Scor-data: 23 luglio 1929

Il fascismo bandisce l’uso di parole straniere da ogni comunicazione scritta e orale

di d. b. (*)  

Prendiamo una frase italiana piuttosto banale con molte parole che iniziano con la lettera A: «La nave era in avaria. L’ammiraglio uscendo dall’arsenale si lamentò degli acciacchi. Poi si buttò sull’alcova azzurra mangiando arance e albicocche con un po’ di alcool». Le parole con la A (sono 9) di questa frase cosa c’entrano con il 23 luglio 1929?

Tentiamo con la C? «Ho messo il caffè nella caraffa. Nella dispensa c’è una cassata con i canditi, nella casseruola un po’ di carciofi». Le 6 parole con la C hanno qualcosa a che vedere con il 23 luglio 1929?

E ancora: alchimia, algebra, azimut, cammello, chimica, elisir, Gibilterra, harem, intarsio, monsone, nababbo e via così fino a zenit e zero. Fuochino? Avete indovinato?

Aguzzino, alfiere, almanacco, assassino, bagarino, barattolo, bizzeffe, il toscanissimo buttero, canone, catrame, cerbottana, chitarra, cotone, crumiro, denaro, divano, dogana, facchino, garza, gatto, giacca, giubba-giubbotto, limone, liuto, macabro, magazzino, materasso, melanzane, nafta, nuca, ovatta, pappagallo, ragazzo, ricamo, safari, saracinesca, sciroppo, spinaci, taccuino, talco, tamburo, tariffa, traffico, valigia, zafferano, zecca e zucchero.

Ci siete, vero? In ogni caso ve lo dico: sono tutte parole che arrivano in italiano direttamente dall’arabo. Gli scacchi vengono dall’India, sì, ma arrivano a noi attraverso gli arabi, come del resto tanti nomi di stelle e persino molta della cultura greca che essi salvarono mentre l’Europa era imbarbarita. Il fascismo che si rifaceva (fra burletta e tragedia) alla romanità usò i numeri romani per datare la sua “era” – e arrivò a XX, un misero ventennio in tutto – ma si guardò bene dall’abbandonare i numeri arabi nei conti più seri.

Ma allora quel bandire l’uso di parole straniere? Una  buffonata mussoliniana o se preferite una impossibilità, una favoletta per gonzi: come tante altre.

Così per l’oggi. Non si rammentano delle radici arabe della cultura europea i papi mentre i sedicenti “celti” del Nord Italia si inventano patrie, lingue e riti inesistenti: altri buffoni che sfiorano spesso la tragedia. Gentilini, l’ex sindaco leghista di Treviso, ama il soprannome appioppatogli di sceriffo; certo ignora che deriva dall’arabo (in origine era «sharif» cioè nobile). Araba è l’origine del «padano» risotto. L’italianissima pasta ci arriva dalla Sicilia saracena. E così via. Passi per papi e leghisti ma tutti gli altri in questo Paese hanno perso la memoria, il senno o tutt’e due?

(*) Per questa «scor-data» ho ripreso la parte iniziale del mio post Colpisce più la lingua (araba) che la spada del 28 agosto 2012 che in origine era un articolo scritto per il quotidiano «il manifesto» una decina o dozzina d’anni fa.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 23 lugliofra l’altro avevo ipotizzato: 1593: «Parigi val bene una messa» dice Enrico IV; 1952: in Egitto rovesciato il re; 1967: rivolta a Detroit; 1968: conferma che le pulsar esistono;  1984: beffa delle teste di Modigliani; 2005: don Cesare Lo Deserto condannato. E sul 24  luglio: 1669: l’Inquisizione vieta Bacone; 1783: nasce Simon Bolivar; 1967: sul «Times» dichiarazione pro Marja legale; 1971: Simonetta Ferrero uccisa con 42 coltellate; 2008: legge sulla «sicurezza». E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

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