Scor-data: ancora sul 25 agosto 1944

Gli immigrati in prima fila nella liberazione di Parigi e della Francia dal nazismo

di Salvatore Palidda (*)

Oggi ricorre il 70° anniversario della liberazione di Parigi dal nazismo e dal vichysmo. Non mancheranno le grandi commemorazioni e già si può visitare la video-mostra all’Hotel de Ville e un’altra al Musée Carnevalet con foto e diversi materiali della mostra che fu realizzata subito dopo la Liberazione grazie all’allora direttore del museo che era stato partigiano.

Ma ecco l’amara sorpresa per chi conosce un minimo la storia della Resistenza a Parigi e in Francia: invano troverà qualche ricordo delle migliaia e migliaia di immigrati che si batterono in prima fila per questa causa. Lo sciovinismo francese (di destra e di sinistra) sembra inossidabile, grottesco e quanto mai miserabile. Con il massimo rispetto per i quasi trecentomila (secondo alcuni forse cinquecentomila) francesi che parteciparono alla Resistenza, ricordiamo che sono comunque noti i documenti di archivio riguardanti l’importanza a volte decisiva che ha avuto l’impegno combattente degli immigrati stranieri: italiani, spagnoli, ebrei, polacchi, belgi e di quasi tutte le nazionalità (spesso nella competizione sciovinista fra gaullisti e comunisti francesi i loro nomi furono anche francesizzati). Purtroppo, questa pagina di storia è alquanto ignorata anche nei Paesi di origine. Numerosi fra questi resistenti erano prima andati a combattere in Spagna contro il franchismo e dopo la sconfitta erano passati in Francia. L’arrivo del fascismo al potere in Italia aveva provocato la fuga in Francia di circa un milione di persone, fenomeno che continuò sino al 1939 e anche durante la guerra. La guerra antifascista era continuata dappertutto: i fascisti perseguitavano i fuorusciti, uccisero i fratelli Rosselli, trasformarono le missioni cattoliche bonomelliane in Francia, create per gli emigrati italiani, in case del fascio sostenendo ovviamente i preti che inneggiavano ai “santi manganelli del 1922”.

Non è esagerato dire che però la stragrande maggioranza degli italiani in Francia era antifascista e che i militanti socialisti, comunisti, anarchici e “popolari” erano assai numerosi: in particolare a Parigi, nella banlieue, oltre che a Marsiglia e in altre città.

Sino al 1939 la polizia francese aveva concesso loro un récépissé valido come documento d’identità e come permesso di soggiorno rinnovato ogni mese (il che lasciava queste persone in balia delle minacce d’espulsione se non collaboravano con gli sbirri e se si ostinavano a rifiutare l’arruolamento nella Legione straniera). Ma nell’aprile 1940 il ministro della Giustizia socialista Serol firmava il decreto che condannava a morte tutti i responsabili (o solo sospetti) della ricostruzione delle organizzazioni comuniste e di sinistra sciolte già prima.

I Francs Tireurs et Partisan de la Main d’Oeuvre Immigrée (Ftp-Moi) fu la organizzazione che già negli anni trenta aveva cominciato a inquadrare gli immigrati militanti i quali sin dal 1940 passarono alla lotta armata contro il nazismo e i vichysti collaborazionisti. E’ vero che la maggioranza erano comunisti, ma è sbagliato dire che erano comandati dal Partito comunista francese il quale “brillava” per il suo stalinismo mentre la maggioranza degli immigrati combattenti non sembra proprio che fossero forgiati per le vie nazionali al socialismo e l’obbedienza cieca all’Urss. Prova ne è che in diversi casi combatterono anche con anarchici, socialisti, cattolici e “senza partito”. L’adesione ai Ftp-Moi era quasi sempre dovuta al caso, a incontri amichevoli e soprattutto grazie alle relazioni fra immigrati originari della stessa zona o comunque dello stesso Paese o anche di Paesi diversi proprio perché i francesi in maggioranza erano sciovinisti e spesso razzisti. Nella regione parigina, il gruppo Ftp-Moi che diventerà più famoso sia per le sue azioni temerarie e particolarmente efficaci sia perché i nazisti ne fecero il principale bersaglio della loro controffensiva, fu il gruppo “Manouchian” creato nel 1942 (dal cognome del capo che era un armeno). Questo è l’unico gruppo che resta attivo poiché tutte le altre formazioni partigiane erano state sterminate dalla Gestapo grazie alla collaborazione di quasi tutta la polizia francese e dei “cittadini collaborazionisti”. Del gruppo fanno parte 65 combattenti fra i quali alcuni avevano acquisto la nazionalità francese prima dell’occupazione nazista e dell’arrivo al potere di Pétain – governo di Vichy – o perché nati in Francia (la più vecchia immigrazione era quella di ebrei provenienti da diversi Paesi, polacchi, armeni, italiani e spagnoli; gli italiani erano la maggioranza degli immigrati rimasti con nazionalità straniera). 200 sbirri della Brigata speciale della Préfecture de Police di Parigi insieme alla Gestapo si misero a caccia di questi tenacissimi resistenti. Secondo alcuni il numero di combattenti e loro affiliati era molto più grande se si pensa a quanti li aiutavano per il trasporto di armi ed esplosivi, per i nascondigli, per tutte le diverse necessità di cui abbisogna un gruppo armato che si spostava in una grande città e riusciva a fare attentati nelle caserme dei nazisti, negli hotel dove stavano gli ufficiali e anche a distribuire volantini un po’ ovunque. Fra il 1942 e la fine del ‘43, il gruppo compie 229 azioni denunciate dai nazisti (ma non tutte venivano registrate, tanto meno quelle in cui i nazisti erano stati messi in ridicolo). Secondo alcune fonti riescono a realizzare un attentato ogni due giorni, senza contare i piccoli sabotaggi che in realtà sono opera anche di semplici simpatizzanti. Fra le azioni più spettacolari si ricorda l’eliminazione fisica in rue Pétrarque di Parigi, del generale delle SS Julius Ritter, responsabile della deportazione di circa 500 mila francesi in Germania per il Servizio del Lavoro Obbligatorio (di quest’azione sono accusati Celestino Alfonso, Spartaco Fontano, Léo Kneler e Marcel Rayman).

All’inizio del 1944 i nazisti, con la tortura, riescono a far parlare alcuni fermati e quindi arrestano 23 del gruppo che il 21 febbraio 1944 sono messi a morte alle porte di Parigi (Mont Valérien).

Volendo screditare tutta la Resistenza, i nazisti pubblicizzano il processo contro il gruppo Manouchian attaccando in tutte le strade della città la famosa “affiche rouge”, ossia un manifesto con le facce e i nomi di alcuni arrestati del gruppo, per far leva sullo sciovinismo razzista francese mostrando che i cosiddetti liberatori non erano altro che stranieri, “disoccupati” (“parassiti”) e terroristi che mettevano a rischio la vita della pacifica e buona popolazione parigina: “un’armata del crimine contro la Francia”. Oltre all’affiche furono diffuse in tutta la città decine di migliaia di volantini con un testo che dettagliava l’accusa ai criminali stranieri che avevano cercato di farsi passare per “liberatori”. Ecco i loro nomi, in maggioranza sono giovanissimi: Joseph Boczov (ebreo ungherese, 38 anni, 20 attentati e capo dei deragliatori), Thomas Elek (ebreo ungherese, 18 anni, accusato di 8 deragliamenti di treni), Maurice Fingercwajg (ebreo polacco, 19 anni, 3 attentati e 5 deragliamenti), Szlama Grzywacz (ebreo polacco, 34 anni, accusato di 2 attentati), Missak Manouchian (il capo, armeno, 37 anni, accusato di 56 attentati, 150 morti, 600 feriti), Marcel Rayman (ebreo polacco, 21 anni, 13 attentati), Wolf Wajsbrot (ebreo polacco, 18 anni, 1 attentato e 3 deragliamenti), Robert Witchitz (ebreo polacco, 19 anni, accusato di 15 attentati).

Ed ecco gli altri condannati a morte: Celestino Alfonso (spagnolo, 27 anni), Olga Bancic (rumena, 32 anni, uccisa a Strasburgo), Georges Cloarec (francese, 20 anni), Rino Della Negra (italiano, 19 anni), Spartaco Fontano (italiano, 22 anni), Jonas Geduldig (polacco, 26 anni), Emeric Glasz (ungherese, 42 anni), Léon Goldberg (polacco, 19 anni), Stanislas Kubacki (polacco, 36 anni), Césare Luccarini (italiano, 22 anni), Armenak Arpen Manoukian (armeno, 44 anni), Roger Rouxel (francese, 18 anni), Antoine Salvadori (italiano, 24 anni), Willy Schapiro (polacco, 29 anni), Amédéo Usséglio (italiano, 32 anni).

Si noterà che sull’affiche sono messi solo gli ebrei di origine straniera, anche se hanno la nazionalità francese, e il capo del gruppo, Missak Manouchian, accusato di una quantità enorme di attentati.

Sull’“affiche rouge” Frank Cassenti ha girato il film con tale nome nel 1976

(vedi: https://www.youtube.com/watch?v=JiftUFAj9VQ); Aragon scrisse un poema cantato da Léo Ferré : https://www.youtube.com/watch?v=6HLB_EVtJK4

Ecco il testo di Aragon:

Vous n’avez réclamé ni gloire ni les larmes

Ni l’orgue ni la prière aux agonisants

Onze ans déjà que cela passe vite onze ans

Vous vous étiez servis simplement de vos armes

La mort n’éblouit pas les yeux des Partisans

Vous aviez vos portraits sur les murs de nos villes

Noirs de barbe et de nuit hirsutes menaçants

L’affiche qui semblait une tache de sang

Parce qu’à prononcer vos noms sont difficiles

Y cherchait un effet de peur sur les passants

Nul ne semblait vous voir Français de préférence

Les gens allaient sans yeux pour vous le jour durant

Mais à l’heure du couvre-feu des doigts errants

Avaient écrit sous vos photos MORTS POUR LA FRANCE

Et les mornes matins en étaient différents

Tout avait la couleur uniforme du givre

A la fin février pour vos derniers moments

Et c’est alors que l’un de vous dit calmement

Bonheur à tous Bonheur à ceux qui vont survivre

Je meurs sans haine en moi pour le peuple allemand

Adieu la peine et le plaisir Adieu les roses

Adieu la vie adieu la lumière et le vent

Marie-toi sois heureuse et pense à moi souvent

Toi qui vas demeurer dans la beauté des choses

Quand tout sera fini plus tard en Erivan

Un grand soleil d’hiver éclaire la colline

Que la nature est belle et que le coeur me fend

La justice viendra sur nos pas triomphants

Ma Mélinée ô mon amour mon orpheline

Et je te dis de vivre et d’avoir un enfant

Ils étaient vingt et trois quand les fusils fleurirent

Vingt et trois qui donnaient le coeur avant le temps

Vingt et trois étrangers et nos frères pourtant

Vingt et trois amoureux de vivre à en mourir

Vingt et trois qui criaient la France en s’abattant.

Una traduzione italiana è proposta da Riccardo Venturi (17 giugno 2005) su: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=2122&lang=it)

Ed ecco l’appello agli immigrati per la partecipazione all’insurrezione e alla liberazione di Parigi da parte del Cadi (Centre d’Action et de Défense des Immigrés), Comité Italien de la Libération Nationale, Comité Polonais de la Libération Nationale, Unité Nationale Espagnole, Comité National Tchécoslovaque, Comité d’Unité et de Défense Juive, Union des Patriotes Russes, Front National Ukrainien, Mouvement pour l’Indépendance Hongroise, Front National Arménien, Front National Roumain.

«Immigrati! Il gran giorno è arrivato. Il nemico battuto all’Est e a Ovest dalle valenti armate dei nostri alleati indietreggia in disordine su tutti i fronti. La liberazione del territorio francese continua a passi da gigante. Fra qualche giorno Parigi, il cuore della Francia e la capitale della libertà, sarà definitivamente liberata dal giogo hitleriano. Parigi libera è il simbolo della liberazione di tutti i popoli oppressi, è la vittoria della libertà, della fraternità e dell’uguaglianza sulla barbarie fascista.

Immigrati, per lunghi anni avete combattuto a fianco dell’eroico popolo di Francia contro l’occupante; avete condotto una lotta incessante in tutte le forme per arrivare al più presto alla liberazione comune. Avete provato con i vostri sacrifici e le vostre azioni armate, con le vostre sofferenze e la vostra dedizione che la vostra sorte è indissolubilmente legata a quella del grande popolo francese. Avete forgiato nei combattimenti comuni i legami di fraternità con la nazione francese.

Oggi, alla vigilia della vittoria definitiva, un ultimo sforzo vi è chiesto. All’avvicinarsi delle armate alleate, il nobile popolo di Francia, degno successore dei suoi antenati della Rivoluzione del 1789, si alza per il combattimento finale. Parigi intera erige le barricate. Anche voi, immigrati, farete il vostro dovere; vi metterete ai primi ranghi dei combattenti della libertà, aiuterete a scacciare il nemico dal suolo sul quale voi vivete e lavorate. Tutti alle barricate! Immigrati alle armi!

Partecipate in massa alle azioni delle Forces Françaises de l’Intérieur (Ffi), conformemente agli ordini del governo provvisorio della Repubblica, del Consiglio della Resistenza e delle sue autorità locali!

Partecipate allo sciopero generale; aderite alle milizie patriottiche. Attaccate i militari tedeschi dappertutto ovunque si trovino e recuperate con ogni mezzo le loro armi. Nelle regioni d’aggregazione degli immigrati, formate e rafforzate i distaccamenti nazionali delle Ffi. Arrestate i traditori e agenti del nemico e impedite loro di fuggire; rioccupate le sedi delle vostre organizzazioni invase dal nemico o dai suoi servi.

Unitevi alle manifestazioni calorose d’amicizia e di riconoscenza che accoglieranno le armate alleate vittoriose. In queste ore solenni e indimenticabili, condividerete con il popolo di Francia la gioia della liberazione, voi che avete sofferto e combattuto con lui nelle ore tragiche. Addobbate le vostre case con le bandiere francese e alleate, americane, inglesi, sovietiche.

Immigrati, avanti per l’assalto finale che darà alla Francia libertà, indipendenza e democrazia.Viva la Francia! Viva i nostri Alleati !

Ed ecco dei brani di una testimonianza di uno dei membri del gruppo Ftp-Moi raccolta dalla nipote.

Martino Martini era nato nel 1915 a Cozzile (Massa); era schedato come sospetto antifascista ancor prima di fare il servizio militare. Per sfuggire a questo che l’avrebbe costretto sicuramente ad andare soldato alla “conquista coloniale fascista dell’Abissinia”, nel 1936 fuggì in Francia. A Parigi cominciò subito l’attività antifascista come responsabile di una sezione dell’Associazione Giovani Antifascisti Italiani della quale diventò dirigente della regione parigina. Successivamente fu nominato anche segretario del Consiglio Nazionale dell’Unione Popolare Italiana (che riuniva tutti gli antifascisti italiani e che, fra altri obiettivi, prevedeva l’aggregazione degli italiani in Francia nella «lotta per il pane, la pace e la libertà, per la democrazia», quindi un’associazione di immigrati che si interessava anche all’impegno politico in Francia).

Dopo che fu tolto il permesso di soggiorno a tutti gli antifascisti rifugiati, Martino cominciò la Resistenza con Ftp-Moi. (http://www.bdic.fr/pdf/Maffini_Darno.pdf : Certificat de résistance, médailles et récompenses – Attestations et certificats de résistance et de faits d’arme des personnes). Visto il suo coraggio, la forza, l’abilità e le sue capacità fu scelto come membro del gruppo Manouchian con il compito di responsabile dei rifornimenti dei tickets d’alimentazione e anche per rifornire armi e esplosivi per gli attentati. Sposò Louise Grandjean, compagna di lotta armata anche lei incarcerata e dopo passata alla clandestinità. Organizzò tre depositi di armi, il principale, le Génie, nel XII ardt. L’8 febbraio 1941 fu arrestato dalla polizia francese insieme ad altri compagni fra le quali la compagna (francese) di lotta e di vita: Louise Grandjean. Furono consegnati alle autorità naziste e sottoposti a interminabili interrogatori. Louise fu arrestata perché colpevole di diffusione di stampa e volantini clandestini.

Condannata a sei mesi a Fresnes fu liberata il 19 luglio 1941. Alla sua liberazione fu reclutata dal Moi e da allora militò sino alla Libération. La sua principale occupazione era la distribuzione di volantini, armi e munizioni ai diversi gruppi Ftp-Moi.

Martino fu rimesso in libertà nel maggio 1941 perché nessuno aveva parlato e la polizia e i nazisti preferivano rilasciare per poi pedinare. Da allora visse in clandestinità. Martino faceva parte del più importante gruppo di fuoco italiano (http://www.memoteca.it/upload/dl/E-Book/Rohregger.pdf) che prima del 1942 realizzò 71 attacchi contro i nazisti.

Fu grazie a Marcucci, la compagna di Ernesto Ferrari, che Martino riuscì a sfuggire agli arresti dei 23 del gruppo Manouchian.

Mai orgoglioso del suo passato ma fiero”: è così che voleva essere ricordato: Martino Martini 2.7.1915 – 13.01.2011

Lieutenant Partisan FAFTPF MOI, Exilé en France depuis 1936. Il participa à l’insurrection de Paris, en Aout 1944, en tant que membre du Groupe Manouchian.

Amoureux de vivre a en mourir” Louis Aragon (questo è scritto sulla sua tomba nel cimitero di Cozzile).

La storia si ripete!

Il figlio di Martino, nato in Francia e di nazionalità francese, quando fu chiamato al servizio militare francese (fine anni cinquanta) non esitò a scegliere come aveva fatto il padre: non avrebbe mai potuto andare in Algeria a sparare sugli algerini! Perciò, renitente alla leva francese fuggì in Italia. E qui scopre che suo padre era ancora considerato renitente e a rischio di essere mandato a Gaeta! Allora Martino scrive alle autorità dell’Anpi e gli viene restituita la piena cittadinanza e gli onori di ex-combattente antifascista. Non a caso oggi la nipote di Martino è una delle più impegnate e competenti nell’assistenza ai rifugiati.

(*) Qui in blog confronta anche Scor-data: 25 agosto 1944 (Gli spagnoli che liberarono Parigi. Una storia raccolta da Claudio Giusti) e Scor-data: 21 febbraio 1943 (sul Moi).

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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