Scor-data: 28 agosto 1931

Su 1250 docenti soltanto 12 dissero no

di d. b. (*)  

«Giuro di essere fedele al re, ai suoi reali successori, al regime fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempiere tutti i doveri accademici. […] Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concili coi doveri del mio ufficio». E’ il passaggio chiave dell’articolo 18 (toh, un articolo 18 come quello recente del ministro Sacconi) del decreto-legge intitolato «Disposizioni sull’istruzione superiore» che prevede appunto: «I professori di ruolo e i professori incaricati sono tenuti a prestare giuramento secondo la formula seguente…». Quel regio decreto viene emanato il 28 agosto 1931: entro il 1 novembre 1931bisognava firmare o si perde il posto.

Solo 12 (su 1250) professori universitari rifiutano. Ecco i loro nomi: Francesco edEdoardo Ruffini, Fabio Luzzatto (erano tre giuristi), Giorgio Levi Della Vida (orientalista), Gaetano De Sanctis (noto storico), Ernesto Buonaiuti (teologo in odore di eresia, già nei guai per le critiche al Concordato), Vito Volterra(matematico), Bartolo Nigrisoli (chirurgo), l’antropologo Marco Carrara, un famoso storico dell’arte cioè Lionello Venturi, il chimico Giorgio Errerae Piero Martinetti(studioso di filosofia).

Chi più chi meno, tutti i 12 passarono i loro guai o lasciarono l’Italia. Le conseguenze non erano da poco: perdita della cattedra, pensione al minimo, persecuzioni e una vigilanza oppressiva.

Le loro storie restano nell’ombra anche dopo la caduta del fascismo. Solo dopo 70 anni escono, quasi in contemporanea, due libri: «Preferirei di no» di Giorgio Boatti e «Il giuramento rifiutato (I docenti universitari e il regime fascista)» del tedesco Helmut Goetz.

Una “sporca dozzina” di persone molto differenti per ceto sociale d’origine, carattere, idee politiche e interessi culturali: socialisti e liberali, repubblicani e monarchici, ebrei e cattolici. Non particolarmente sovversivi. Intanto i docenti più “a sinistra” seguirono il consiglio di Togliatti, il capo dell’allora Pci, che li invitò a giurare, così avrebbero potuto svolgere – si spiegò – un lavoro educativo utile al partito e all’antifascismo. Anche gli oppositori liberali del fascismo, in testa Benedetto Croce, scelsero di firmare mentre papa Pio XI (pare su idea di padre Gemelli) consigliò i docenti cattolici di giurare «ma con riserva interiore». Del resto il Vaticano era molto grato a Mussolini (definito «uomo della provvidenza») per il Concordato. E anche la disputa – proprio nel 1931 – sull’abolizione dell’Azione Cattolica si era chiusa, in pochi mesi, con un “compromesso”: lo Stato fascista riconosceva l’Azione Cattolica a patto che non accogliesse antifascisti.

Qualcuno conta 13 ribelli anziché 12 ricordando che da Cambridge l’economista, poi famosissimo, Piero Sraffa, proprio il 1 novembre 1931, comunicò al ministro dell’Educazione Nazionale le sue dimissioni da ordinario di Economia politica a Cagliari. Anche un paio di antifascisti illustri scelgono la pensione anticipata piuttosto che giurare: bei gesti certo ma non dello stesso tenore. Fra i più esposti c’è il filosofo Martinetti che quando Lelio Basso (già condannato al confino di Ponza) si presenta all’esame gli dice: «Io non ho alcun diritto di interrogarla sull’etica kantiana, resistendo a un regime di oppressione lei ha dimostrato di conoscerla molto bene. Qui il maestro è lei. Vada pure, trenta e lode».

Dopo la Liberazione, i 12 (11 anzi, perché uno di loro era morto prima che cadesse il fascismo) non ebbero riconoscimenti, anzi trovarono in cattedra ben saldi – e non contestati – molti fascisti dichiarati e per nulla pentiti. Fra i lorocolleghi antifascisti che però giurarono alcuni si erano riscattati, durante la Resistenza, mentre altri erano rimasti nel dorato castello delle idee. In ogni caso nessuna discussione pubblica su quei pochi che dissero no e i moltissimi che invece dissero sì: l’università – come del resto l’Italia – non gradisce le discontinuità. E forse non ama neanche il vero coraggio.

Particolare la vicenda di Ernesto Bonaiuti. Solo per un anno (neppure… morì il 20 aprile 1946) visse in un’Italia liberata dai boia fascisti e dai Savoia. Il 25 gennaio 1925 fu scomunicato per aver preso le difese del Movimento modernista. Nel ’29, grazie al Concordato fra Stato e Chiesa, perse la cattedra ma conservò piccole collaborazioni con l’università; nel 1931 venne estromesso definitivamente da ogni ateneo. Sotto-sotto una delle sue colpe – anche in ambito cattolico – era il “sanguemisto” visto che il padre era un mezzo giudeo, e dunque lui un quarto o forse … 70 gocce di ebreo. Quei pochi mesi che Bonaiuti visse in una nuova Italia certo gli riaprirono il cuore eppure ebbe modo di constatare che quella libertà era zoppa perché – unico fra i docenti radiati e finalmente riammessi all’insegnamento – venne escluso dall’università statale sulla base di un’applicazione del Concordato (mussoliniano) che prevedeva il divieto, per un sacerdote scomunicato, di occupare una cattedra …. in una università dello Stato. E ben pochi si indignarono.

A quei 12 presto dimenticati bisogna contrapporre i «10» cioè gli intoccabili medici e scienziati (per così dire) che nel 1938 sottoscrissero il «Manifesto della razza», uno dei punti più alti dell’infamia fascista. Perché non vennero rimossi dalle cattedre universitarie alla caduta della monarchia, ma reintegrati nei loro privilegi? Se lo è chiesto Franco Cuomo nel libro «I dieci» dove fornisce prove certe del ruolo non soltanto teorico ma operativo da loro ricoperto: incontri a Berlino con Himmler, Hess e gli altri carnefici del Reich ma anche visite ai campi di sterminio. Come scrive Cuomo: «Nessuno dimentichi i dieci scienziati del ’38. Nessuno li perdoni. Si chiamavano Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco ed Edoardo Zavattari. Legittimarono la deportazione in Germania di ottomila persone, fra cui 700 bambini. Volevano dimostrare che esistono esseri inferiori. E ci riuscirono, in prima persona. Perché lo furono».

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Ma qualche volta ci sono argomrenti più leggeri che… ogni tanto sorridere non fa male.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 28 agosto fra l’altro avevo ipotizzato: una camminata sui riti della «taranta» (che si muovono intorno a quedsto giorno); 1828: nasce Tolstoj; 1988: a Ramstein le «frecce tricolori» fanno 67 morti ma è un tabù, data la notizia non se ne deve parlare più; 2012: lo stesso giorno muoiono due teoriche del femminismo Eva Figes e Shulamit Fireston. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
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  • Fabio Troncarelli alias Don Gullén Lombardo de Guzman alias Zorro

    Bravo Dani! Hai ragione (come sempre). Questa è l’Università. Questa è l’Italia. Però va detto che dentro quest’Università c’erano 12 giusti e il Signore disse che avrebbe risparmiato Soidoma se solo avesse trovato un uomo giusto nella città…
    Don Guillén

  • e dei prof. dei licei si sa qualcosa?!?!?

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