Scor-data: 5 settembre 1905

Koestler, «buio a mezzogiorno»

di Ignazio Sanna (*)  

Il 5 settembre 1905 nasceva a Budapest Arthur Koestler [foto: http://www.pro-europa.eu/it/images/biblioteca/koestler1.jpg)] del quale oggi si parla poco ma che ha avuto un ruolo importante nella denuncia del totalitarismo staliniano. Romanziere e saggista di origine ebrea, Koestler visse in Ungheria fino ai primi anni Venti, quando si trasferì a Vienna con la famiglia. Fu poi giornalista prima in Palestina e poi in Germania, dove si iscrisse al partito comunista nel 1931. Rifugiatosi a Parigi nel 1934 in seguito all’ascesa al potere di Hitler, seguì poi la guerra civile spagnola come inviato, salvandosi a stento dalla fucilazione a cui fu condannato dai franchisti. Fu a questo punto, tornato in Francia, che decise di abbandonare il partito comunista a causa delle tristemente famose purghe staliniane. Il suo romanzo principale «Buio a mezzogiorno» (1940) narra le vicende di un dirigente bolscevico vittima di una di queste cosiddette purghe. Fra il 1939 e il 1940 passò diversi mesi in un campo di prigionia del regime collaborazionista di Vichy, dove conobbe il giovane antifascista Leo Valiani, fino a quando le pressioni diplomatiche della Gran Bretagna gli permisero di essere rilasciato. Questa esperienza è descritta nel romanzo «Schiuma della terra» (1941), compreso l’incontro con Valiani, il quale divenne uno dei membri dell’Assemblea Costituente italiana. Si arruolò nella Legione Straniera, per poi raggiungere Londra dove si stabilì definitivamente, prendendo anche la cittadinanza britannica. Ammalato di Parkinson e leucemia si uccise il 3 marzo del 1983 assieme alla terza moglie Cynthia.

La saggistica è il campo nel quale Koestler pare aver dato il meglio di sé. Personalità intellettualmente molto attiva e poliedrica, si è occupato di filosofia della scienza in «I sonnambuli. Storia delle concezioni dell’universo» (1959). In questo libro scrive delle vite e delle esperienze di studio di grandi personaggi del nascente mondo scientifico moderno quali Copernico, Keplero e Galileo. A partire dalla separazione fra religione e scienza anche il sapere si parcellizza, e con l’introduzione del metodo scientifico procede per prove ed errori, come succede ancora oggi, al di fuori della concezione teologica onnicomprensiva delle epoche precedenti. Ecco spiegato il riferimento nel titolo ai sonnambuli, che camminano senza in realtà vedere dove stanno andando.

«L’atto della creazione» (1964) è un testo in cui l’autore parte da questa domanda: in che cosa consiste l’atto della creazione? Per trovare una risposta esamina tre diversi piani della creatività: humour, scoperta e arte. Ciò che a suo parere fa loro da comune denominatore è quello che lui definisce ‘bi-sociazione’, cioè l’associazione di due piani di coerenza in conflitto tra loro, ovvero la capacità di percepire simultaneamente in uno stesso avvenimento due significati ben definiti e diversi l’uno dall’altro.

A molti il titolo «Ghost in the Machine» potrà far venire in mente un album (1981) dei Police, quello che contiene «Spirits in the Material World» (http://www.youtube.com/watch?v=ZzqY0TzXM4Y). Qui per noi è invece il titolo (in italiano «Il fantasma dentro la macchina», 1967) di un altro brillante saggio di Arthur Koestler. Chiariamo subito che questa efficacissima espressione è stata coniata dal filosofo inglese Gilbert Ryle, in riferimento al dualismo cartesiano mente-corpo. Pur essendo probabilmente in gran parte superata dalle successive scoperte scientifiche, è una suggestiva investigazione psico-filosofica secondo una prospettiva evolutiva sulle cause fisiologiche che all’interno del cervello umano hanno come effetto una tensione verso la violenza e l’autodistruzione.

«Il fiore di loto e il robot» (1960) è un saggio dedicato al misticismo orientale, e in particolare a quello della cultura indiana e a quello della cultura giapponese. Il libro è frutto delle esperienze di viaggio dell’autore in quei due Paesi. Nella prima parte si occupa principalmente dell’induismo e della figura di Vinoba Bhave, fondatore del movimento di riforma agraria Bhoodan. Nella seconda esprime un giudizio ambivalente sul Giappone in cui convivono religione e tecnologia, bocciando drasticamente il buddismo Zen che definisce «an existentialist hoax», ovvero una bufala esistenzialista. Per chi volesse seguire questo percorso e i miei piccoli consiglii di lettura, immagino che sarebbe interessante leggere «Uscite dal mondo» (1992) di Elemire Zolla, che si occupa di questioni non troppo dissimili, subito dopo «Il fiore di loto e il robot».

Per concludere torno a «Buio a mezzogiorno». L’inizio mi ha ricordato quello de «La metamorfosi» di Franz Kafka, con la condizione iniziale dell’alto funzionario di partito Rubasciov (la cui vicenda rimanda a quella di Bucharin nella realtà storica) nel ruolo di Gregor Samsa. Entrambi si risvegliano bruscamente in una realtà al di fuori dell’ordinario, e seguono il loro drammatico percorso fino alla conclusione della loro parabola terrena. Rubasciov è uno dei tanti ingranaggi che fanno funzionare la macchina del Partito, entità atroce e disumana che, con il pretesto di costruire un futuro migliore per le masse popolari, nel presente le sfrutta e le vessa senza pietà, al tempo stesso trasformando con estrema facilità i persecutori in perseguitati a loro volta. Come ci ha spiegato Orwell in «1984», e come nel suo piccolo, mutatis mutandis, ha cercato e cerca ancora di fare Berlusconi in Italia, il dittatore al vertice del sistema, che in questo caso è Stalin, nel romanzo chiamato soltanto N. 1, attraverso gli strumenti del potere sovverte persino il significato delle parole, nascondendo dietro discorsi e ideali altisonanti, quali libertà e popolo, un sordido sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Mano a mano che Rubasciov percorre il cammino già scritto per lui dal Partito, l’autore ci mostra le sue riflessioni, nella difficile transizione dal piano delle masse anonime a quello del singolo individuo e delle sue responsabilità. Vorrei concludere citandone due esempi, nella bella traduzione di Giorgio Monicelli per l’edizione italiana targata Mondadori. Il primo si riferisce al tradimento delle premesse rivoluzionarie del 1917: «Il regime del N. 1 aveva infranto l’ideale dello Stato Sociale così come certi Papi del medioevo avevano infranto l’ideale di un Impero Cristiano». Il secondo sconfina nel vero e proprio misticismo: «[…] una volta preso l’avvio si produceva quello stato che i mistici chiamavano ‘estasi’ e i santi ‘contemplazione’; il più grande e il più sobrio dei moderni psicologi [Sigmund Freud] aveva identificato questo stato come un fatto reale e l’aveva chiamato ‘senso oceanico’. E infatti la personalità si dissolveva come un grano di sale sul mare; ma nello stesso tempo il mare infinito sembrava essere contenuto nel granello di sale. Il granello non poteva essere più localizzato nel tempo e nello spazio. Era uno stato in cui il pensiero perdeva la sua direzione e cominciava a girare su se stesso, come l’ago della bussola in vicinanza del polo magnetico; finchè si sradicava dal suo asse e cominciava a vagare liberamente nello spazio, come un nodo di luce nella notte; finchè sembrava che ogni pensiero e ogni sensazione, ogni dolore e perfino la gioia fossero soltanto le linee dello spettro dello stesso raggio di luce, disintegrantesi nel prisma della coscienza».  

 

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

 

Molti i temi possibili. Sul 5 settembre avevo, fra l’altro, ipotizzato: 1568: nasce Tommaso Campanella; 1575: bolla di Gregorio XIII contro i giornali; 1877: ucciso Cavallo Pazzo; 1905: la storia dell’ammiraglio Togo; 1938: regio decreto «per la difesa della razza»; 1957: esce «Sulla strada»; 1960: 121 intellettuali francesi solidali con il Fln algerino; 1965: muore Albert Schweitzer; 1989: Bush dichiara «guerra alla droga»; 2009: dopo 51 giorni di sciopero della fame un tunisino muore in carcere a Pavia; 2010: ucciso Angelo Vassallo.

 

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – o anche solo di fare proposte mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Mi scuso con i lettori per qualche piccolo problema nel corpo del testo (formattazione, foto assente, una ‘i’ in più nella parola ‘consigli’), e contestualmente chiedo a Daniele di apportare le correzioni necessarie, non appena gli sarà possibile. E già che ci sono ne approfitto anche per ringraziarlo pubblicamente per l’ospitalità che mi concede sul suo blog

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