Scor-data: 29 giugno 1972

Pena di morte: sembrava che tutto fosse finito e invece tutto iniziava
di Claudio Giusti (*)

La Corte Suprema degli Stati Uniti decise con la sentenza Furman versus Georgia (e le compagne Jackson v Georgia e Branch v Texas) il 29 giugno 1972 che la pena di morte “americana” non era conforme alla Costituzione statunitense.
Con le sue 9 opinioni e le sue 233 pagine «Furman v Georgia» è la più lunga e forse la più incasinata delle sentenze della Corte Suprema; non ha dichiarato la pena di morte incostituzionale in quanto tale ma solamente per il modo «arbitrario e capriccioso» con cui essa era amministrata. Di certo è stata la più illusoria delle sentenze statunitensi.
Gli abolizionisti degli Usa credettero che il loro Paese fosse tornato all’avanguardia come lo era nel 1847, quando il Michigan – battendo San Marino e la Repubblica Romana – divenne la prima giurisdizione stabilmente abolizionista. Non per nulla nel 1972 la Francia aveva ancora le esecuzioni, l’Inghilterra un traballante abolizionismo e il Canada avrebbe abrogato la pena di morte solo quatto anni dopo.
Prima di «Furman» la Corte Suprema si era raramente occupata di pena di morte e non l’aveva mai messa in discussione, ma i tempi sembravano maturi. Gli omicidi e conseguentemente le esecuzioni e le condanne a morte erano sistematicamente diminuiti in tutti i trent’anni precedenti e nel 1967 c’era stata l’ultima esecuzione pre-Furman. Il Movimento Abolizionista era fiducioso nella prossima abolizione del patibolo per via giudiziaria. Poco prima era stata la Corte Suprema della California a decidere la fine della pena capitale in quello Stato e si riteneva che la partita stesse per chiudersi in tutti gli Usa. La sentenza Furman fece credere che la pena di morte statunitense avesse terminato il suo cammino e invece fu proprio a partire da essa che riprese con una violenza inaspettata.
La Corte aveva deciso che l’illimitata discrezione delle giurie nel deliberare la pena di morte violasse l’Ottavo emendamento della Costituzione, ma solo i giudici Brennan e Marshall pensavano che la pena capitale fosse di per sé contraria alla Costituzione. Gli altri 7 decisero che la dottrina «death is different» fosse consona agli «evolving standard of decency that marked the progress of a maturing society». La sentenza Furman ci ha lasciato alcune frasi famose che sono entrate nell’uso comune e non solo in quello giudiziario come «arbitrary and capricious», «wantonly and freakishly imposed», «struck by a lighning».

La sentenza Furman fu definita «A license for anarchy, rape, murder» e rigettata da un’opinione pubblica spaventata dalla guerra del Viet Nam, dalla crisi economica e sociale, dalle rivolte nei ghetti, dal crescere dei crimini e degli omicidi e dalla sua stessa violenza. Alcuni uomini politici (come il presidente Nixon e l’allora governatore della California Reagan) si posero alla testa dei forcaioli.
I parlamenti di Florida e Utah fecero gli straordinari e approvarono entro il 1972 nuove leggi capitali con i limiti imposti da Furman. Alla fine dell’anno successivo gli Stati con un nuovo sistema di morte erano 15 e nel 1976 ben 35, più il governo federale. Quattro anni dopo Furman, i condannati a morte erano già 460 e la Corte Suprema, senza averne la più piccola prova, decise con la sentenza «Gregg v. Georgia» che le nuove leggi capitali rispettavano le indicazioni fornite da «Furman».

Secondo la Corte quindi la pena capitale non era più applicata in maniera arbitraria e capricciosa ed essere condannati a morte non era più casuale come essere colpiti dal fulmine. Era il 2 luglio 1976. Pochi mesi dopo, il 17 gennaio 1977, Gary Gilmore si consegnava volontariamente al plotone d’esecuzione dello Utah.

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 29 giugno avevo, fra l’altro, queste ipotesi
: «festa dei serpenti»; 548: muore Teodora; 1033: famosa eclissi; 1542: convocato Concilio Trento; 1620: nasce Masaniello; 1798: nasce Leopardi; 1818: storiaccia di Pier Eleonoro Negri; 1892: fasci siciliani; 1936: muore Petrolini; 1939: legge razzista; 1959: è l’inizio di «Terra del rimorso»; 1964: muore Eric Dolphy (in blog l’anno scorso); 1989:Fortebraccio muore; 2009: strage Viareggio.E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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