Scordato strumento: quadretto ermeneutico

di Armando Gnisci

Il nostro Daniele Pkdick ha inventato per il suo blog la ricca rubrica delle «scordate». Voglio dedicare a lui e a chi legge un mio testo breve su uno «scordato strumento / cuore». Sono i due ultimi versi di «Corno inglese», una poesia di Eugenio Montale del 1923, e quindi compresa nel pacchetto originario degli Ossi di seppia. Lasciatemi dire che è meglio che rileggiate prima di questo mio intervento nella vostra vita il breve poema di Montale e ne teniate a fianco la pagina aperta, così come sto facendo io ora scrivendo a voi; o se non avete il libro, domani mattina dopo aver comprato il giornale e il pane andate a comprare anche Ossi di seppia. Comunque, vi metto in linee l’ultimo pezzo del testo, per capirci meglio, basta questo, per ora, solo per ora, se non volete che la poesia “s’anneri” nei vostri occhi:

……………………………

il vento che nasce e muore

nell’ora che lenta s’annera

suonasse te pure stasera

scordato strumento,

cuore.

 

Lo strumento scordato è metafora aperta e palese del cuore, nella sera e in una delle sue ora che lenta s’annera. Che significa? – come chiede sempre il mio nipotino di tre anni – che il cuore è scordato? E perché è scordato? perché si è dimesso da sé, dal cuore che era – cor-cordis è in latino il cuore e la “s” prefissa in s-cordato, indica sempre in italiano che la parola è letteralmente una “s-cordata”, discorde, dissonante, sconnessa e disgraziata. E che non funziona più, ora, nella sera che lenta s’annera. [Se non in questa ora nera, quando?] Non funziona più nelle sue funzioni intellettuali, nel senso di cognitive ed emotive, maggiori: creare e mantenere un accordo (concorde) anche musicale, il titolo è “corno inglese”, e dimenticare (scordarsi di). Il ”di” del dimenticare vale come la “s” prefissa ed eliminativa, demolizzante e facente funzione di catastrofe nelle parole e nella comunicazione. Come se fosse “de-menza”, decaduta in collasso della mente.

Lo “scordato strumento / cuore”, stasera, è smemoratezza, discordia, scordatura e dimissione e caduta del cuore dall’essere cuore.

Cosa ce ne viene di cognitivo ed empatico da questo scarno discorso analitico e empatico allo stesso tempo (Orazio diceva “in unum”)? Ciò che voi ne avete pensato, niente di più e niente di meno. Per me? Lo stesso, ma capovolto, perché scrivendovi ho pensato di nuovo dopo trenta-anni un mio lontano saggio ermeneutico comparativo su «San Martino» di Carducci e su «Corno inglese». Questo ricordo l’ho riscritto diversamente da allora, per voi, ora. Sento che ci ha fatto passare un’ora di una sera di marzo con nuvole grigie e poi non più nuvole, solo sera nera. Ce l’ha fatta passare insieme, sapendolo solo io allora, e ora tutti noi. Io sono stato con voi dalle 18 alle 19 del 10 marzo 2014, e poi al mattino dell’11 marzo. Voi con me, quando volete.

State attenti a stare in concordia con il cuore. Concordia in latino significa con «i cuori uniti». Come stasera, (iersera). Infine, vi lascio un compito: il giovane poeta Ungaretti nelle trincee sul Carso durante la prima Guerra mondiale scrive «Mattina» (Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917, un poemino sorprendente nella tradizione europea e indimenticabile:

M’illumino

d’immenso

Lo ricordate? somiglia ad un haiku giapponese (senza il terzo verso della composizione orientale, impostata sul modulo fermissimo di tre versi di sillabe: 5 /7 /5). Ma somiglia anche a “strumento scordato, / cuore.” del corno inglese di Montale. Mettete all’opera la connessione della discordia fra il cuore scordato nella ventosa sera che annera l’ora e l’autoilluminazione del mattino immenso e di guerra con una pace interiore. Vi verranno pensieri nuovi e improvvisi, una perplessità sul potere della poesia, una riflessione imprevedibile nel cercare altra poesia, reazioni e creazioni: un haiku perfetto o imperfetto che comprende i due versi dei due poeti, un quadruccio alla maniera di Chagall o a quella di Klee o a quella di Rothko, o tre quadrucci separati, e altri ancora, alla maniera del Beato Angelico o del Mantegna, perché no? un racconto erotico e uno non, una cantata di Bach ricantata da te, una fotografia alla maniera di Salgado ecc.

sto in attesa su armandognisci@libero.it

scrivetemi

 

NOTARELLA

armando gnisci è solito firmarsi con le minuscole, come bell hooks (che assai vi consiglio) … e se strada facendo incontrate la curiosità magari date un’occhiata anche qui Con Gnisci per dimettersi da identità fittizie (db)

 

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