Scor-data: 6 aprile 1992
Un personalissimo ricordo di Isaac Asimov
di Fabrizio Melodia (*)
I mesi di primavera sono sempre stati per me profetici in fatto di avvenimenti importanti, nel bene e nel male, e di incontri fondamentali, anche letterari.
Isaac Asimov lo conobbi da ragazzino quando, ancora alle elementari, mi fu regalato per il compleanno la preziosa raccolta di racconti «Tutti i miei robot». Ero felice al settimo cielo, adoravo le storie con robot e astronavi, cosi mi divorai letteralmente i racconti, entrando in contatto per la prima volta con il mondo del “Buon Dottore”.
Feci la conoscenza di due astronauti un po’ pasticcioni ma simpaticissimi, che si ritrovano nei guai per aver impartito in modo non proprio corretto gli ordini a un robot operaio, mandandolo in tilt – a causa di un conflitto con le «tre leggi della robotica» – un vero e proprio «Circolo vizioso», come si intitolava.
Feci la conoscenza di un abilissimo correttore di bozze robotico, talmente bravo da superare gli esseri umani, scatenando così il rancore di un letterato umano, che si adopera anima e corpo per farlo incriminare.
Un racconto molto toccante che mi rimase impresso fu quello di un bambino legatissimo al suo cagnolino robotico, tanto che, allorché i genitori gli prospettano un cane di carne e ossa, il bimbo non lo vuole assolutamente. Un piccolo capolavoro abbastanza dimenticato della produzione di Asimov.
«L’uomo bicentenario» mi lasciò un’impronta indelebile, tanto più che immaginavo me alle prese con un robot così in gamba, premuroso e umanissimo, che vuol diventare come noi. Un “Pinocchio” che non avrà la fortuna di trovare la felicità perché le leggi umane lo riconosceranno umano solo quando… muore.
Torno ai miei vagabondaggi estivi per le calli veneziane, dove feci la conoscenza, appena giù dal ponte di S. Fosca, con la libreria Solaris, unica specializzata in fantascienza, fantastico e fumetti (negli anni passati in materiale esoterico davvero gustoso, stando a quanto mia mamma ricordava). Qui trovai un libraio che era stato traduttore di molti testi di fantascienza, fra cui il ciclo completo di «Dune» di Frank Herbert, ovvero Giampaolo Cossato, che m’introdusse nei suoi reami infiniti ed emozionanti: così uscii dalla sua libreria con i primi quattro volumi del ciclo della Fondazione: «Preludio alla Fondazione», «Cronache della galassia», «Il crollo della galassia centrale» e «L’altra faccia della spirale».
Ricordo come mi persi nel mondo dell’Impero Galattico, sull’orlo del crollo, proprio come l’impero romano che avevo tanto appassionatamente studiato in precedenza; rammento l’emozione per lo scienziato filosofo e matematico Hari Seldon, del suo tentativo di usare la psico-storia per condurre fuori l’umanità dal periodo lunghissimo della barbarie che si annunciava.
Ricordo quanto rimasi colpito dall’acuta analisi politico, sociale, economica presente nel ciclo, per rendere credibile tale crollo: osservazioni applicabili, con le dovute distinzioni, anche alla nostra realtà, compreso l’avvento dell’hitleriana figura del mutante meglio conosciuto come il Mulo (nelle prime traduzioni era Mule) che con le sue capacità di controllo mentale avrebbe reso nullo il progetto Seldon.
Alla fine, arrivato all’ultimo libro, mi resi conto di quanto fosse legato agli scritti precedenti, compresi quelli del ciclo dei robot.
Mi buttai a pesce sul primo, gustandomi la più strana coppia di sbirri che la letteratura gialla fantascientifica può annoverare (c’è anche Rick Deckard, ma quella è un’altra storia) ovvero il poliziotto Lejie Bailey e R. Daneel Olivaw, dove la R sta per Robot.
Che bello ritrovare colui che nel futuro lontano sarebbe stato l’unico punto di riferimento con la madre Terra da troppo tempo scomparsa a causa di una guerra con gli abitanti delle colonie spaziali, come avrei appreso dopo la lettura del ciclo dell’Impero. Che sorpresa trovare un romanzo sui viaggi nel tempo così plausibile, in cui la Storia viene controllata da una serie di Guardiani del Tempi al soldo dell’Eternità, fino a quando uno di loro non si ribella e trova il modo di cancellarli proprio grazie a un paradosso temporale.
Dopo i meandri del cosmo, ecco arrivare i labirinti del corpo umano con «Viaggio allucinante», novellizzazione di un film con effetti speciali davvero strabilianti per l’epoca (1966) e poi il seguito, questa volta scritto appositamente da Asimov, ovvero «Viaggio allucinante destinazione cervello». In entrambi, una navicella viene mandata all’interno del corpo umano: nel primo, nel tentativo di salvare uno scienziato che conserva una scoperta sensazionale; nel secondo per leggere i pensieri dello scienziato in coma, il quale avrebbe dovuto costruire un marchingegno che avrebbe cambiato le sorti del mondo.
Ebbi la fortuna di scoprire anche l’Asimov giallista puro, con il romanzo «Un enigma in quattro giornate» e i bellissimi racconti dei Vedovi Neri e degli enigmi dell’Union Club.
Uno scrittore versatile che amava mescolare generi e registri, un biochimico che amava la fantascienza e che ha saputo donare tanto a coloro che hanno avuto la fortuna di immergersi nei suoi mondi.
(*) Ovviamente di Asimov in blog si è parlato molte altre volte (e non solo nel canonico martedì dedicato alla fantascienza).
Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”. Talvolta il tema è più leggero che ogni tanto sorridere non fa male, anzi.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 6 aprile avevo, fra l’altro, ipotizzato: 1250: Luigi IX catturato dagli «infedeli»; 1252: ucciso Pietro da Verona; 1765: nasce Carlo Felice che molti dissero “feroce”; 1781: massacro di indios; 1908: Peary al Polo Nord; 1928: inizia la terza parte di «L’urlo e il furore»; 1941: invasione della Jugoslavia; 1968: ucciso Bobby Hutton; 1994: uccisi presidenti di Rwanda e Burundi; 2008: Egitto, grandi scioperi operai; 2009: termina il processo Pfizer (è la vicenda del film «The Constant Gardner»). E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info.
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)