Scor-data: 23 marzo 1851

La morte del Passator «cortese»

di Remo Agnoletto (*)  

Nacque a Boncellino di Bagnacavallo, nella Bassa Romagna, a una decina di chilometri da Ravenna il 24 agosto 1824, in una casetta nella località detta Rocchetto, ultimo di 10 figli.

Sulla vita e sulle imprese di Stefano Pelloni, meglio conosciuto come «il Passator cortese» molto è stato scritto e altrettanto si è favoleggiato. Del Passatore si è narrato tutto e il contrario. C’è stato chi l’ha definito perverso e bestiale ed altri che ne hanno cantato le gesta elevandolo al rango di un mito. La sua cortesia fu cantata anche da Giovanni Pascoli. Di certo non è errato dire che per più di due anni, dal 1849 al 1851, dominò i paesi delle Legazioni – cioè le province di Bologna, Forlì, Ravenna e Ferrara – sconfinando all’occasione anche nel Granducato di Toscana, tenendo in scacco sia il governo austriaco che quello pontificio. Ciò potrebbe sembrare inverosimile ma nei fatti invase e saccheggiò sette cittadine, derubò un numero elevatissimo di persone, ne uccise almeno otto, diede l’assalto diverse volte alla diligenza dello Stato Pontificio con tanto di scorta, organizzò e diresse una banda di svariate decine di banditi.

In età scolare Stefano Pelloni frequentò una scuola privata: avrebbe dovuto essere il primo gradino per farne un prete. Dopo essere stato bocciato un numero imprecisabile di volte ne uscì solo con l’equivalente della terza elementare, ma nei fatti probabilmente analfabeta. La sua scuola fu quindi il traghetto del fiume Lamone tra il comune di Bagnacavallo e quello di Russi, al seguito del padre che di lavoro faceva appunto il traghettatore o meglio, il passatore. Nel suo lavoro conobbe, specialmente di notte, contrabbandieri, banditi e ladri. Stefano imparò a riconoscere la vita infima alla quale larghissimi strati della popolazione erano obbligati per colpa dell’ignoranza e dell’ozio dei loro padroni e perciò sentì ribollire l’odio verso i ricchi. Si persuase che l’unica via d’uscita era la violenza. Oltre agli influssi sociali ed economici va anche aggiunto che per via del suo lavoro oltre a conoscere la maggior parte di coloro che violavano la legge ne divenne anche il confidente. Non è difficile capire quindi come poté diventare ben presto il capo indiscusso di coloro che decisero di darsi alla macchia. Il brigante agì sempre favorito dallo stato di sfacelo in cui si trovava soprattutto la Romagna per via della dominazione pontificia. La gente era povera, viveva precariamente ed era obbligata a lavorare in cambio di poco per padroni incapaci di far fruttare la terra. I governanti erano spesso corrotti e a rendere incerto il futuro ci si misero anche le rivoluzioni del ‘31, ‘43, ‘45, ‘48, ‘49. Nel 1847 il Papa istituì la Guardia Civica che sostanzialmente arruolò tutti i cittadini che avevano interesse alla tutela della proprietà privata. La stessa venne poi abolita con la Notificazione nel 1849 obbligando tutti coloro che avessero un’arma a consegnarla. Fu poco prima di questa che Pelloni iniziò i suoi colpi. Fra le gesta più famose del Passatore si ricorda quella di Forlimpopoli il 25 gennaio 1851 quando con la sua banda assaltò, durante una rappresentazione comica, il teatro situato nell’ala sud della Rocca quattrocentesca. Qui saliti sul palcoscenico, all’apertura del sipario per il secondo atto, puntarono le armi contro gli spettatori intimando loro di dare un «contributo pecuniario». All’interno del teatro, oggi intitolato a Verdi, è collocata una lapide del poeta Olindo Guerrini che ricorda l’avvenimento. Per tre ore e tre quarti non era esistita tra Forlì e Cesena altra autorità che quella del Passatore.

Tali azioni ai danni dei ricchi non potevano che riscuotere consensi fra la maggior parte della popolazione ridotta a stenti e la generosità con cui Pelloni pagava gli “aiutanti! non poteva che accordargli una maggiore complicità di tutti. Non gli mancarono neanche i giusti agganci nelle istituzioni. Questi gli garantirono in diversi casi una copertura ma non furono sufficienti a salvargli la vita di fronte a un traditore del suo ristretto gruppo. Nel 1851 quarantadue suoi uomini erano già in mano alla giustizia, ne restavano solo diciotto in libertà. Uno fra questi, Lodovico Rambelli, venne probabilmente “comprato” dal governo con la promessa, a operazione finita, della possibilità di fuggire senza essere inseguito. Il Passatore venne così scoperto la mattina del 23 marzo 1851 presso un capanno e venne ucciso in uno scontro a fuoco da Apollinare Fantini. Sul corpo infierì poi il capo del gruppo di soldati, tal Calandri, un romano inviato dal governo, al quale probabilmente faceva gola la taglia di 3 mila scudi romani pendente sulla cattura del Passatore.

 

(*) Fra le molte opere dedicate al «Passator cortese» ne segnalo due che si possono rintracciare nelle buone biblioteche. La prima è un testo teatrale di Massimo Dursi intitolato «Stefano Pelloni detto il Passatore» che fu pubblicata (nel 1963) nella «collezione di teatro» dell’Einaudi. La seconda opera è un romanzo, «Il passatore» firmato da Bruno Corra (in realtà Bruno Corradini) uscito nel 1929 ma ristampato ancora nel 1967… quando lo lessi.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 23 marzo avevo, fra l’altro, ipotizzato: 1307: sconfitto fra Dolcino; 1900: nasce Erich Fromm; 1910: nasce Akira Kurosawa; 1912: nasce Von Braun; 1933: nasce Philip Zambardo; 1937: battaglia a Guadalajara; 1944: via Rasella; 1950: rivolta a San Severo; 1952: muore Jim Thorpe; 1955: 22 morti alla miniera Morgnano; 1959; esce «A qualcuno piace caldo»; 1980, scandalo Totonero; 1983: «scudo stellare» di Reagan; 2002: milioni in piazza contro la guerra. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info .

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Remo Agnoletto

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