Scor-data: 23 dicembre 1449

Caterina di Chenal “abiura” e scampa al rogo

di Daniela Pia (*)

strega-daniForse giunse al villaggio collinare di Saint-Vincent, una mattina all’alba: probabilmente dentro la sacca custodiva le sue erbe e nel cuore portava la sapienza che la nonna le aveva lasciato in eredità. Caterina di Chenal sapeva trovare la cura per le ossa che scricchiolavano, per il mal di denti, aiutava le donne a partorire, sapeva fare i salassi e sanare le piaghe. Purtroppo era anche molto bella e la sua bellezza le attirò le attenzioni morbose di molti uomini, alcuni dei quali notabili. I tempi erano oscuri: tre papi occupavano contemporaneamente il soglio; l’Inquisizione lavorava a pieno ritmo; e donne come Caterina non godevano di buona fama. Molte, in paese, la guardavano con invidia: era una donna troppo libera e cominciarono a malignare sulle sue doti di ammaliatrice. Fra gli uomini coloro che non potevano vantarsi di avere avuto accesso alle sue grazie covavano rancore e rabbia. Gli eletti erano pochi, fra essi il notaio Bonifacio, il farmacista Jean Croy e un certo Vuillermin Franquin, con il quale visse per un breve periodo.

Caterina sapeva contemplare la bellezza che la circondava: quando andava a raccogliere erbe nel bosco, i suoi passi erano spesso accompagnati dal fruscio del vento fra i rami, una musica gentile che la faceva sentire meno sola. La solitudine, quella vera, però stava per arrivare.

Nell’gosto 1449 dopo essere stata denunciata come strega, venne arrestata e rinchiusa nelle segrete del castello di Montjovet, colpevole per «l’uccisione a mezzo di sortilegio» del parroco di Montjovet, Pierre Hospitis. Quarantadue le imputazioni contro di lei: spaziavano dall’eresia alla medicina abusiva; dalla partecipazione a riti particolari, dentro una “sinagoga” al cospetto del diavolo, sino all’essersi cibata di carne umana. Gli strumenti a disposizione dell’Inquisizione per strapparle la confessione erano collaudati: la tortura era un passatempo nel quale si indulgeva e a essa fu sottoposta Caterina «la guaritrice», additata come strega dalla pubblica morale.

Passarono alcuni giorni e Caterina continuò a negare ognuna di quelle fantasiose accuse che le venivano rivolte. Rifiutò di giurare: una, due, tre volte.

Le fu chiesto se conosceva il Pater Noster e l’Ave Maria e lei snocciolò le preghiere con sicurezza. E recitò anche un’altra preghiera – in patois – con la formula che le era stata insegnata per guarire i foruncoli e altri dolori. Di tutti i capi d’ accusa che le vennero rivolti Caterina si riconobbe “colpevole” solo di aver recitato una preghiera non ortodossa come quella ma ribadì di averlo fatto a fin di bene, mentre per tutti gli altri capi di accusa rifiutò di confessare. La tortura continuò e le sue urla indussero gli aguzzini a sospendere momentaneamente il trattamento. Nel frattemo Pantaleoin Mistralis, figlio di Caterina e – anche se non lo riconobbe – del notaio Bonifacio si assunse l’ onere di pagare la sua difesa. Convocò un luminare del diritto, canonico della cattedrale, baccelliere, che era stato già procuratore fiscale in altra causa di stregoneria. Nella difesa approntata riuscì a smontare le accuse dell’Inquisizione ma quando cercò i testimoni in difesa di Caterina nessuno si fece avanti. Giunto alla formulazione della lunga e articolata sentenza, il 23 dicembre1449, il tribunale bandì Caterina di Chenal dal territorio della diocesi: la guaritrice riuscì a scampare alla morte in cambio dell’abiura da recitare innanzi alla corte. Convinta dal suo difensore la donna pronunciò parole che non le appartenevano ma le avrebbero consentito ancora di vedere il cielo: «Io Caterina di Chenal, inginocchiata, le mani sui santi vangeli […] abiuro profondamente e detesto ogni eresia contro la fede cattolica e Santa Madre Chiesa […] Inoltre abiuro e detesto […] il bastone per cavalcare, l’omaggio al diavolo, la sua adorazione, i suoi tributi […] Le infermità inflitte con l’arte diabolica, i bambini uccisi e le loro carni mangiate nel corso delle nefandissime sinagoghe […] Giuro che d’orinnanzi non riceverò alcun eretico […] E se avrò dei sospetti che una persona sia eretica la denuncerò senza indugi […] Giuro e prometto di vivere secondo le regole di Santa Madre Chiesa».

Rinnegò dunque ciò che non aveva mai coltivato, prese le distanze da atti che non aveva compiuto. Forse Caterina di Chenal fu peccatrice, certo non più di tante. Forse amò troppo, forse fu “troppo” fiera e indipendente ma non fu strega come la voleva l’Inquisizione. Perchè «in realtà non ci sono state streghe, ma i terribili effetti della credenza nelle streghe sono stati gli stessi che se le streghe fossero realmente esistite» come ebbe a dire qualche secolo dopo Friedrich Nietzsche.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 23 dicembre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
1294: Bonifacio VIII papa; 1793: sconfitti (e sterminati) i “vandeani”; 1899: nasce Aldo Capitini; 1900: sciopero generale a Genova; 1922: «testamento» Lenin; 1961: 71 morti sulla ferrovia di Catanzaro; 1971: solo 4 anni di carcere per Diletta Pagliuca; 1978: 108 morti a Punta Raisi; 1981: arrestato Sandro Marcucci, poi assolto; 1990: assalto Uno bianca a campo rom; 2000: attentato fallito di Andrea Insabato contro «il manifesto»; 2005: il numero 5756 di «Science» mette l’autocoscienza fra le 25 scoperte più importanti sull’essere umano; 2009: prima pietra del ponte sullo Stretto. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (
db)

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

Un commento

  • GIUSEPPE ROLLANDIN

    Nel rievocare figure storiche di Saint-Vincent (Valle d’Aosta) si siamo imbattiti in Caterina di Chenal, avete altre notizie certe?
    Grazie

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