Scor-data: 26 dicembre 1997

Muore il filosofo Cornelius Castoriadis

di Fabrizio Melodia (*)

 

In modo molto sereno, con una ferrea vita attiva alle spalle, il 26 dicembre 1997 muore a Parigi il filosofo Cornelius Castoriadis,
Nato a Istanbul nel 1922, si trasferisce da bambino in Grecia dove compie i suoi studi fino a laurearsi, raggiungendo Parigi nel 1946, come economista per l’ Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
Nel 1964 si avvicina alla scuola freudiana fondata da Jacques Lacan, con il quale entrò subito in contrasto, una vera e propria battaglia che lo porterà a lasciare la scuola e a partecipare alla fondazione della “seconda” collaborando con Jean Paul Valbrega, intorno al 1969.
Si dedica anche alla ricerca filosofica: alla fine degli anni ’70 scrive su Topique, partendo dal libro «Un destin si funeste», un lungo articolo critico sul pensiero strutturalista, da Michel Foucault a Roland Barthes, da Louis Althusser a Gilles Deleuze e Félix Guattari.
Il suo pensiero si esplica nella considerazione fra due “ontologie”, ovvero due modi di essere dell’umano: come mera proposizione dell’esistere e come l’esserci riguardo al contesto storico sociale d’appartenenza.
Castoriadis distingue bene l’«essere» come «appartenere a un sottoinsieme» e «l’essere in relazione con un tutto».
A livello sociale, si assiste dunque a mutamenti che non possono venire correlati direttamente a relazioni di causa ed effetto, ma all’immaginario culturale.
Negli esempi di Castoriadis, gli italiani trovano ripugnanti certe abitudini culinarie quali mangiare lumache oppure gli inglesi fanno bollire i cosciotti di maiale con la marmellata: questo perché ogni popolo costruisce il suo immaginario attraverso le proprie relazioni con l’ambiente. Da questo si deduce che, secondo Castoriadis, nell’ambito delle istituzioni umane non esistono modelli teorici, non esiste che una realizzazione nel tempo, al seguito di milioni di decisioni particolari e di singole condotte individuali; in caso di fallimento, non si può far ripartire il meccanismo da zero, non si rigioca la partita come in un flipper, non c’è nessun “bonus” che possa essere assegnato allo stesso giocatore, ma solo un “game over”: e si lascerà irrevocabilmente il posto ad altre istituzioni ed esperienze sociali. Parimenti, il modo di produzione capitalistico e il suo universo di sfruttamento non sono incarnazioni degenerate di una teoria del mercato buona. Sono creazioni immaginarie che finiranno per crollare e nessun governo potrà dire: «ricominciamo con il capitalismo, ma senza fare gli stessi errori del passato». Dunque le società sono fondamentalmente eteronome, ovvero costruiscono i propri modelli di leggi, istituzioni, credenze e costumi attribuendole a una causa esterna e indipendente da loro (Dio, gli usi degli antenati, la necessità storica). Nessun popolo si autodetermina coscientemente.
Nel libro «
Socialisme ou barbarie» – che riprende una celebre frase di Rosa Luxemburg – edito da Guanda nel 1969 (la traduzione italiana reca il titolo dell’originale francese) Castoriadis è chiarissimo: o i popoli riescono ad arrivare all’autocoscienza dei propri valori e a costruire su basi autonome la società, oppure saranno condannati alla catastrofe. E a conti fatti, questo ormai è sotto gli occhi di tutti.
Altre opere di Castoriadis tradotte in italiano
«
La rivoluzione democratica», Elèuthera, 2001.
«
L’istituzione immaginaria della società», Bollati Boringhieri, 1995; traduzione di Fabio Ciaramelli e Fabrizio Nicolini, introduzione di Pietro Barcellona.
«
Finestra sul caos. Scritti su arte e società», Elèuthera, 2007.
«L’epoca del conformismo generalizzato» (1989); «Antropologia, filosofia, politica» (1989); «La democrazia come procedura e come regime» (1996) si trovano in Francesco Bellusci, «
Castoriadis: fine della filosofia? Tre saggi sulla crisi del pensiero e della politica», Asterios, 2012.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 26 dicembre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
1194: nasce Federico II di Svevia; 1616: Caterina Medici verso il rogo; 1780: nasce Mary Faerfax Somerville; 1893: nasce Mao Tze Tung; 1908: Jack Johnson campione (già in blog); 1911: nasce Renato Guttuso; 1934: nasce Otello Profazio; 1965: Franca Viola (già in blog); 1991: l’Urss si dissolve; 2004: Tsunami; 2006: strage a Abule Egba; 2008: la Lega contro un presepe “multietnico” a Genova; 2008: muore Harold Pinter. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (
db)

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