Scor-data: 9 maggio 1603

Inizia il processo a Jean Grenier, il più famoso licantropo francese

di Luca Barbieri (*)  

Nativo di Landes, nel Sud della Francia, Jean Grenier è probabilmente il licantropo più famoso del Paese d’oltralpe, intendendo col termine “licantropo” non una creatura delle tenebre capace di mutare se stessa da uomo in lupo ma uno sfortunato ragazzo con la sola colpa di essere nato con una mente disturbata, ossessionata dal delirio di credersi un feroce predatore di carne umana. Per questa sua colpa il 9 maggio 1603, all’età di tredici anni o forse quattordici, venne trascinato di fronte alla corte del Parlamento di Bordeaux, processato e condannato.

Ecco come andarono le cose.

Durante un pomeriggio primaverile del 1603 due ragazze che accompagnavano un gregge di pecore al pascolo s’imbatterono in un ragazzo seduto sopra una trave di legno: era un tipo strano, vestito di stracci, con lunghi capelli di un brutto color rosso scuro aggrovigliati in spessi nodi, la pelle olivastra e sporca sulla quale brillavano due occhi febbricitanti e feroci e un sorriso maligno che metteva in mostra i canini prominenti, da animale selvaggio. Le fermò, ridendo sguaiatamente, quindi si presentò come Jean Grenier, figlio di un prete, in cerca di una moglie, e disse di volere la più graziosa tra loro due. Fu a questo punto che iniziò a vantare le sue truculente imprese in veste di licantropo. Non era la prima volta: già in passato aveva molestato la tredicenne Marguerite Poirier con i suoi vaneggiamenti nei quali diventava lupo e aggrediva i cani e talvolta anche gli esseri umani, mangiandone la carne e bevendone il sangue. Questa volta, però, la più grande delle due pastorelle, la diciottenne Jeanne Gaboroiut, terrorizzata dai racconti di Grenier, lo trascinò davanti ai giudici e il ragazzo fu costretto a giustificare le proprie parole. Non ritrattò e dichiarò di essere in grado di trasformarsi in lupo semplicemente indossandone la pelliccia. Questo incantesimo gli era stato insegnato dal Signore della Foresta, uno strano uomo interamente vestito di nero, che gli era stato presentato da un suo conoscente, Pierre du Tilhaire, nel bosco di Saint Antoine; Jean aveva una decina d’anni all’epoca di questo incontro, e aveva accettato volentieri l’offerta di questo tetro Signore che poi lo aveva baciato con labbra estremamente fredde, da morto. Vennero fuori altri particolari, alcuni contrastanti con le prime dichiarazioni: l’uso di un unguento per agevolare la mutazione, ad esempio, oppure la marchiatura di una natica con un ferro rovente, o, ancora, la proibizione da parte del Signore della Foresta di divorarsi l’unghia del pollice della mano sinistra che dunque Grenier aveva lasciato crescere più lunga e spessa delle altre. Al ragazzo, un vagabondo senza un lavoro fisso, più volte allontanato dai pastori a causa delle sue morbose fantasie, venne attribuita la responsabilità per la scomparsa di alcune ragazze dai villaggi della zona; nessuno parlò in sua difesa, nemmeno il padre che venne anzi tirato in ballo da Jean come suo complice, e l’esito del processo fu scontato: il 6 settembre Grenier venne giudicato colpevole e condannato alla reclusione a vita in un monastero di Bordeaux nonostante non ci fossero vere prove a suo carico ma soltanto coincidenze, sospetti e la testimonianza di tre ragazzine spaventate. Il padre – accusato dal “ragazzo lupo” di aver divorato insieme a lui una ragazza che portava oche al villaggio di Grilland e di esser stato visto dalla matrigna, poi fuggita di casa, mentre vomitava zampe di cane e dita umane – venne prosciolto. Grenier evitò il rogo soltanto perché i giudici ebbero pietà “dell’età e dell’idiozia di questo ragazzo, che è stupido e idiota” (cito testualmente dagli atti del processo) e lo stesso presidente della Corte affermò che riteneva il ragazzo “soltanto un imbecille conpoco cervello che aveva avuto delleallucinazioni”.

La condanna ha così il sapore di un forzato isolamento di un elemento indesiderato e fastidioso: nessuno credeva che Grenier fosse davvero uno stregone e (forse) che non fosse nemmeno pericoloso; ma era necessario ostracizzarlo in quanto irrimediabilmente “diverso”. Purtroppo la Francia non era nuova a condanne di questo tipo, che spesso si concludevano in modi ancora più cruenti, con roghi e pubbliche esecuzioni: gli esempi più noti sono i processi a Gilles Garnier (1573) e alla famiglia Gandillon (1598).

Rinchiuso nel monastero, Grenier dimostrò pienamente i sintomi della sua patologia mentale scorazzando a quattro zampe, ululando e mangiando frattaglie crude; evidentemente la sua identificazione con un lupo era una fissazione impossibile da scrollarsi di dosso. Il demonologo Pierre de Rosteguy si recò a fargli visita dopo sette anni dalla sua condanna, probabilmente per verificare l’esito delle “cure” ricevute dal ragazzo: Grenier, però, non aveva affatto abiurato le sue antiche convinzioni, anzi affermò che il Signore della Foresta gli aveva fatto visita anche nella sua cella, e per ben due volte. Era completamente inebetito, molto peggiorato rispetto a prima, in stato di assoluta confusione mentale e in condizioni fisiche ai limiti della sopravvivenza; e infatti, pochissimo tempo dopo, quello sventurato, folle ragazzino, consumato fino alle ossa dalla reclusione, rese l’anima a Dio all’età di soli vent’anni.

 

(*) Questa «scor-data» di Luca Barbieri (nessuna parentela con me) sintetizza le pagine scritte nell’agile, completa, illustratissima «Storia dei licantropi», pubblicata da Odoya con la gustosa introduzione di Valerio Evangelisti; ne trovate una mia recensione qui in blog alla data 18 ottobre 2011.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili.Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi, magari solo una citazione, un disegno o una foto. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

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