Scor-data: 4 giugno 2005

Dario Paccino, un ecologo inquieto

di Giorgio Nebbia (*)

DarioPaccino

Sono passati dieci anni dalla morte di Dario Paccino, dalla morte fisica, perché Dario, come scrittore e come testimone del suo tempo, non scomparirà mai. Dario Paccino è stato un grande scrittore, saggista, spesso critico, un anticipatore di problemi che sarebbero esplosi molti anni dopo e che avrebbero preso il nome di ”ecologia”, di attenzione, cioè, ai rapporti fra gli esseri umani e il mondo circostante. Nel 1966 Paccino scrisse, con Mario Lodi, un bel corso di educazione naturalistica e scientifica, in tre volumi, ma già dieci anni prima aveva pubblicato un libro intitolato: “Arrivano i nostri!”, una storia dell’invasione dei “bianchi” nelle terre dei popoli e delle nazioni sbrigativamente chiamati “pellerossa”.

DarioPaccino-ArrivanoInostri

C’erano, in questo libro, tutti i concetti che sarebbero emersi nel dibattito ecologico successivo; una natura fatta di pascoli e boschi e praterie, abitata da popolazioni di persone e di bisonti il cui numero si autoregolava sulla base della disponibilità di pascoli e acque, cioè sulla base della capacità ricettiva del territorio; i bianchi, di fronte a spazi apparentemente sterminati, hanno trasformato i pascoli in coltivazioni agricole incompatibili con le risorse del suolo, hanno distrutto la popolazione dei bisonti, privando dei mezzi di sussistenza i nativi e uccidendoli, quando difendevano le terre che erano “loro”, e confinandoli poi nelle “riserve”, veri campi di concentramento. Dietro la retorica dell’arrivano i nostri, dei soldati e coloni cantati dai film western, c’è stato un rapido disastro ecologico: in pochi decenni, i campi malamente coltivati sono diventati aridi e sterili e i coloni sono stati costretti a spingersi sempre più a ovest, fino alla barriera delle Montagne Rocciose, lasciandosi alle spalle distese di ossa di bisonti e di umani e terre desolate.

Paccino è stato forse il primo a “leggere” e descrivere, nella “conquista” dell’Ovest americano, le condizioni che si sarebbero verificate ogni volta che l’avidità dei conquistatori della natura – di una “Terra” che è un bene comune, anzi come dice la Bibbia, è di Dio – ha contaminato acque pulite, ha sporcato l’aria con l’inquinamento, ha provocato erosione del suolo e frane e alluvioni, per tutto il Novecento e ancora più in questo inizio del Duemila. Non fa quindi meraviglia che il primo vero ecologo di professione, Valerio Giacomini, professore di Botanica a Roma, abbia scelto, nel 1970, Dario Paccino per creare la prima associazione naturalistica in difesa della natura, Pro Natura, appunto, e abbia scritto la presentazione del libro: “Domani il diluvio”. In questo importante e dimenticato testo Paccino avvertiva che la violazione delle leggi ecologiche avrebbe alterato l’ambiente al punto da trasformare, fra l’altro, ogni pioggia abbondante in un diluvio. Non è quello che si sta verificando ogni anno?

Ma Paccino spiegò anche che la violenza alla natura non è dovuta a un astratto “uomo” miope e imprevidente, ma a regole sociali ed economiche che impongono come “dovere” il trarre più cereali dai campi, più carne dai pascoli, più metalli e carbone dalle miniere, più petrolio dai pozzi, perché tutto questo viene presentato come “progresso”. C’era quindi qualcosa che non andava: come poteva il presidente degli Stati uniti Nixon – il comandante supremo dell’esercito che nel Vietnam stava distruggendo, con i diserbanti, i campi di riso, unico alimento di una popolazione poverissima, e le foreste in cui si rifugiavano i nemici – lanciare nel 1970 il grande manifesto di difesa dell’ambiente? Come poteva la Fondazione Volkswagen finanziare le ricerche del Club di Roma che raccomandavano di porre dei limiti alla crescita della popolazione e dei consumi (anche di automobili)? Come poteva l’Eni organizzare e predisporre la redazione della prima “Relazione sullo stato dell’ambiente in Italia”, da cui avrebbero dovuto emergere anche gli inquinamenti dovuti al petrolio?

Questa e altre contraddizioni fra un apparente amore per l’ecologia dei Paesi ricchi e industriali, capitalistici ma anche sovietici, e la devastante miseria dei tre quarti della popolazione mondiale furono denunciate da Dario Paccino nel libro “L’imbroglio ecologico”, apparso nel 1972 e che fu subito un successo editoriale, per molte settimane in testa nelle classifiche dei saggi più letti. Il libro fu criticato dai benpensanti ma anche da una parte della sinistra che lo considerava troppo radicale; tuttavia fu oggetto di tesi di laurea e di seminari universitari, uno anche a Bari, e contribuì certamente a suscitare una protesta anche morale contro le offese alla natura.

DarioPaccino-ImbroglioEcologico

E sulle ipocrisie ecologiche Paccino ha continuato a scrivere; la seconda metà degli anni settanta del Novecento fu segnata dagli incidenti di Seveso e di Manfredonia (1976), dalla crisi energetica e dalla catastrofe al reattore americano di Harrisburg del 1979. In questa occasione Paccino denunciò, con il libro “La trappola della scienza: tutti vivi ad Harrisburg”, coloro che sostenevano che non era successo niente, che il nucleare era la fonte di energia più sicura ed affidabile.

La rilettura degli scritti di Paccino – in questi ultimi anni purtroppo spesso pubblicati solo da editori e in riviste a limitata diffusione – è una fonte senza fine di stimoli, di osservazioni, di cultura che lui diffondeva, con critica ironia e indignazione, a piene mani. Mi auguro che gli scritti di questo ecologo, sempre dalla parte degli ultimi, siano raccolti in un archivio e in una antologia.

(*) Ringrazio Giorgio Nebbia. Nei prossimi giorni in “bottega” ci saranno altri scritti per ricordare Dario Paccino.

Come sa chi frequenta codesto blog/bottega, per due anni ogni giorno – dall’11 gennaio 2013 all’11 gennaio 2015 – la piccola redazione ha offerto (salvo un paio di volte per contrattempi quasi catastrofici) una «scor-data» che in alcune occasioni raddoppiava o triplicava: appariva dopo la mezzanotte, postata con 24 ore di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; ma qualche volta i temi erano più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi.
Tanti i temi. Molte le firme (non abbastanza probabilmente per un simile impegno quotidiano). Assai diversi gli stili e le scelte; a volte post brevi e magari solo una citazione, una foto, un disegno… Ovviamente non sempre siamo stati soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole copiare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie.

Abbiamo deciso – dall’11 gennaio 2015 che coincide con altri cambiamenti del blog, ora “bottega” – di prenderci un anno sabbatico, insomma un poco di riposo, per le «scor-date». Se però qualche “stakanovista” (fra noi o all’esterno) sentirà il bisogno di proporre una nuova «scor-data» ovviamente troverà posto – come oggi – in blog; la redazione però non le programmerà.

Nell’anno di intervallo magari cercheremo di realizzare il primo libro (sia e-book che cartaceo?) delle nostre «scor-date», un progetto al quale abbiamo lavorato fra parecchie difficoltà che per ora non siamo riusciti a superare. Ma su questa impresa vi aggiorneremo.

Però…

(c’è quasi sempre un però)

visto il “buco” e viste le proteste (la più bella: «e io che faccio a mezzanotte e dintorni?» simpaticamente firmata Thelonius Monk) abbiamo deciso di offrire comunque un piccolo servizio, cioè di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, già apparse in blog.

Speriamo siano di gradimento a chi passa di qui: buone letture o riletture

La redazione (in ordine alfabetico): Alessandro, Alexik, Andrea, Barbara, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, Pabuda, Remo, “Rom Vunner”, Santa, Valentina e ora anche Riccardo e Pietro.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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