SCUOLA: LA PEDAGOGIA VENEFICA DELL’OGGETTIVITA’
di Gian Luigi Deiana – (protocolli, tabù e totem della grande impostura)
cominciamo dai totem, e precisamente dal totem più in voga nelle cronache di questi giorni, il “curriculum vitae”; mentre il curriculum mortis ha una sua solennità, trattandosi dell’epitaffio scolpito da altri sulla pietra tombale di un trapassato, anche con risultati poetici gravidi di verità come nell’antologia di spoon river, il curriculum vitae è quanto di più sciocco e falso il cammino della civiltà abbia potuto inventare, trattandosi del ritratto che un individuo dipinge sulla mitizzazione di se stesso, con risultati comici quale quello offerto in ultimo dal premier in pectore del governo italiano;
la redazione del proprio c.v. prende forma in un gioco di specchi, lo specchio del committente nel quale sono inscritti i protocolli che egli ha selezionato come “oggettivamente” importanti e lo specchio dell’offerente nel quale tu selezioni gli elementi della tua figura sociale che ritieni “oggettivamente” corrispondenti a quei protocolli; la presunzione che in tal modo la domanda e l’offerta vadano oggettivamente a combaciare va quindi a fondarsi, in realtà, su una mutua specularità di millanterie, per es. l’alta professionalità dello sportello di un call center o di un ufficio di consulenza bancaria e l’alta professionalità di te operatore nel dipingerne la merce al cliente; ovvero l’alto prestigio della carica di ministro o addirittura di premier e l’incarnazione di tale compito nella laurea della ministra valeria fedeli o nei master del premier giuseppe conte, il primo capo di governo della storia dotato di certificato di garanzia secondo gli standard di un elettrodomestico;
poiché le innovazioni sociali caratterizzate da monumentale stupidità necessitano di una vera e propria pseudopedagogia, il rito di iniziazione al totem del c.v. è stato introdotto nella scuola italiana sugli indirizzi del ministero di luigi berlinguer, e precisamente col pittoresco protocollo dei “crediti formativi”; quanto sia improbo ponderare certificazioni quali insegnamento di catechismo, iscrizione ai giovani comunisti, partecipazione al comitato della festa di santa cordelia, e non poter considerare l’affanno di compagni di banco che devono aiutare il babbo nella mungitura o la mamma nel tenere i fratellini è evidente a ogni istituzione dotata di senno, meno che ai protocolli di valutazione scolastica; l’altra faccia del portafoglio comprende ovviamente il protocollo dei debiti, e qui la giungla dell’oggettività è comparabile a quella delle bollette delle’enel o dei tassi sui mutui e sui debiti bancari;
passiamo ora al più potente di tutti i totem, quello della statistica, limitandoci al sacro tabernacolo della “media”; con la media statistica si può individuare l’aspettativa media di vita, e di conseguenza si può calcolare l’età ottimale per il pensionamento nonché l’importo medio della pensione; si può calcolare il reddito procapite, quindi la quota virtuale di debito pubblico in capo a ogni cittadino, quindi il pareggio di bilancio, quindi i parametri, le procedure di infrazione, lo spread, il rating spazzatura ecc.; la media statistica, m.s., cioè quella cosa per cui se io mangio quattro polli e tu zero in realtà ne abbiamo mangiato due per ciascuno, è il mistero della transustanziazione grazie al quale l’ineguaglianza appare come uguaglianza, l’ingiustizia diventa giustizia ed la criminocrazia diventa meritocrazia: si dice di gesù che trasformò l’acqua in vino e che una volta fece comparire pesci e pane in una scampagnata, ma nemmeno lui riuscirebbe a fare i miracoli di cui è capace l’oggettività della “media statistica”;
la scuola italiana, in quanto vorrebbe poter impostare definitivamente il “curriculum scolastico” su un protocollo di debiti e crediti, da oltre vent’anni è diventata quel luogo di neolingua, di bispensiero e di coreografie multimediali cui manca solo la videosorveglianza per un sistema orwelliano perfetto; poiché l’atto rituale simbolicamente più importante è l’ “esame finale”, e dentro questo la “prima prova”, questa prima prova che in realtà è lo svolgimento di un tema è blindata da un tabù, il tabù della soggettività; in tutte le varianti rituali consentite, saggio breve, articolo di giornale, analisi del testo letterario, esplicazione di vicende storiche o di scoperte scientifiche, il totem dell’oggettività comporta il tabù della soggettività; naturalmente gli argomenti proposti sono selezionati per la loro freddezza o per la loro distanza: mai che essi possano richiamare la tua soggettiva situazione di felicità o di angoscia, l’ansia per una persona cara, l’evocazione della morte, la precarietà della vita familiare, la contraddizione interna al vivere così, l’immedesimazione nel verso di una poesia, la rabbia per i soprusi, la desolazione per l’inumanità, l’incertezza, la possibilità, l’immaginazione: niente di tutto questo, l’oggettività è l’essere perfettissimo creatore e signore del web globale e della sua spiritualità; in nome di questo onnipotente si sono imposti i suoi idoli, i suoi p.o.f., le sue l.i.m., i suoi smart, web, net, coach, ed altri assurde santificazioni monosillabiche, e si è imposta la trasmutazione dei docenti delle discipline in diaconi dell’impostura;
se dite amen, l’oggettività trionfa e voi siete morti; se dite vaffanculo l’oggettività si dissolve nel suo falso, e voi siete risorti
mah…
il fatto che del CV a scuola si faccia spesso una specie di scimmiottatura inutile non autorizza a negare validità al CV in sé.
Allo stesso modo, il fatto che con la statistica si possano mascherare o negare realtà imbarazzanti non dovrebbe autorizzare conclusioni sbrigative, e puerili in fondo, sull’irrilevanza in quanto tale della statistica.
Fra l’altro, alcune delle migliori menti della nostra tradizione repubblicana e di sinistra sono stati degli statistici, come Romagnosi nell’Ottocento e Fortunati e Bergonzini nel Novecento.
Pare a me.