Scordate: 30 ottobre 1984

Nasce Kanzi, bonobo

di Giorgio Chelidonio (*)

 

Il 28 ottobre Washoe avrebbe compiuto 49 anni (nacque nel 1965 e morì nel 2007) mentre due giorni dopo, cioè domani 30 ottobre, Kanzi ne compirà 34. Perché parlarne insieme, se non sono neppure della stessa specie? Kanzi è un maschio bonobo (scimpanzé pigmeo cioè Pan paniscus) invece Washoe era uno scimpanzé (Pan troglodytes) femmina. In realtà pare che i loro co-specifici, appartenendo allo stesso genere (Pan), potrebbero essere ancora interfecondi fra loro, sebbene le loro linee evolutive si siano separate (per speciazione detta allopatrica) fra 1,8 e 0,9 milioni di anni, probabilmente perché i loro habitat erano sulle due opposte rive del fiume Congo. Prima di chiederci perché queste due creature antropomorfe siano “famose”… pare utile collocare i loro consimili sulla scala evolutiva: mentre la divergenza fra “l’antenato” che abbiamo in comune con gli scimpanzé è stata datata a circa 6 milioni di anni fa, quella fra scimpanzé e bonobo sembra risalire ad appena 1 milione di anni fa.
In sintesi, Homo sapiens (troppo spesso sedicente tale ma questo è un altro discorso) condivide circa il 98% del patrimonio genetico con queste creature dotate, fra l’altro, di empatia e persino di “senso etico” (cioè innato senso di equità) tanto che Frans De Waal, etologo e primatologo che li studia ormai da decenni, afferma che «non c’è bisogno di essere uomini per essere umani».
Per meglio capire la dimensione “artificiale” delle storie che hanno dato fama scientifico-divulgativa a Washoe e Kanzi occorre fare almeno un altro paio di premesse:
● l’etologia (animale e umana), cioè la scienza che studia i comportamenti, come disciplina di ricerca si è sviluppata agli inizi del XX secolo, dapprima con la definizione dei cosiddetti “riflessi condizionati” (“pavloviani” dal nome di Ivan Pavlov, premio Nobel nel 1904). Le sequenze stimoli/effetti furono però prevalentemente applicate in situazioni antropizzate, se non di laboratorio vero e proprio: esemplare è l’esperimento del cane che venne talmente abituato a ricevere il cibo dopo il trillare di un campanello che, al semplice suono di quest’ultimo, iniziava a salivare. Anche a me basta pensare a uno dei miei cibi preferiti per avvertire salivazione, esempio che conferma come nei mammiferi le esperienze ambientali consolidate plasmino comportamenti (spesso, erroneamente, detti “istintivi”) appresi e che quindi vanno inquadrati nel rapporto “natura-cultura”.
Con questa definizione si intende l’insieme delle abilità, evolutivamente variabili, che ciascun animale eredita (“natura”) o impara (“cultura”). A questo proposito si aggiunga che l’antropocentrismo (visione del mondo particolarmente sviluppata dalle società agricolo-pastorali, come quelle di derivazione “biblica”) faceva credere che solo gli umani fossero dotati di “cultura trasmissibile”. Mentre invece proprio gli scimpanzé si sono rivelati capaci di apprendimento, non solo per imitazione semplice ma anche per “imitazione guidata” (Chelidonio, 1992: pagina 29) come per apprendere l’uso di “pescare termiti” con rametti appositamente scelti o di ciottoli intenzionalmente portati sotto palme per spaccarne le noci, altrimenti per loro immangiabili.
Un altro esempio, osservabile anche in ambiti meno selvatici, è quello in cui “mamma gatta insegna” ai suoi piccoli a mangiare i topi solo dopo averli resi inoffensivi, “giocandoci” a lungo.

solo con Konrad Lorenz, considerato fondatore della “etologia scientifica” (che definì «ricerca comparata sul comportamento») questo genere di osservazioni prese a uscire da contesti antropocentrici, come gli zoo, per divenire in seguito applicato negli ambienti naturali in cui scimpanzé e bonobo vivono liberi. Quest’ultima modalità permette di cogliere il rapporto “natura-cultura” di ciascuna specie, meglio diremmo sviluppato da singole popolazioni di primati, nella loro nicchia ambientale: è stato questo approccio che ha permesso le ricerche di Jane Goodall e della sua scuola di primatologia, svolgendo “sul campo” ruoli di osservatore “discreto”, cercando cioè di interagire il meno possibile con gli animali studiati proprio per non influenzarne il potenziale di evolvere comportamenti autonomamente.

Diventa così evidente che i vari tentativi e programmi di far apprendere linguaggi simbolico/gestuali sono mossi da un interesse scientifico ma sono destinati a innescare solo processi imitativi, come quello di Washoe che apprese (dal 1967) l’uso del cosiddetto “linguaggio dei segni” (l’American Sign Language) fino a trasmetterne parzialmente l’abilità a una piccola scimpanzé che aveva “adottato”.
Anche Kanzi, nato nel centro di ricerca di Yerkes (Georgia State University), dimostrò fin da piccolo interesse a usare simboli (detti lessicogrammi) digitandoli su una tastiera, dapprima imitando i gesti della femmina dominante da cui era stato adottato. Negli anni seguenti ha imparato a riconoscere circa 500 parole pronunciate in inglese e a confermarne la comprensione digitando i lessicogrammi corrispondenti.
Certamente questi esempi aiutano a capire l’abilità di apprendimento ma in un contesto imitativo del tutto artificiale, totalmente antropizzato. E il vizio di antropomorfizzare gli animali specie quelli domestici (esempio i vari Topolino, Paperino & C. della Disney) è davvero antico, come risulta evidente in alcune divinità totemiche dell’Antico Egitto (a partire da Anubi, il dio-sciacallo protettore delle necropoli).
Ciò non serve certo per correlarne i risultati e dedurre le potenzialità evolutive di apprendimento di cui erano dotati gli ominini più antichi, quelli vissuti fra 3
e 1 milione di anni fa.
Cito, a questo proposito, un video (
http://www.stoneageinstitute.org/tool-behavior.html#kanzi) in cui si vede Kanzi rompere due pietre sbattendole una contro l’altra (con la presa di forza e non di precisione, caratteristica dell’intenzionalità umana): poi Kanzi ne prende una scheggia (scelta intenzionalmente perché dotata di bordi taglienti e/o solo perché più leggera da trasportare?) e la porta (non con le mani ma con la bocca, forse per carenza di bipedismo abituale) in un altrove preparato dove rompe, raschiandola, una grossa corda per liberare così lo sportello di una scatola dove era stata nascosta una banana che infine si mangia con evidente soddisfazione.
Pare evidente che questo è un tipico esempio di abilità acquisita ma in condizioni da laboratorio, cioè condizionate da un modello artificiale, del tutto antropocentrico: Kanzi dimostra di essere in grado di imparare, perché naturalmente dotato di capacità osservativa e di imitazione, oltreché di mani adatte alla prensione, cioè di “pollice opponibile” ma che usa “scimmiescamente” con la presa di precisione.
L’antropocentrismo però non si arrende anzi arriva (per colmo di esagerazione divulgativa) a scrivere, nel web, che Kanzi
«È stato addestrato a scheggiare rozze asce paleolitiche», cioè quel tipo di manufatti litici a scheggiatura bifacciale simmetrica i cui esemplari più antichi finora noti risalgono a circa 1,7 milioni di anni fa, quindi al tempo di Homo ergaster, un tipo di ominino fossile dotato di capacità cranica fra 800 e 900 centimetri cubici, circa il doppio di quella degli scimpanzé attuali!
Insomma, buon compleanno Kanzi ma non assomigli molto ai nostri più arcaici antenati africani, neppure quando ti utilizzano come ipotetica controfigura.

Biblio & link consultati:

Chelidonio Giorgio, 1992: Apprendimento, ambiente, origini. La Nuova Italia Editrice

http://it.wikipedia.org/wiki/Kanzi

http://en.wikipedia.org/wiki/Bonobo

http://it.wikipedia.org/wiki/Washoe_(scimpanz%C3%A9)

http://it.wikipedia.org/wiki/Konrad_Lorenz

http://www.janegoodall.ca/about-chimp-behaviour-tool-use.php
https://www.youtube.com/watch?v=inFkERO30oM

http://www.scientificamerican.com/podcast/episode/nut-cracking-chimps-demonstrate-cul-12-05-11/
https://www.youtube.com/watch?v=lVfL_7qGIc8

http://it.wikipedia.org/wiki/Frans_de_Waal

http://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_Pavlov

http://it.wikipedia.org/wiki/Hominini

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (
db)

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