Scor-data: 24 settembre 2011

80 arresti a New York

di d. b. (*)   

«Occupy – dice Noam Chomsky – è la prima reazione pubblica di rilievo a 30 anni di lotta di classe»: così scrive Greg Ruggiero presentando «Siamo il 99%» (Nottetempo editore 2012: 110 pagine per 10,50 euri) che raccoglie quattro testi di Chomsky (traduzione di Andrea Aureli).

Ho l’impressione che in quella sintetica frase Chomsky abbia sottinteso qualcosa; a esempio che negli ultimi 30 anni la lotta di classe in molti Paesi l’abbiano fatta soprattutto (o solo) i padroni e che dunque abbiano riportato facili vittorie.

L’esordio di Occupy è a New York il 17 settembre 2011 ma già 7 giorni dopo (eccoci alla nostra «scor-data») arrivano i primi 80 arresti, sempre a New York durante una marcia pacifica. Si trova sempre una buona scusa per spedire in carcere qualcuna/o che protesta contro i poteri: per restare a Occupy il 6 marzo 2012 a Sacramento una donna viene arrestata «per aver lanciato petali di fiori». A lei e a tutti gli altri arrestati è dedicato questo libro citato del quale vivamente consiglio la lettura.

Quali che siano i limiti politici del movimento Occupy non c’è dubbio che sia stata un’importante novità nel panorama statunitense. Se avete l’impressione che sia rapidamente sparito dalla scena avete ragione e torto. Ragione perché l’onda alta del movimento è passata; torto perché l’onda lunga ha seminato ovunque e mille forme di resistenza sono fiorite negli Usa… Forse state pensando: strano però che nessuno ne abbia parlato; beh sarò forse brutale ma è il caso di ficcarvi nella capoccia, una volta per tutte, che oggi il sistema dell’informazione (in Italia come negli Usa) funziona così: racconta solamente – più o meno stravolgendo, talvolta del tutto inventando – “la piazza” sperando in scontri e/o spettacoli ma non vuole parlare del quotidiano, cioè del lavoro politico-sociale che precede e segue le manifestazioni. Ho scritto «non vuole» ma mi correggo: non deve. E comunque non avrebbe spazio e tempo perché il sistema dell’informazione invece è pagato per occuparsi di pettegolezzi, miagolii e bugie che vengono dai Palazzi, dell’oroscopo e della Borsa (che hanno la stessa credibilità), di Vip e – con ovvie censure alla base – delle solite «4 s» cioè sangue, soldi, sesso, santità.

Tornando al bel libretto «Siamo il 99%» il curatore scrive: «Forse il messaggio più radicale che il movimento esprime è la sua esortazione a cambiare noi stessi, individualmente, nei posti di lavoro e nella società. E’ a questo che Chomsky fa riferimento quando parla dell’importanza di ripensare concetti come la crescita». Le cose non cambieranno da sole. Nessuno può impegnarsi al posto nostro. Per citare, come fa Ruggiero, la poetessa nera Jude Jordan: «Quelli che stavamo aspettando siano noi».

Su questo concetto dell’impegno individuale, del cambiamento dal basso, insiste il primo dei 4 testi di Chomsky qui raccolti: è una conferenza (ad «Occupy Boston») in memoria di Howard Zinn che si apre citando questa splendida frase di Zinn: «In tempi difficili sperare non è stupidamente romantico ma si fonda sul fatto che la vicenda umana è una storia non di sola crudeltà ma anche di compassione, sacrificio, coraggio e gentilezza. […] Vedere solo il peggio distrugge la nostra capacità di azione. Ricordare quei momenti e luoghi – ce ne sono tanti – in cui le persone si sono comportate in modo magnifico ci dà l’energia per agire o quanto meno la possibilità di far cambiare direzione a questo mondo. […] Il futuro è una infinita successione di presenti e vivere ora come pensiamo che gli esseri umani dovrebbero vivere, sfidando tutto ciò che c’è di male intorno a noi, è già una meravigliosa vittoria».

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 24 settembrefra l’altro avevo ipotizzato di paerlare della giornata «Puliamo il mondo» oppure di scegliere una di queste date: 1945: esce «Roma città aperta»; 1952: muore Paul Eluard; 1961: prima marcia Perugia-Assisi; 1970: processo agli spioni Fiat; 1981: primo atto di “terrorismo” armeno a Parigi; 2004: a Lecco un senegalese condannato per aver detto all’autista «bianco bastardo». E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Interessante scor-data su Occupy che stimola conoscenza e riflessione sullo stato del movimento oggi negli Stati Uniti e nel mondo. Consiglio di visitare il sito http://www.occupy.com

  • a proposito del “dopo Occupy”…

    COME I CIRCOLI DI PRESTITO CREANO RESISTENZA
    Chi ha la pazienza di scavare nella società statunitense può scoprire come anche nel paese di Wall Street si diffondono forme di finanza critica: circoli di prestito, circoli del dono, società di mutuo soccorso, come il Maf. Al centro di queste esperienze, che registrano tassi di perdita bassissimi, non c’è il profitto delle banche ma il mutuo aiuto tra i cittadini. Storicamente protagonisti delle società di mutuo soccorso sono stati i migranti in cerca di alternative alle inaccessibili strade degli istituti di credito: anche oggi moltissimi migranti e persone a basso reddito, attraverso questi circoli, sfuggono ai debiti troppo costosi, avviano attività, acquistano case, risparmiano per pagare le spese di un college. Nei prossimi anni, secondo Jassmin Poyaoan di Shareable.net, «queste soluzioni possono diffondersi maggiormente e possono costruire la resistenza economica delle comunità, la loro resilienza»
    http://comune-info.net/2013/09/i-circoli-prestito-creano-le-comunita-resistenti/

  • Anche questo mi pare intertessante (sempre dalla newsletter di «Comune-info», come il precedente)
    LA RIVOLUZIONE E’ UN RIZOMA
    Nel settembre 2011, dopo un appello lanciato dalla rivista Adbusters, nasceva il movimento Occupy Wall Street. Da allora altri movimenti e rivolte si sono diffusi in molti paesi, in modo orizzontale e reticolare («rizoma»). «Guardando fuori dalla finestra – scrivono oggi quelli di Adbusters – abbiamo la stessa sensazione che abbiamo avuto il 16 settembre 2011, il giorno prima in cui alcuni occupanti coraggiosi hanno montato le loro tende a Wall Street. Solo che questa volta, possiamo guardare oltre…. Ora abbiamo la fiducia in questa generazione che non avevamo prima». Come dimostrano la Turchia e il Brasile, «ciò che comincia come semplici richieste – ad esempio non tagliate gli alberi – scoppia in un desiderio totalizzante per riavviare l’intera macchina». «Dato che questo secondo anniversario non viene celebrato con le fiamme che infuriano, solo poche scintille, possiamo trarre comunque conforto in una cosa: il nostro attuale sistema globale, il capitalismo, è in declino terminale…», sempre più persone si rifiutano di rianimarlo e cercano di far nascere un modo diverso di vivere
    http://comune-info.net/2013/09/dueannidopoows/

    Se desiderate mettervi in contatto scrivete qui: ; è una newsletter molto ben fatta sia sulle questioni italiane che internazionali

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