Scor-data (dubbia): la nascita di Roma

di d. b. e Gianni Nebbiosi (*)

Quanto retorica – in epoca fascista e non solo – intorno al 21 aprile (forse) del 753 (sempre forse) avanti Cristo, la presunta data in cui nacque Roma. Per me, che sono romano di nascita, è soprattutto una grande città dove si incrociano speranze e disperazioni, di chi ci vive e ancor più di chi viene da fuori.

Nessun inno (patriottico o romanesco) che abbia Roma per soggetto ha – a mio avviso – il sapore di verità di «Ma che razza de città», scritta nel 1973 da Gianni Nebbiosi. Leggetela qui sotto e/o ascoltatela (in diverse versioni anche in rete. E’ stato negli anni ’70 un testo così amato, almeno in certi ambienti, che l’ho sentito cantare spesso con alcune, piccole varianti: come se ognuna/o volesse aggiungere qualcosa su un’idea-base condivisa. Questi sono i versi “di partenza”: non credo che occorra la traduzione per qualche termine più romanaccio

Dice l’aria c’è più bona che a Milano

specialmente pe’ chi campa solo d’aria.

specialmente pe’ chi torna a casa a sera

e nell’aria ce pò solo bestemmià.

Le matine de gennaio ce stà ‘n sole

tanto bello che je sputeresti ‘n faccia

come dentro a quer grugnaccio der capoccia

che fa i sordi mentre tu stai a lavorà.

Ma che razza de città (2 volte).

E ce vengono pe’ fame da lontano

perché Roma vole dì la capitale

ma  ‘n borgata pe sta’ strada che è ‘n imbuto

Roma vole dì sortanto sei fottuto.

Sei fottuto e puro tocca tirà avanti

e li giorni te li fanno co lo stampo

e ‘na sera compri ‘n etto de castagne

te metti a sede e t’aritrovi a piagne.

Ma che razza de città (2 volte)

E ‘ner mannà ‘n gola pianto e callaroste

t’aricordi che c’é puro l’artra gente,

t’aricordi che quarcuno t’ha spiegato

se cominci a restà solo sei fregato.

E cammini e te li guardi bene ‘n faccia

e t’accorgi tutto a ‘nbotto che so’ tanti,

tante callaroste assieme a tanti pianti

e nun sai piu’ s’hai da ride o da tremà.

Ma che razza de città ….

 

Redazione
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