Scor-data: 31 ottobre 1924

Nasce Enrico Baj

di Santa Spanò (*)   

 

Baj-funeraliPinelli

«I miei generali di allora furono spesso oggetto di denunce e querele per offese alle forze armate. Talvolta vennero ritirati dalle mostre. Altre volte si passò a vie di fatto, con mano militare, si potrebbe dire. Il fatto più grave accadde il 17 maggio 1972, quando al Palazzo Reale di Milano, sala delle Cariatidi, dovevasi alle ore 21 inaugurare la mia mostra, dedicata alla morte dell’anarchico Pinelli, precipitato dalla finestra del commissario Calabresi alla Questura centrale di Milano. Tutto era pronto per l’inaugurazione, ma dodici ore prima, alle nove del mattino di quello stesso 17 maggio, il commissario Calabresi venne ucciso per strada a colpi di pistola. La mostra fu bloccata, tolti rapidissimamente i manifesti in tutta la città. Qualcuno in seguito sostenne che anch’io avevo avuto la mia parte nell’armare moralmente l’assassino. Il quadro censurato poté essere esposto a Milano solo nel febbraio 2000. Erano passati quasi trent’anni». A raccontarlo è Enrico Baj.

A 42 anni di distanza la moglie, Roberta Cerini Baj – seduta accanto ad Angela Sanna, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Urbino e dottore di ricerca all’Université de Paris 1 Panthéon-Sorbonne e studiosa di Baj – mi parla della monumentale composizione censurata «I funerali dell’anarchico Pinelli» come di un’opera nata in risposta a Carrà e al suo dipinto «il funerale dell’anarchico Galli». L’opera alta 3 metri e lunga 12 è un omaggio non solo al futurismo di Carrà, ma a «Guernica» di Picasso nell’urlo di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico. Roberta Cerini ne parla come di un’opera di sdegno e di emozione, ci tiene a sottolineare la separazione delle figure, umane da una parte («è raro vedere figure umane nei suoi lavori»), quelle degli anarchici che assistono alla scena, le loro lacrime («c’è Camilla Cederna… il bimbo è nostro figlio»), ci sono le figlie di Pinelli e la disperazione della moglie e dall’altra si contrappongono i militari, teatrali, decorati e disumanizzati.

«Mi sono spesso ingaggiato nei campi dell’impegno civile perché non ho mai capito cosa significasse una pittura fatta di estetismi, di belle forme astratte, di lucide cromie, di vuote piacevolezze» sono parole di Baj lette nel volume «Enrico Baj La patafisica curato da Angela Sanna, con una nota di Roberta Cerini Baj».

BajPortaFarfa

Strappi di memoria di un’artista (nato a Milano il 31 ottobre 1924) che avrebbe dovuto fare l’architetto. Architetto è stato della destrutturazione: ironico e graffiante, un artista fra i più importanti che il panorama italiano abbia avuto. Protagonista delle avanguardie – quando erano rottura, audacia – insieme a Fontana, Manzoni, agli intellettuali di tutta Europa. Confronti, legami, idee, da Jorn a Klein, da Max Ernst a Marcel Duchamp, a Parigi insieme a Raymond Queneau, André Breton, Bona, André Pieyre de Mandiargues.

Se si vuole dare un gong d’inizio possiamo parlare del 1951, quando a Milano fonda il Movimento Nucleare insieme a Sergio Dangelo, a cui poi aderiranno Joe Colombo, Ettore Sordini, solo per citarne alcuni. «Tappezzieri o pittori: bisogna scegliere. Pittori di una divisione sempre nuova ed irripetibile, per i quali la tela è ogni volta la scena mutevole di una imprevedibile “commedia dell’arte”. Noi affermiamo l’irripetibilità dell’opera d’arte: e che l’essenza della stessa si ponga come presenza modificante in un modo che non necessita più di rappresentazioni celebrative ma di presenza». (Contro lo stile, Manifesto nucleare, Milano, settembre 1957)

BajDangelo-1951

E Baj scelse. Scelse di distruggere le forme e l’immagine delle stesse, nascono i mostri generali, i mostri dame, gli uomini specchio, i meccani, gli uomini lego, sono collages polimaterici che incorporano gli oggetti dell’uomo stesso, della sua realtà, ne mostrano ora la violenza, ora la tragica inutilità, come nelle marionette realizzate per lo spettacolo «Ubu Roi» di Alfred Jarry del 1984. Baj costruisce un mondo che come ha scritto Italo Calvino, è un «Mercato delle Pulci di dopo la fine del mondo», il suo intento è distruggere le finte certezze di una società malata.

«Poi è stato un vero macello perché molti sono diventati accademici e Marinetti per primo. Hanno predicato delle cose del cazzo, il rinnovamento della sensibilità attraverso il mezzo tecnico ma che cazzo vuoi! La sessualità, il palato ma che cosa rinnovare ti piace bere un buon vino chiavare bene mangiare bene dormire come devi dormire cosa vuoi rinnovare il letto e il materasso?…» (Enrico Baj «La patafisica», Abscondita – collana Miniature)

Baj è irrequieto. E’ un intellettuale: osserva, pensa, crea, genera e si rigenera fino ad abbracciare la patafisica di Alfred Jarry, la “scienza delle soluzioni immaginarie” come viene definita nel libro «Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico», romanzo di Jarry scritto nel 1898. La patafisica, qualcosa che si avvicina a ciò che è dopo la fisica, patafisica appunto!

«Enrico Baj… sposa i contenuti di questa scienza… portandoli a vessillo del proprio universo culturale. Baj matura negli anni una sua visione della Patafisica che proietta nella propria opera e che utilizza come arma contro le contraddizioni e le costrizioni del mondo e della società. L’irriverenza, l’ironia e il gusto del paradosso, propri di questa scienza, costituiscono per l’artista gli “anticorpi dell’uomo contemporaneo contro l’oppressione e la massificazione della burocrazia, dei codici fiscali, postali, telefonici, bancomatici, internettici eccetera”. La Patafisica, che Baj riassume nel motto Imago ergo sum, in opposizione alla razionalità matematica cartesiana, è nello stesso tempo musa e linfa vitale che rinnova e rinvigorisce la forza dell’immaginazione» (Angela Sanna)

«Scienza e immaginazione, vis polemica e ironia, fantasia e realtà, gioco e impegno, e perfino uomo e donna, tutti mondi scandagliati da Baj, costituiscono il suo grande teatro del paradosso dove gli opposti s’incontrano, seguendo la via della scienza delle soluzioni immaginarie. Nell’intera opera di Baj, nella sua inesauribile immaginazione di incisore, scultore, pittore, collagista, scrittore, polemista, organizzatore di mostre, e altre mille varianti creative, vi è molto ancora di jarriano, ubuesco, faustrolliano, patafisico. Ma per evocare in due parole, tutt’altro che conclusive e definitive, l’estensione dei labirinti dell’arte, esplorati e sperimentati a tutto tondo, in senso orizzontale, laterale, trasversale, da Baj, si può dire passando la parola a Jarry, che “L’Essere è genio: se non eiacula muore”. E Baj, fino all’ultimo, sembra aver eseguito alla lettera le parole del suo maestro.» (Enrico Baj «La patafisica», Abscondita – collana Miniature)

Cornagiduglia sia fatto il regno di Ubu!

Tutti in pista!

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

 


Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

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