Scor-data: 24 luglio 1985

Brasile: il comboniano Ezechiele Ramin viene ucciso dalle guardie armate dei fazendeiros

di David Lifodi (*)

“Perché padre Ezechiele è stato ucciso? Alcuni antecedenti possono suggerire una risposta. Ezechiele era un uomo coerente con la scelta per i poveri, e coraggiosamente – senza molti calcoli – si esprimeva con un linguaggio franco, diretto. Aveva preso particolarmente a cuore la causa degli indios e dei contadini senza terra. Frequentemente venivano per esporgli i loro problemi nella nostra casa di Cacoal”.

Il comunicato ufficiale dei missionari comboniani, scritto poco dopo che padre Ezechiele Ramin era stato assassinato dalle guardie armate inviate dai fazendeiros, il 24 luglio 1985, evidenzia la causa che sta dietro all’assassinio del giovane sacerdote italiano, martire della terra in Brasile a soli 32 anni, quella questione agraria che i latifondisti hanno sempre osteggiato. Quando padre Ezechiele arriva a Cacoal, nello stato di Rondônia, è il 1984, l’anno della nascita del Movimento Sem Terra: in Brasile, allora come oggi, dominano i fazendeiros e la lotta per la terra si trova in una delle sue fasi più cruente. Ezechiele era arrivato a Cacoal dopo aver partecipato per anni ai campi di lavoro di Mani Tese, associazione con la quale collaborò per svariati progetti legati al sud del mondo, prima di lavorare negli Stati Uniti con un gruppo di nativi americani e in Messico in Bassa California. Al suo ritorno in Italia, prima della partenza per il Brasile, organizzò alcune delle prime manifestazioni contro la camorra e aiutò le vittime del terremoto dell’Irpinia. Ezechiele fin dall’inizio aveva sviluppato un forte sentimento per la giustizia sociale, ispirato sia dagli insegnamenti di Dietrich Bonoffer, il teologo protestante conosciuto per la sua resistenza antinazista nel segno della non violenza, sia dalla crescente influenza della Teologia della Liberazione in America Latina, nella quale si identificavano le comunità di base , le organizzazioni indigene e quelle contadine. Quel 24 luglio 1985 padre Ramin si era recato nella fazenda Catuva, nel municipio di Aripuanà, stato del Mato Grosso, non lontano dalla sua Cacoal: i suoi superiori glielo avevano sconsigliato, anche perché il missionario comboniano aveva già ricevuto minacce di morte. Ezechiele non andò solo, ma fu accompagnato da Adilio di Souza, sindacalista dei lavoratori rurali di Cacoal. I contadini si erano installati nella fazenda Catuva, che però era reclamata dai latifondisti: padre Ramin si era recato lì per suggerire ai campesinos di ritirarsi dalla fazenda per evitare guai maggiori, ma quando l’assemblea era già terminata ed Ezechiele e Adilio erano sulla via del ritorno, caddero in un’imboscata delle guardie armate. Il sindacalista, nonostante le ferite, riuscì a fuggire e a dare l’allarme ai comboniani, ma Ramin cadde accanto alla sua auto ucciso da numerosi colpi di pistola. Nel 1988 Deuzelio Goncalves Fraga e Altamiro Flauzino furono condannati a 25 anni di carcere, ma gli altri uomini del commando che uccisero padre Ezechiele, così come i mandanti dell’omicidio, non sono mai stati arrestati. Tra i volumi più conosciuti dedicati al missionario comboniano, Testimone della speranza, curato da Ercole Ongaro e Fabiano Ramin, fratello di Ezechiele, che raccoglie le lettere scritte dal sacerdote tra il 1971 e il 1985. Le lettere di padre Ramin descrivevano la drammatica situazione della questione agraria in Brasile, in particolare nello stato di Rondônia, dove oltre 40mila famiglie non avevano garantito il diritto alla terra e le ingiustizie sociali ai danni di indigeni e contadini erano all’ordine del giorno: “Gente che è trattata come cuccioli di cane ai quali sono riservati solo gli ossi”, scrisse una volta Ezechiele ad un amico. Eppure la voglia di giustizia del comboniano era tale che Ezechiele si era impegnato anche attraverso la Commissione Pastorale della Terra per difendere i contadini. “Mi sento in sintonia con le angustie e le grandi speranze dell’America Latina”, amava ripetere Ezechiele Ramin, i cui ideali di lotta e resistenza non violenta sono ricordati ancora oggi a Padova, la sua città natale, dove è stato aperto anche un centro di documentazione a lui dedicato, e nello stesso Brasile: nello stato del Piauí un centro diurno per bambini ha preso il suo nome.

La messa in onore di Ezechiele Ramin, ad una settimana dall’omicidio, vide la grande partecipazione delle comunità indigene e dei contadini senza terra: Lele, così tutti lo chiamavano affettuosamente, viveva e vive tuttora nelle lotte per la giustizia sociale in America Latina.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo.  (db)

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