Scor-data: 2 marzo 1948

La mafia uccide Epifanio Li Puma, l’uomo della «Madre Terra»

di Fabrizio Melodia (*)  

Fu l’ennesimo sindacalista ucciso nel dopoguerra dalla mafia mentre lo Stato si girava dall’altra parte.

Epifanio Li Puma era nato a Raffo, una frazione di Petralia Soprana, il 6 gennaio 1893, dove visse per sempre, come tante persone della sua terra. Cominciò a lavorare giovanissimo, fu poi chiamato alle armi, dove rimase per quattro anni. Si sposò con Michela ed ebbe 10 figli, tra maschi e femmine: era severo ma giusto, non faceva discriminazioni di sesso e teneva in riga i figli. Non lasciava che i figli lo disturbassero quando parlava con gli estranei e insegnava loro come comportarsi in pubblico in ogni occasione. Non usava rimproverare, bastava uno sguardo.

Per questa sua etica ben radicata, Epifanio Li Puma era molto stimato in paese. Era un lavoratore indefesso, iniziava l’orario di lavoro all’alba e lo terminava all’imbrunire, sui campi, sempre aiutato dai figli e dalla sua fedele mula che lo aiutava a trasportare il necessario per vivere. Molto religioso, come da tradizione, non si metteva mai a mangiare senza la preghiera di ringraziamento al Signore, come raccontano i suoi conoscenti.Non era per nulla concorde su come la Chiesa agiva a livello sociale e politico, pur considerandola un punto di riferimento.

Insomma Epifanio Li Puma era un uomo tutto d’un pezzo, ligio e preciso, con un’educazione ferrea.

La prima lotta politica di Epifanio Li Puma iniziò quasi per caso, quando tornò dal fronte dopo quattro anni di militare durante la Prima Guerra Mondiale. Rivendicò con fermezza e correttezza le terre che lo Stato Italiano aveva promesso ai “combattenti per la patria”. Apertamente, pubblicamente e fortemente contrario al fascismo, Li Puma non faceva mistero delle sue idee politiche, che affermava con coraggio e determinazione.

Non era un rivoluzionario, ma un pacifista socialista che credeva nello Stato e nelle leggi uguali per tutti, un politico-sindacalista che nel referendum scelse repubblica con ferrea convinzione. Epifanio Li Puma parlava con convinzione a favore della sinistra e del Partito Socialista Italiano poiché credeva davvero negli ideali socialisti di pace e uguaglianza. Si adoperava a favore dei diritti del popolo e spinse i contadini a un’azione rivoluzionaria, a rivendicare i propri diritti in faccia ai padroni agrari. Per questo organizzò a Raffo nel 1946 la Lega dei lavoratori della terra, in quanto aveva capito che, solo attraverso i sindacati, le sorti dei contadini potevano risollevarsi. Il suo impegno lo portò a scontrarsi con il feudatario presso cui lavorava.

Epifanio Li Puma stava diventando una voce troppo scomoda contro i soprusi e le condizioni disumane di lavoro, così cominciò a ricevere minacce e intimidazioni, che non lo preoccuparono, sicuro di operare secondo la legge.

Iniziarono gli incontri fra i capi lega che riuscivano ad avere notizia delle nuove leggi sul riparto dei prodotti (decreti Gullo) o sull’assegnazione delle terre incolte alle cooperative.
Con la costruzione della lega iniziarono riunioni e rivendicazioni. Le riunioni, in un primo tempo (poi diventarono segrete per paura della mafia) venivano comunicate in vari modi, suonando la campana o a passaparola.

Epifanio Li Puma teneva le riunioni, incoraggiava i contadini a non arrendersi e chiamava i proprietari terrieri pescecani e parassiti .

Nonostante il clima di intimidazione, le riunioni continuarono. L’argomento in discussione negli incontri era sempre lo stesso: decidere di non lavorare più il terreno del marchese per costringerlo a riconoscere le leggi. Scelta difficile da fare visto che quel pezzo di terra da coltivare era l’unica fonte di vita per molte famiglie. Di fronte a questo problema – in occasione delle ripartizioni del prodotto, per ottenere l’applicazione delle nuove percentuali, dettate dal decreto Gullo – Li Puma convocò i capi-lega delle borgate vicine e chiese all’organizzazione sindacale l’assistenza di un avvocato. Nel 1947, visto i primi successi, si diede avvio all’occupazione simbolica delle terre incolte e mal coltivate con la parola d’ordine «la terra a chi la lavora».

Dall’attuazione del decreto Gullo si passò al decreto 89 – “naturalmente” non applicato in Sicilia – per assegnare le terre incolte o mal coltivate alle cooperative contadine. Li Puma, insieme ad altri capi lega, fondò una cooperativa e chiese l’assegnazione di 5000 ettari di terra incolta. Ebbe in risposta un no. Il rifiuto non scoraggiò Li Puma e compagni che per protesta incrociarono le braccia ed entrarono in sciopero.

Il movimento contadino stava prendendo sempre più piede e le minacce contro Epifanio aumentavano in proporzione al successo che lui e i suoi compagni stavano ottenendo. A chi gli diceva di denunciare le minacce alla pubblica autorità, Li Puma rispondeva laconicamente: «quattro anni di guerra, di prima linea e di trincea neanche una ferita e ora dovrei aver paura qua?».

Purtroppo il padronato mafioso non perdona chi non ha paura. Così il 2 marzo 1948 fu ucciso mentre era chino a lavorare il suo pezzo di terra: due colpi di fucile sparati da due uomini a cavallo, in presenza di due suoi figli.

Una morte annunciata, vista la mobilitazione dei nobili feudatari e della mafia tutta contro le attività del sindacato e di Epifanio.

Così ne scrisse Girolamo Li Causi. «Il 2 marzo a Petralia Soprana in provincia di Palermo, grosso comune al centro di una decina di borghi contadini, disseminati in una zona in cui impera sovrano il latifondo, mentre zappava il suo spezzone di terra, presente il figlio undicenne, veniva trucidato il vecchio compagno Epifanio Li Puma capo contadino che da 30 anni lottava contro i baroni, contro gli Sgadari, i Moeciari, i Pottino. Il delitto per ammissione stessa delle autorità, è politico: tutti sanno chi lo ha premeditato, organizzato ed eseguito. Anche la polizia lo sa. Li Puma veniva freddamente atterrato da due briganti della banda di Dino, banda che vive grazie alla complicità dei baroni che le assicurano ospitalità, sussistenza, protezione. Niente giustifica l’efferato delitto. Li Puma, padre di nove figli, contadino poverissimo aveva trascorso tutta la sua esistenza lavorando la terra, dirigendo la lega contadina di Petralia, organizzando la cooperativa La Madre Terra che da tre anni è in lotta con i signori feudali per il possesso meno precario della terra, per più umane condizioni di esistenza. Dal marchese proprietario al campiere che indica ai banditi la vittima perché non sbaglino, ai sicari rotti ad ogni delitto la catena è limpida. Ma la polizia come già per altre decine di contadini capilega trucidati in questi ultimi mesi non vuole scoprire i mandanti e archivia le pratiche» (in «Il 35° assassinio» sul quotidiano «L’Unità» del 17 marzo 1948).

Moriva l’uomo, continuava l’idea.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 2 marzo avevo, fra l’altro, ipotizzato: 1921: Kronstadt (era la scor-data dell’anno scorso); 1932: rapito il figlio di Lindbergh; 1933: prima del film «King Kong»; 1944: strage di Balvano; 1962: golpe in Birmania; 2000: sgombero di rom a Tor di Cenci; 2011: presa di posizione di cinque sindaci antirazzisti; 2012: 25 capi di Stato firmano il «Fiscal Compact». E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info .

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • DA MADONIE LIVE:
    UN VIDEO SU EPIFANIO LI PUMA, PLACIDO RIZZOTTO E LA STRAGE DI PORTELLA DELLE GINESTRE.
    PETRALIA SOPRANA MARIO LI PUMA VENERDÌ 20 SETTEMBRE 2013

    Dopo le recenti riprese del cortometraggio sull’emigrazione madonita in America a Soprana sono iniziate le riprese di un video documentario “A testa alta” del giovane regista palermitano Alberto Castiglione. Saranno raccontati i principali fatti degli anni che vanno dal ‘46 al ‘49, dalla strage di Portella delle Ginestre alle delittuose scomparse dei sindacalisti Placido Rizzotto ed Epifanio Li Puma. Per rappresentare la storia di quest’ultimo il regista ha scelto la borgata di Raffo, dove Li Puma ha vissuto, ed il centro storico di Petralia Soprana. Negli scalini della piazza duomo, sulla quale si affaccia la splendida chiesa Madre di costruzione tardo medievale, è stata registrata l’intervista di Carmelo, figlio di Epifanio Li Puma. Nei vicoli e tra le case di Raffo saranno invece girate varie scene che ricostruiscono la vita del sindacalista madonita. Tra le tante comparse, arruolate proprio a Raffo, vi sarà anche il figlio che era presente all’omicidio, Pietro Li Puma. Saranno rappresentati vari momenti della vita di Epifanio Li Puma: le riunioni tra contadini per l’organizzazione delle lotte, la vita familiare ed anche la sua uccisione. La troupe cinematografica, guidata dal regista Giuseppe Castiglione, lavorerà più giorni a Raffo di Petralia Soprana e successivamente si sposterà nella altre location per registrare un “pezzo” di storia che ha insanguinato le terre della Sicilia.“A testa alta” è un video documentario realizzato con il sostegno finanziario della Regione Siciliana – Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo Sicilia Fim Commission e con la collaborazione della Cattedra di Storia Contemporanea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina, del Centro Studi “Epifanio Li Puma” e del Comune di Petralia Soprana. Il supporto finanziario è dato dalla Banca Etica. Il soggetto del film-documentario ha al centro del racconto la lenta e faticosa marcia del sindacalismo siciliano, in particolare di quello legato alle lotte contadine e all’occupazione delle terre in Sicilia nel primo dopoguerra. In una terra di antichissimi privilegi feudatari, quella del movimento contadino siciliano è stata una delle pagine più dure ma importanti della storia democratica italiana: il sacrificio pagato è stato altissimo in termini di vite umane. I principali fatti su cui si snoderà il racconto degli anni che vanno dal ‘46 al ’49 sono l’impegno, le lotte e le delittuose scomparse dei sindacalisti Placido Rizzotto ed Epifanio Li Puma passando dai tragici fatti di Portella delle Ginestre. Il riformismo agrario sembra urga qui più che altrove e il sindacalismo agrario costituisce la prima espressione meridionale, e, dunque, la prima ad essere pesantemente perseguitata e repressa. Ma, malgrado ciò, rimasero il ricordo e l’esempio di quegli uomini, di quegli esponenti del primo sindacalismo agrario siciliano, che furono capaci di anticipare nell’intera Italia le rivendicazioni per un lavoro più dignitoso, per una società più giusta, per una vita più libera. Capaci, dopo secoli di sudditanza, di guardare il padrone a “testa alta”. Alcuni anni dopo, a quelle esperienze si richiamano, almeno moralmente, quei contadini che, vicini alle istanze socialiste, si impegnano per le cosiddette “affittanze collettive”, cioè per ottenere, a nome di cooperative, la gestione delle terre da parte della nobiltà terriera. Ancora oggi, l’unico futuro possibile di questa terra è quello di guardare il presente a “testa alta”.

Rispondi a Francesco Cecchini Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *