le strade pacifiche, propugnò la liberazione degli schiavi con le armi. Fu catturato dopo un fallito assalto a un’armeria federale e condannato a morte per tradimento.

Victor Hugo, che era in esilio, si batté per l’assoluzione per John Brown. In una celebre lettera scrisse fra l’altro: «Politicamente parlando, l’omicidio di John Brown sarebbe un peccato imperdonabile. La sua morte probabilmente consoliderà la schiavitù in Virginia, ma darà una scossa all’intera democrazia americana. Si creerebbe così in seno all’Unione una ferita che, rimanendo latente, nel lungo periodo si aprirà. Vi siete così salvati dalla vergogna, ma avete rinunciato alla gloria. Moralmente parlando sembra che una parte della luce umana si chiami fuori dalla vostra causa e che le nozioni di giustizia e ingiustizia siano così nascoste nella oscurità, aspettando il giorno in cui la luce rifulga e si vedrà l’assassinio commesso ai danni dell’emancipazione commesso nel nome stesso della libertà. Lasciate che gli Stati Uniti pensino che c’è qualcosa di più spaventoso di Caino che uccide Abele, ed è Washington che uccide Spartaco».

La canzone «John Brown’s Body» divenne l’inno informale delle truppe nordiste durante la successiva guerra di secessione.

Come racconta Eduardo Galeano (in «I figli dei giorni» spesso citato in blog) chi catturò John Brown, «traditore della sua razza, traditore della sua classe» fu il colonnello Robert Lee, «elevato a generale» che poi «comandò l’esercito che difese la schiavitù durante la lunga guerra del Sud contro il Nord degli Stati Uniti». Il coraggioso abolizionista John Brown morì impiccato. Lo schiavista Lee «morì nel letto. Fu congedato con gli onori militari, musica marziale, cannonate e parole che esaltarono le virtù di “questo grandioso genio militare d’America”».

Così importante la rivolta di John Brown contro la schiavitù da far ritenere ovvio (almeno a me) che la data della “giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù” fosse il 2 dicembre, in riferimento a quella ingloriosa impiccagione. Sbirciando libri e rete vedo invece che non è così (o se c’è un nesso… è rimasto sottinteso).

Infatti il 2 dicembre venne scelto per ricordare il 2 dicembre 1949, data di approvazione da parte dell’Assemblea generale della Convenzione delle Nazioni Unite di un testo «per la repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui». Se vi interessa leggere i testi sono qui: unipd-centrodirittiumani.it/.

Ma oggi la schiavitù esiste ancora? O continua “solo” nella specifica – e terribile – forma di rendere le donne sessualmente schiave degli sfruttatori e delle organizzazioni criminali?

Ogni tanto sui media compare qualche notizia dalla Mauritania dove, 25 anni dopo l’abolizione ufficiale della schiavitù, qualche forma di schiavitù – “legalizzata” o tollerata – resiste. Lo ha dimostrato la vicenda della14-enne Khadama che nell’ottobre 2005 riuscì a fuggire dalla sua condizione di schiava grazie all’aiuto della organizzazione per i diritti umani «Sos Schiavi». Un caso sintomatico del destino di migliaia di africani neri in Mauritania che vivono prevalentemente nelle zone rurali in condizioni simili alla schiavitù. Come ha ricordato più volte l’«Associazione popoli minacciati» (attiva a Bolzano) in Mauritania «i cosiddetti Harati costituiscono il gradino più basso della società. Per anni le organizzazioni di auto-aiuto come “SOS Schiavi” sono state criminalizzate e i loro membri arrestati. Una nuova piccola speranza è data dal fatto che nel maggio 2005 l’organizzazione “SOS Schiavi” ha potuto finalmente essere registrata come organizzazione ufficialmente riconosciuta».

Dunque la schiavitù non esiste più ma…. resistono alcune – poche, pochissime – tragiche eccezioni?

Cercando la verità si scopre che dietro una facciata rassicurante si celano molte realtà sordide: cambia il nome ma senmpre di schiavitù si tratta.

Come spiega efficacemente questa voce «Che cos’è la schiavitù moderna?» del sito http://www.antislavery.org/italian/ che riporto integralmente.

«Per molte persone, l’immagine che viene alla mente sentendo la parola schiavitù è legata alla tratta degli schiavi, ai trasferimenti via nave da un continente ad un altro, e all’abolizione di questa tratta nei primi anni del 1800. Anche se non sappiamo nulla del commercio degli schiavi, lo consideriamo come qualcosa legato al passato piuttosto che al presente. Ma la realtà è che la schiavitù continua ancora OGGI.
Milioni di uomini, donne e bambini in tutto il mondo sono costretti a vivere come schiavi. Sebbene questo sfruttamento spesso non sia chiamato schiavitù, le condizioni sono le stesse. Le persone sono vendute come oggetti, costrette a lavorare gratis o per una paga minima, e sono alla completa mercé dei loro “datori di lavoro”.
La schiavitù esiste ancora oggi nonostante sia vietata nella maggior parte dei Paesi dove viene praticata. È proibita anche dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” del 1948 e dalla “Convenzione Supplementare sull’abolizione della schiavitù, la tratta degli schiavi e delle istituzioni e pratiche analoghe alla schiavitù” dell’ONU del 1956. Donne dell’Europa dell’Est sono trascinate nella prostituzione, bambini sono venduti e comprati da un Paese all’altro dell’Africa occidentale, e uomini sono costretti a lavorare come schiavi nei latifondi agricoli brasiliani.
La schiavitù contemporanea prende molte forme e riguarda persone di tutte le età, sesso e razza.
Che cos’è la schiavitù?
Alcune caratteristiche diffuse distinguono la schiavitù da altre violazioni dei diritti umani.Uno schiavo è:
obbligato a lavorare – sotto minacce fisiche o psicologiche;
posseduto o controllato da un “datore di lavoro”, di solito per mezzo di maltrattamenti fisici o psicologici o la minaccia di tali maltrattamenti;
privato della sua dignità umana, trattato come un oggetto o comprato e venduto come una proprietà privata;
fisicamente limitato o con una libertà di movimento limitata.
Quali tipi di schiavitù esistono oggi?
La schiavitù per debito riguarda almeno 20 milioni di persone in tutto il mondo. Le persone diventano lavoratori per debito essendo stati indotti, talvolta con l’inganno, a contrarre un prestito piccolissimo, a volte solo per acquistare medicinali per un figlio malato. Per saldare questo debito, sono poi costretti a lavorare moltissime ore al giorno, sette giorni a settimana, 365 giorni l’anno. In cambio del loro lavoro ricevono il minimo per alimentarsi e ripararsi, ma non potranno mai estinguere il debito, che può essere trasmesso a varie generazioni successive.
Il lavoro forzato riguarda persone che vengono illegalmente reclutate da governi, partiti politici o privati e costrette a lavorare, di solito sotto minaccia di violenze o altre punizioni.
Le forme peggiori di lavoro minorile riguardano i bambini che lavorano in condizioni di pericolo o sfruttamento. Decine di milioni di bambini nel mondo lavorano a tempo pieno, e pertanto privati dell’istruzione e del gioco, elementi fondamentali per il loro sviluppo individuale e sociale.
Sfruttamento commerciale e sessuale dei minori. I bambini vengono sfruttati per il loro valore commerciale attraverso la prostituzione, la vendita e la pornografia. Sono spesso rapiti, comprati o spinti ad entrare nel mercato del sesso.
Il commercio si riferisce al trasporto e/o alla tratta di esseri umani, di solito donne e bambini costretti con la forza o con l’inganno, finalizzato al guadagno economico. Spesso, donne migranti vengono ingannate e costrette a lavorare come domestiche o prostitute.
Il matrimonio precoce e forzato riguarda donne e ragazze che vengono fatte sposare senza poter scegliere, e costrette a vivere come serve e spesso sottoposte a violenze fisiche.
La schiavitù “classica” o “schiavitù-merce” comprende la compravendita degli esseri umani, che sono spesso rapiti dalle loro case, ereditati o regalati».

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 2 dicembre fra l’altro avevo ipotizzato: 1823: dottrina Monroe; 1942: coincidenze di scienza, lo stesso giorno «Globe» informa sulla penicillina mentre a Chicago si realizza la prima fusione nucleare pilotata; 1954: è la fine di Joe McCarthy; 1961: ritirato talidomide; 1968: polizia spara ad Avola, due morti; 1984: strage Bhopal già in blog); 1993: muore il narcotrafficante Escobar; 1995: la sonda Soho verso il Sole; 2002: muore Ivan Illich. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, un disegno o una foto. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
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