Scor-data: 20 novembre 1695

 

Brasile: l’assassinio di Zumbi e la resistenza del Quilombo dos Palmares

di David Lifodi(*)

Il 20 novembre in Brasile si celebra il Dia Nacional da Consciência Negra: nel 1695 il leader del Quilombo dos Palmares, Zumbi, fu ucciso dai portoghesi a seguito del tradimento di un suo compagno di lotta. Non si tratta solo di ricordare: l’anniversario dell’esecuzione di Zumbi si è trasformato, nel corso del tempo, in un’occasione per affermare la resistenza degli afrodiscendenti brasiliani, ancora oggi discriminati, ed in un motivo in più per lottare nel segno di un’uguaglianza razziale che nel gigante dell’America Latina è ancora molto lontana dal realizzarsi.

In Brasile i neri hanno sempre dovuto fare i conti con l’oppressione, per questo nel 20 novembre 1695 si è pian piano identificata tutta quella popolazione brasiliana ritenuta marginale, ma che continua ostinatamente a portare avanti le proprie rivendicazioni. Il 20 novembre non è più caratterizzato soltanto da marce e iniziative antirazziste, ma è stato esteso nell’ambito di un impegno civile più ampio, contro machismo, povertà e intolleranza. Il Quilombo dos Palmares, che si trova geograficamente nello stato di Alagoas (nord est del paese), era sorto nel 1597 grazie ad una quarantina di schiavi fuggiti dalle condizioni di sfruttamento imposte dai loro padroni nelle fazendas del Pernambuco ed era caratterizzato dal comune ideale della lotta  per la libertà contro ogni forma di sfruttamento. Il Quilombo dos Palmares, così denominato per la presenza di un gran numero di palme sul proprio territorio, si trasformò in una sorta di repubblica nera, autonoma e indipendente. Zumbi nacque nel 1655 e, dopo pochi anni, fu rapito dai portoghesi e ceduto (come se fosse un oggetto), ad un missionario: nel 1670 fuggì, stanco delle imposizioni e dell’evangelizzazione forzata (gli fu dato il nome di Francisco e venne battezzato) e già con una forte coscienza politica. In realtà Zumbi non percepiva odio nei confronti del suo padre adottivo, il gesuita António Melo, che gli aveva insegnato il Vangelo in latino e in portoghese, ma già da adolescente riteneva intollerabili le discriminazioni a cui era sottoposta la popolazione nera, e per questo scappò da Porto Calvo (cittadina dello stato di Alagoas), la località dove risiedeva il missionario, per trasferirsi nel Quilombo dos Palmares, che raggiunse dopo oltre 130 chilometri di cammino. Secondo la tradizione dei quilombolas, Francisco ebbe una nuova famiglia ed un nuovo nome: da allora fu  Zumbi. I portoghesi sarebbero riusciti a distruggere il Quilombo solo nel 1694, a seguito di una serie di battaglie ravvicinate al termine delle quali i neri resistettero e preferirono morire piuttosto che sottomettersi alle truppe della Corona. I pochi sopravvissuti fondarono un altro Quilombo, quello del Cumbe, mentre Zumbi, ferito durante l’attacco alla capitale di Palmares, Macaco, fu giustiziato insieme ad altri suoi compagni di lotta il 20 novembre 1695.  Zumbi fu tradito da uno dei più esperti guerrieri del Quilombo, il comandante Antônio Soares, che vendette Zumbi in cambio della sua libertà. Soares era stato catturato dai portoghesi, ma riuscì a salvarsi svelando il nascondiglio di Zumbi. Per la gente di Palmares Zumbi era immortale, come testimoniato dai suoi innumerevoli soprannomi, tra cui “dio della Guerra” e “Fantasma Immortale”: fu il governatore del Pernambuco Caetano de Melo a Castro ad ordinarne la decapitazione, allo scopo di dimostrare che il guerriero del Quilombo era morto davvero ed impaurire gli schiavi. La testa di Zumbi fu esposta nella Praça do Carmo, a Recife, e vi rimase per anni fino alla sua completa decomposizione. In precedenza tutti gli assalti dei colonizzatori erano falliti: i quilombolas avevano come loro principale missione quella di liberare tutti i neri ancora schiavi e il loro ardore in battaglia ebbe per lungo tempo la meglio sui colonizzatori. D’altra parte gli attacchi dei portoghesi erano giustificati dal terrore nei confronti dei quilombolas, oltre che dalla voracità verso le loro terre  e dal desiderio di sfruttarli come schiavi. Oltre al Quilombo dos Palmares in quello stesso periodo ne sorsero altri, ad esempio quello di Ambrósio, nello stato Minas Gerais che, una volta distrutto, rinacque pochi anni dopo nello stesso luogo sotto il nome di Campo Grande. Zumbi ha lasciato una ricchissima eredità storica e culturale in tutto il Brasile come simbolo di lotta della consciência negra contro il lavoro schiavo. Ad esempio, sempre in Brasile, è passata alla storia la Revolta do Malês del 24-25 gennaio 1835 a Salvador de Bahia: gli schiavi africani di religione islamica (denominati appunto malês) dettero vita a dei moti di protesta repressi violentemente. Anche i malês lottavano contro l’oppressione e la schiavitù a cui erano stati ridotti da mulatti e bianchi. L’eredità di Zumbi è assai forte anche in campo artistico. Il regista Carlos Diegues ha dedicato due film alla lotta del Quilombo dos Palmares: nel 1963 “Ganga Zumba” (il leader del Quilombo che precedette Zumbi, tradito dai portoghesi e ucciso insieme ai suoi uomini di fiducia a seguito di false offerte di pace)e nel 1983 “Quilombo”. E ancora, il musicista Gilberto Gil, già ministro della Cultura nel primo periodo della presidenza Lula, ha intitolato un suo album “Z: 300 Anos de Zumbi”.

Nell’immaginario collettivo Zumbi è divenuto uno Spartaco brasiliano che si è ribellato all’oppressione dei colonizzatori portoghesi, ma le istituzioni brasiliane hanno sempre minimizzato sul razzismo strisciante che circonda tuttora gli afrodiscendenti: i prossimi riots potrebbero essere provocati da loro.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

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