Scor-data: 30 ottobre 2009
Muore (ultracentenario) Claude Lévi-Strauss
di Fabrizio Melodia (*)
«Lo scienziato non è l’uomo che pone le vere risposte; è quello che pone le vere domande» affermava Claude Lévi-Strauss, quando qualcuno gli chiedeva quale fossero le sue posizioni rispetto alla scienza e ai razionalisti a oltranza.
Da strutturalista, si mise a studiare le strutture comuni del mito, tralasciando la storia in sé. Non gli interessava cosa ci fosse dietro alla storia mitologica ma di trovare le basi fondamentali che governano la nascita di queste strutture comuni. Ovvero, non tanto capire se la guerra di Troia fosse reale ma capire quali strutture di pensiero che andassero a originare tale mito e per quale motivo fosse fondamentale per la società che l’aveva concepito.
In questo modo si mise a fare le domande giuste. Per esempio analizzando (in una lunga spedizione in Brasile alla fine degli anni ’30) il tabù dell’incesto e constatando come fosse una struttura di pensiero dettata principalmente per incoraggiare la collaborazione fra gruppi tribali diversi, in modo da non chiudersi in un vuoto isolamento.
Ebbe molte critiche a riguardo poiché non teneva conto del pensiero evoluzionistico “dall’unico antenato fino a oggi” ma in realtà era esattamente l’opposto. Non vi era matrice unica, un Adamo ed Eva originari, quanto una serie di individui riuniti in gruppi diversi che davano una struttura organizzata minima proprio imponendo una collaborazione necessaria ai fini della sopravvivenza.
Nel 1959 diventa titolare della cattedra di antropologia culturale al College de France e pubblica «Antropologia strutturale», una raccolta di saggi d’impianto strutturalista e antropologico.
Nel 1962 Lévi-Strauss pubblicò quello che da molti venne ritenuto il suo più importante lavoro, «Pensée Sauvage». Nella prima parte del libro viene delineata la teoria della cultura della mente e nella seconda parte questo concetto si espande al cambiamento sociale, senza però portare prove scientifiche a supporto delle proprie tesi, di origine umanistica e filosofica. Questa seconda parte del libro coinvolgerà Lévi-Strauss in un acceso dibattito con Jean-Paul Sartre riguardo alla natura della libertà umana.
Ormai diventato una celebrità, trascorse la seconda metà degli anni sessanta alla realizzazione di un grande progetto, i quattro volumi di studi dal titolo «Mythologiques».
Personalmente devo molto ai suoi studi. Fin da quando ero universitario la matrice antropologica e strutturale si è unita alla ricerca degli archetipi dell’inconscio collettivo di matrice junghiana e alla linguistica giocosa di Wittgenstein. Ma la genialità di usare la linguistica strutturalista di Ferdinand de Saussure porta a un livello scientifico diverso ciò che non può ancora essere suffragato da prove: una critica dura mossa dagli antropologi, i famosi razionalisti “a oltranza”.
Claude Levi-Strauss ha portato alla scienza antropologica il reale aiuto della filosofia, ha cioè dato un metodo per porre le domande giuste, testimoniato proprio dalla bontà dei suoi risultati, anche se ancora alcuni punti nodali non sono chiariti.
Cosa posso sapere? Come lo posso sapere? A queste domande Levi-Strauss cercò di dare una risposta per avere a disposizione gli strumenti giusti per l’indagine: la differenza che passa tra il possedere un microscopio elettronico e usarlo con metodo.
PER APPROFONDIRE
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“Lévi-Strauss, fuori di sé”, a cura di Marino Niola, Quodlibet (saggi di Agamben, Augé, De Beauvoir, Derrida, Le Goff, Sontag et al.) 2008.
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Camilla Pagani “Genealogia del primitivo – Il museo du Quai Brauly, Lévi-Strauss e la scrittura etnografica”, Negretto Editore.
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Alessandro Di Caro, “Lévi-Strauss: teoria della lingua o antropologismo?”, Spirali, Milano 1981.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 30 ottobre avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1812: congiura Palabanda (già in blog); 1821: nasce Dostoevski; 1938: beffa di Welles; 1959: i belgi fanno strage a Stanleyville; 1968: Giappone, intossicazione da Bcp; 1972: Mohamed Alì rivince; 1986: muore Abel Meerepol; 2007: uccisa Giovanna Reggiani; 2007: muore la scimpanzè Washoe che aveva imparato il linguaggio dei sordomuti. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)