Scor-data: 3 luglio 1917

Nasce João Alves Jobim Saldanha, coscienza critica del futebol brasileiro

di David Lifodi (*)

Matteo Patrono, su Alias del 7 giugno,  ha giustamente definito João Alves Jobim Saldanha come la coscienza critica del futebol brasileiro. Militante del Partido Comunista do Brasil, allenatore dotato di grande intelligenza tattica, commentatore acuto e pungente, Saldanha, popolarmente conosciuto come João sem medo (senza paura) era nato il 3 luglio 1917: che fosse un predestinato lo si capisce dalla sua data di nascita, avvenuta pochi mesi prima della rivoluzione d’Ottobre in Russia.

Fin da giovanissimo, Saldanha associò il futebol e la militanza di sinistra: da un lato il giovane João partecipò alla guerriglia contadina di Porecatu, nel Paranà, dal 1947 al 1951, si dedicò attivamente alla redazione dei bollettini clandestini del partito, a cui aveva aderito fin da quando aveva diciotto anni, e venne inviato a San Paolo in qualità di organizzatore sindacale, dall’altro lavora come commentatore sportivo a Rádio Nacional. Nel frattempo, Saldanha ha già conosciuto il carcere: il Dops, la polizia politica del regime brasiliano, lo inserisce immediatamente nella lista dei sovversivi. Nonostante la sua effervescente attività politica, il Botafogo (una delle squadre più importanti di Rio de Janeiro) lo ingaggia come tecnico e João sem medo conduce subito il club alla vittoria del campionato: è il 1957. A seguito del disastro della Seleção ai mondiali del 1966, per la Coppa del mondo del 1970 (in Messico) Saldanha viene designato come commissario tecnico alla guida della Nazionale brasiliana. La sorpresa è grande: dal 1964 il Brasile vive sotto una dittatura opprimente. Commentatore di prim’ordine, ottimo allenatore, Saldanha è la prima scelta della Confederação Brasileira de Deportes, convinta che possa risollevare le sorti della Seleção. Arrivato in Nazionale tra lo stupore generale, soprattutto perché fortemente inviso ai militari, João impone subito il suo credo e mette le cose in chiaro: “Qui comando io”. Quando Saldanha arriva ad allenare la Seleção, in Brasile si vive ancora una fase leggermente più soft della dittatura, con il generale Artur da Costa e Silva che mantiene, almeno ufficialmente, una facciata pseudo-democratica, anche se nel 1968 c’erano già state enormi manifestazioni di piazza, soprattutto da parte degli studenti, e nel dicembre dello stesso anno era stato varato l’AI-5, una sorta di golpe dentro il golpe: in pratica, era permessa la censura previa della stampa, venivano autorizzate le perquisizioni senza obbligo di mandato, si permetteva il licenziamento dei funzionari pubblici sgraditi al regime e, più in generale, i militari potevano attuare qualsiasi forma di arbitrio, a partire dalla tortura degli oppositori politici catturati dalla polizia, come racconta il giornalista ed ex guerrigliero Cid Benjamin nel suo libro “Gracias a la vida: Memórias de um militante (Ed. José Olympio). Inoltre, lo stesso AI-5 invitava alla delazione e aveva abolito qualsiasi garanzia dal punto di vista legale. Dall’agosto 1969 le Forze Armate virano verso un regime totalitario: al posto di Costa e Silva, ritenuto moderato, prende il potere una giunta militare guidata da Emílio Garrastazu Médici. Per l’”allenatore comunista” fu l’inizio della fine. Saldanha allenava una squadra di campioni, da Pelé a Tostão passando per Rivelino, Gérson e Jairzinho, solo per citare i calciatori più noti: la fase di qualificazione era andata benissimo, ma Garrastazu Médici cercava un casus belli per esonerare l’allenatore. Il regime voleva che la Nazionale brasiliana fosse un potente strumento di propaganda da utilizzare per portare consenso al governo: se Saldanha avesse condotto la squadra alla conquista della Coppa del Mondo, la gente, che già lo riteneva un eroe, si sarebbe identificata ancora di più con lui, con conseguenze imprevedibili per la sopravvivenza della dittatura. Ad una settimana dall’inizio dei mondiali, João fu esonerato: la motivazione ufficiale fu che aveva rifiutato di convocare il calciatore dell’Atlético Mineiro Dario Maravilha, uno dei preferiti di Garrastazu Médici. Saldanha riteneva Maravilha un buon giocatore, ma il tasso tecnico della Seleção era altissimo e per lui non ci sarebbe stato spazio. Il giornalista Carlos Ferreira Vilarinho, profondo estimatore di Saldanha, ha dedicato all’allenatore brasiliano il libro Quem derrubou João Saldanha (Editora Livrosdefutebol.com, 2009) in cui ha scritto che João fu sottoposto ad un processo de fritura e provocação continuo. Il regime mise in giro la voce che era il Partito Comunista a stabilire la formazione che scendeva in campo: i militari temevano che il treinador, in caso di successo, avrebbe rappresentato la vittoria del popolo brasiliano stanco dell’oppressione fascista. Ad una settimana dall’inizio del campionato del mondo, la Nazionale brasiliana venne affidata a Zagallo, che condurrà il Brasile alla terza Coppa della sua storia (4-1 contro l’Italia), anche se il merito era tutto di Saldanha. Era grazie a lui che la squadra aveva assunto una sua fisionomia ed una propria quadratura, suoi gli schemi di gioco. Alla notizia dell’esonero, tutti i giocatori brasiliani, ad eccezione di Pelé, espressero solidarietà al tecnico: i calciatori esigevano che Saldanha tornasse subito alla guida della squadra, ma fu la stessa moglie di João, Tereza Bulhões, a far desistere la rosa brasiliana dalla protesta: se avessero proseguito nella loro mobilitazione avrebbero solo rischiato di essere allontanati dalla Seleção. Vilarinho ha scritto nel suo libro che la Confederação Brasileira de Deportes, che pure lo aveva designato alla guida della Nazionale dopo il fiasco di Inghilterra ’66, lo aveva fatto per la sua ineludibile autorità in ambito calcistico, ma la sua intenzione era quella di sfruttarlo in qualità di traghettatore per poi togliergli il giocattolo alla vigilia della Coppa del mondo. Addirittura, pare che la stessa Confederação Brasileira de Deportes avesse già pronta una rosa di tre nomi: Zagallo (che poi accetterà l’incarico), Dino Sani e Otto Glória. Un altro episodio che accelerò il piano di cottura a fuoco lento di Saldanha da parte del regime brasiliano si verificò il 4 novembre 1969, quando l’esercito assassinò Carlos Marighella, esponente di spicco della guerriglia, di origini italiane, passato in clandestinità e ucciso nelle vicinanze dello stadio Pacaembu, dove si era recato di nascosto nella speranza di assistere al match tra il suo Corinthias e il Santos. L’omicidio di Marighella spinse Saldanha, suo grande amico, ad elencare tutte le malefatte della dittatura, a partire dalle torture e dalla sparizione dei prigionieri politici.

Saldanha si spense a Roma il 12 luglio 1990: era in Italia per commentare i mondiali di calcio quando fu ricoverato per una polmonite: ad accompagnarlo durante la cerimonia di sepoltura, in un cimitero di Rio de Janeiro, Brito, il calciatore che aveva guidato la protesta dei suoi compagni per il reintegro in squadra dell’allenatore, e Zagallo, vittorioso proprio grazie a Saldanha. La sua ultima partita fu la semifinale Inghilterra-Germania, che raccontò con la competenza di sempre. Se fosse ancora in vita, oggi João Saldanha avrebbe compiuto 97 anni: il suo libro Os subterrâneos do futebol, rappresenta ancora oggi un classico della letteratura brasiliana.

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

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