Scor-data: 4 settembre 1974

Nasce Rita Atria

tratto dal sito a lei dedicato (*)

Rita Atria (Partanna 4 settembre 1974 – Roma, 26 luglio 1992) testimone di giustizia.

«Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita.

Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi.

Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.

Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta».

Rita Atria

«Rita, non t’immischiare, non fare fesserie» le aveva detto ripetutamente la madre, ma Rita aveva incontrato Paolo Borsellino, un uomo buono che le sorride dolcemente e lei parla, parla… racconta fatti. Fa nomi. Indica persone, compreso l’ex sindaco democristiano Culicchia, che ha gestito e governato il dopo terremoto.

«Fimmina lingua longa e amica degli sbirri» disse qualcuno intenzionalmente, e così al suo funerale, di tutto il paese, non andò nessuno. Non andò neppure sua madre che, disamorata, fredda e distaccata, l’aveva ripudiata e minacciata di morte perché quella figlia così poco allineata, per niente assoggettata, le procurava stizza e preoccupazione. Inoltre, sia a lei che a quella poco di buono di sua nuora, Piera Aiello, che aveva plagiato a picciridda, non perdonava di aver “tradito” l’onore della famiglia.

Si recherà al cimitero parecchi mesi più tardi e con un martello, dopo aver spaccato il marmo tombale, rompe pure la fotografia della figlia, una foto di Rita appena adolescente. Figlia di un piccolo boss di quartiere facente capo agli Accardo, Rita Atria è nata e cresciuta a Partanna, piccolo comune del Belice, una vasta zona divenuta famosa perché distrutta dal terremoto. Un territorio in cui, in quel periodo, si dice circolasse denaro proveniente dal narcotraffico e di cui Rita non sopporta le brutture, le vigliaccherie, la tristezza. L’ignavia delle donne. «Una donna sa sempre cosa sta combinando suo marito o suo figlio» ha spiegato Piera Aiello moglie di Nicola Atria, fratello di Rita, e lei condivide con convinzione. Sensibile all’inverosimile, eppur ostinata, caparbia, fin dall’adolescenza dimostra di essere molto dura e autonoma. A casa sua, faide, ragionamenti, strategie, vecchi rancori, interessi di ogni tipo erano all’ordine del giorno, perché suo padre, don Vito Atria, ufficialmente pastore di mestiere, era un uomo “di rispetto” che si occupava di qualsiasi problema; per tutti trovava soluzioni; fra tutti, metteva pace «per questioni di principio e di prestigio» – sosteneva Rita – «senza ricavarne particolari vantaggi economici» tranne quello di rubare bestiame tranquillamente e avere buoni rapporti con tutti quelli che contavano.

Cionostante, il 18 novembre 1985, don Vito Atria, non avendo capito che il tempo è cambiato e che la droga impone un cambio generazionale, è stato ucciso. Rita innanzi a quel cadavere crivellato di colpi, fra gli urli e gli impegni di rappresaglia dei famigliari, anche se appena dodicenne, dentro di sé, comincia ad rimestare vendetta. Ma la morte del padre le lascia un vuoto.

Rita allora riversa tutto il suo affetto e la sua devozione sul fratello Nicola. Ma Nicola era un “pesce piccolo” che con il giro della droga aveva fatto i soldi e conquistato potere. Girava sempre armato e con una grossa moto. Quello con il fratello diventa un rapporto molto intenso, fatto di tenerezza, amicizia, complicità, confidenze. È Nicola infatti che le dice delle persone coinvolte nell’omicidio del padre, del movente; chi comanda in paese, le gerarchie, cosa si muove, chi tira le fila… trasformando così una ragazzina di diciassette anni, in custode di segreti più grandi di lei.

Tutto ciò non le impedisce di innamorarsi e fidanzarsi con Calogero, un giovane del suo paese. Fino al 24 giugno ‘91, il giorno in cui anche suo fratello Nicola viene ucciso e sua cognata Piera Aiello – che da sempre aveva contestato a quel marito le frequentazioni e i suoi affari – collabora con la giustizia e fa arrestare un sacco di persone. Calogero interrompe il fidanzamento con Rita perché cognata di una pentita e sua madre Giovanna va in escandescenze.

Dopo il trasferimento in località segreta di Piera e dei suoi figli, Rita a Partanna è veramente sola: rinnegata dal fidanzato e dalla mamma, non sa con chi parlare, con chi scambiare due parole.

Sottomettersi come sua madre o ribellarsi?

All’inizio di novembre, ad appena diciassette anni, decide di denunciare il sistema mafioso del suo paese e vendicare così l’assassinio del padre e del fratello. Incontra il giudice Paolo Borsellino, un uomo buono che per lei sarà come un padre, la proteggerà e la sosterrà nella ricerca di giustizia; tenterà qualche approccio per farla riappacificare con la madre.

La ragazzina inizia così una vita clandestina a Roma. Sotto falso nome, per mesi e mesi non vedrà nessuno, e soprattutto non vedrà mai più sua madre. L’unico conforto è il giudice. Ma arriva l’estate del ‘92 e ammazzano Borsellino, Rita non ce la fa ad andare avanti. Una settimana dopo si uccide […]

dal sito www.ritaatria.it

associazione antimafie Rita Atria

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 4 dìsettembre avevo, fra l’altro, queste ipotesi:
1260: battaglia di Montaperti; 1793: Parigi, tumulti contro la carestia; 1882: Edison illumina la Central Station; 1886: Geronimo s’arrende (già in blog); 1904: strage a Buggerru; 1908; nasce Richard Wright; 1926: nasce Ivan Illich; 1965: muore Albert Schweitzer; 1970: Allende vince elezioni; 1995: ucciso Giacomo Turra; 1995: Pechino, conferenza Onu donne. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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