Scor-data: 28 gennaio 1853

 

Cuba: nascita di José Martí

di David Lifodi (*)

Forse più che Ernesto Che Guevara, José Martí è per eccellenza l’eroe nazionale di Cuba, ma anche di tutta l’America ispanica che aveva combattuto per l’indipendenza dagli spagnoli. La vita di José Martí, brevissima, ma assai intensa e conclusasi in maniera drammatica, proprio come quella di Guevara, è stata all’insegna dell’avventura, di un estremo coraggio e di un grande spirito di sacrificio.

José Martí nasce all’Avana il 28 gennaio 1853 da due spagnoli della classe media trasferitisi a Cuba: allora, quella che poi sarà conosciuta in tutto il mondo come la isla rebelde, era ancora sottomessa al soffocante dominio coloniale della corona spagnola. Fin da bambino, Martí è testimone e sperimenta sulla propria pelle la durezza dei colonizzatori, spettatore delle pessime condizioni di vita imposte ai cubani dagli spagnoli. Molto presto, a soli 13 anni, il giovane Martí inizia a farsi una coscienza politica, frequentando il collegio “San Pablo”, dove insegna il maestro Rafael María de Mendice, anch’esso un patriota cubano stufo delle inaccettabili ingerenze spagnole, fin quando non viene imprigionato e poi espulso dal paese. È il 1869, l’anno che segna il primo arresto di José Martí, che fa il suo ingresso in carcere il 21 ottobre. Sei anni di prigionia, di cui uno trascorso a lavorare nelle cave di pietra di San Lazaro e in catene, per aver reso pubblico il suo sentimento antispagnolo su alcuni giornali clandestini: insieme ad altri suoi compagni di scuola, Martí aveva scritto una lettera contro un suo compagno arruolatosi fra i volontari collaborazionisti. José Martí fu giudicato dal tribunale militare “un nemico dichiarato della Spagna”, odio peraltro ricambiato, fino alla deportazione, proprio in Spagna, nel 1871. Solo pochi anni prima, il 10 ottobre 1868, c’era stata la rivolta antispagnola guidata da Carlos Manuel de Céspedes: la corona intendeva stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di ribellione, ma non aveva fatto i conti con l’indole ribelle di Martí, che proprio in Spagna si laurea prima in Diritto civile e canonico, poi in Filosofia, e continua imperterrito a diffondere le sue idee antispagnole. Gli storici martiani indicano tre fasi principali nella vita di José Martí: alla prima, caratterizzata dalla sua formazione intellettuale di base, ne seguiranno altre due: una dedicata alla sua maturazione intellettuale e politica, l’ultima relativa al suo massimo impegno, anche dal punto di vista militare, per liberare Cuba dal dominio spagnolo. Martí affina e radicalizza le sue idee a partire dal suo soggiorno in Messico, dove arriva nel 1875 per poi essere costretto a fuggire a seguito della presa del potere di Porfirio Díaz. È in questi anni che José Martí comincia a ragionare sulla Nuestra América di ispirazione bolivariana (nel 1881 aveva viaggiato in Venezuela) e inizia a credere nella necessità che tutto il continente sudamericano raggiunga la piena emancipazione, a livello economico, politico, sociale e territoriale, dalla Spagna. L’eroe nazionale cubano si dichiara a favore delle battaglie dei popoli oppressi e intuisce i pericoli del nascente imperialismo nordamericano: nel corso delle sue peregrinazioni per il continente, José Martí aveva percepito infatti l’anelito di un’unione sudamericana al di sopra delle razze e delle classi sociali, fino a diventare console, nel giro di pochi anni, di Uruguay (1887), Argentina e Paraguay (1890). Proprio in questo contesto, nel 1892, José Martí fonda il Partito Rivoluzionario Cubano, di cui sarà eletto delegato all’unanimità e sul quale intende creare le premesse per la rivolta contro gli spagnoli. Nel frattempo, José Martí aveva dovuto sopportare un secondo esilio in Spagna, che abbandonerà nel giro di un paio di mesi per giungere a New York. Da lì ne approfitta per raccogliere denaro e armi in Florida, dove già allora era forte l’emigrazione cubana (fortunatamente con un orientamento assai ben diverso dall’attuale) per preparare la guerra d’indipendenza. Il 10 aprile 1895 le forze agli ordini di Martí si uniscono a quelle di un altro eroe cubano, Antonio Maceo, ma il 19 maggio di quell’anno lo stesso José Martí è vittima di un’imboscata  tra Bayamo e Holguín a seguito della quale viene colpito a morte. Martí è ricordato a buon diritto come il maggior combattente contro il regime coloniale spagnolo, ma merita un accenno anche la sua produzione giornalistica e letteraria di alta qualità. Ad esempio, nel corso del suo soggiorno newyorkese, José Martí era stato assunto come corrispondente estero dai più prestigiosi quotidiani latinoamericani, sui quali aveva cominciato a denunciare le mire espansionistiche degli Stati Uniti nei confronti dell’America di sotto. Tra le sue Opere Complete, le più importati sono Ismaelillo (dedicata al figlio), Versi liberi, Versi semplici, ma troviamo anche il romanzo Amicizia funesta ed un’ampia raccolta di articoli di carattere giornalistico, molti dei quali scritti durante la sua adolescenza.

Cuba non ha mai dimenticato José Martí, sia a partire dalla revolución del 1959, che ha rivalutato il pensiero politico martiano fino ad allora ignorato, sia in occasione dell’assalto alla caserma Moncada di Santiago di Cuba del 26 luglio 1953: i giovani che diedero vita a quella sfortunata impresa, guidati da Castro, si erano ispirati a lui, così come i guerriglieri combattenti sulla Sierra Maestra che pochi anni dopo faranno il loro ingresso a L’Avana come vincitori.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Ad esempio, nel mio babelico archivio sul 28 gennaio avevo ipotizzato: 1547: muore Enrico VIII; 1574: lettera Carlo Borromeo per imporre velo alle donne; 1613: Galilei registra «una stella» vicino a Giove;1986: disastro Challenger; 1994: tre reporter italiani uccisi a Mostar.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

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