Scor-data:17 dicembre 1968

Franca Viola in tribunale contro il “matrimonio riparatore”

di Daniela Pia (*)  

In un mondo di ignavi, la persona capace di prendere posizione contro pratiche lesive della dignità sa disobbedire e in nome di un principio morale alto si erge come un monumento. Accade però che simili posizioni (poiché sono in grado di mettere in discussione consuetudini tacitamente subite) siano viste come inaccettabili, stigmatizzate e messe alla gogna. Quando poi si è trattato di donne la disobbedienza ha assunto, agli occhi di certi uomini, la valenza di sfida a un sistema che aveva messo il maschio al centro dell’universo mondo.

A questo sentire si oppose Franca Viola, disobbedendo appunto, alla legge dei maschi, tanto che il suo gesto si impone nella recente nostra storia come quello di una novella Antigone. Nell’Italia degli anni sessanta fu caparbiamente capace di opporre un netto rifiuto alle nozze riparartici con Filippo Melodia, l’aguzzino che aveva abusato di lei, dopo averla rapita , segregata e violentata per più di una settimana. Con il suo gesto seppe anteporre la sua dignità a una prassi che (nonostante l’esistenza dell’articolo 519 del Codice ove si puniva l’abuso sessuale con il carcere) applicava contemporaneamente anche l’articolo 544, sul cosiddetto matrimonio riparatore. Il “gran rifiuto” di Franca Viola si scontrò con la morale tradizionalista dell’epoca che guardava a una donna non più vergine come a una “svergognata”, suo malgrado destinata a restare sola, perché nessuno si sarebbe preso una “già usata”. Le sue parole – «Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce» – crearono il caso che consentì, a innumerevoli italiane vittime di violenza carnale, di avere un precedente cui guardare. Del caso fu costretta a occuparsi anche la politica: la storia ebbe infatti grande risonanza e fu fatta oggetto di numerose interpellanze parlamentari. Il processo che ne derivò determinò la condanna del responsabile della violenza a 11 anni di prigione; assieme a lui furono condannati anche i compari, complici dell’abuso. Il trionfo della giustizia si perfezionò poi nell’abrogazione (nel 1981) dell’articolo 544 del Codice penale che contemplava il “matrimonio riparatore”.

La ferma opposizione all’ennesimo sopruso (che Franca Viola riuscì a reggere grazie anche al sostegno della sua coraggiosa famiglia) si era scontrata con la legge degli uomini e aveva risposto a una legge morale innata e impellente capace di farle urlare il rifiuto come fece Antigone contro la legge di Creonte: «altre leggi furono imposte agli uomini; e i tuoi bandi io non credei che tanta forza avessero da far sí che le leggi dei Celesti, non scritte e incrollabili, potesse soverchiare un mortal: ché non adesso furon sancite, o ieri: eterne vivono esse; e niuno conosce il dí che nacquero».

Così fu cancellata la legge infame. Il destino le riservò anche il matrimonio d’amore, evento di cui si occuparono i giornali dell’epoca dandogli grande risalto. Persino Giuseppe Saragat, allora presidente della repubblica, fece pervenire le sue felicitazioni alla coppia.

Divenne così un esempio Franca Viola ma, con il passare degli anni, di fronte a chi la individuava come un eroina moderna , si scherniva dicendo: «Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé». Eppure quella Sicilia che sembra così lontana nel tempo è ancora presente nella mentalità di certi uomini, in tanti luoghi dell’Italia attuale. È di venerdì la notizia di un uomo che a Cagliari ha riempito di botte la moglie; agli agenti che l’hanno soccorsa la donna ha riferito di essere stata colpita con schiaffi e pugni, trascinata con forza per i capelli per non aver rispettato l’ordine di non uscire di casa senza chiedere il permesso. La donna era priva di documenti perché il marito glieli aveva requisiti e li teneva chiusi, insieme alle chiavi di casa, in una valigetta. Per fortuna anche qui il coraggio di denunciare ha prevalso. Resta a Franca Viola il grande merito di aver aperto la strada, tanti anni fa.

Su Franca Viola nel blog ricordiamo: http://danielebarbieri.wordpress.com/2013/04/05/franca-viola-la-storia-un-appello/   

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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